BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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30 giugno 2013

BENE, SE E' COSI' COME SCRIVE IL MATTINO PERCHE' NON VENDONO E PAGANO I DEBITI INVECE DI ROMPERE IL CAZZO A NOI E AI NOSTRI VIAGGIATORI ?



UN GRAZIE AD ADOLFO PAPPALARDO DE "IL MATTINO DI NAPOLI" CHE COME SE AVESSE RACCOLTO L'APPELLO LANCIATO NELLA GIORNATA DI IERI DAL BLOG http://vesuvianando.blogspot.it/search/label/un%27unica%20domanda 
HA DATO VITA  A QUELLO CHE SPERIAMO SIA SOLO L'INIZIO DI UNA GRANDE INCHIESTA SULLE VERE MOTIVAZIONI DELL'ATTUALE DISASTROSA SITUAZIONE IN CUI VERSA IL TPL IN CAMPANIA. 
DIECI...CENTO...MILLE ...ADOLFO PAPPALARDO !!!


Adolfo Pappalardo (Nella foto)
Un patrimonio immobiliare immenso. Capace, in un sol colpo, di raddrizzare i conti (in rosso) del gruppo Eav. In soldoni un tesoro, già in parte stimato e periziato, di 237 milioni e 969mila euro, mai valorizzato, poco conosciuto e per niente valorizzato. Abitazioni, uffici, locali commerciali fittati (spesso) a canoni irrisori oltre a rimesse in disuso, aree di parcheggio inutilizzate o case cantoniere abbandonate da anni. E se l’Agenzia del Demanio per fare cassa vende, giustamente, anche case cantoniere o depositi negli angoli più suggestivi del Paese, in Campania sinora, sul tavolo, almeno apertamente, non è stata mai prospettata l’ipotesi di vendere una parte del patrimonio immobiliare di Eav, Sepsa, Metrocampania e Circumvesuviana. E né in questi mesi, in cui pure sono stati organizzati tavoli su tavoli tra manager e organizzazioni sindacali per risolvere i nodi del trasporto pubblico, la questione è stata mai messa sul tavolo. Neppure un accenno al tesoretto quando invece viene solo prospettato un futuro fatto di fallimenti, privatizzazioni e contratti di solidarietà. Eppure un primo file (riservato) è custodito negli uffici dell’Eav: è un documento excel con 151 immobili, accatastati, regolari dal punto della destinazione d’uso, già periziati e valutati. Tutte unità che potrebbero essere vendute già domani e, si legge dalle carte, porterebbero ossigeno ai conti per 73 milioni di euro e 809mila euro. Chi dovrebbe farlo? Non la Eav holding che è solo concessionaria di questi beni ma il legittimo proprietario a cui il Demanio li ha trasferiti. Ovvero la Regione che, solo pochi mesi fa a onor del vero, ai possedimenti di castelli nel Lazio, tenute in Calabria, case ai Parioli a Roma (negli anni fittate a prezzi iper scontati a politici, sindacalisti e giornalisti) o attici (ristrutturati ma chiusi da anni) sulla Riviera, aggiunge anche beni per 238 milioni di euro, di cui la maggior parte non strumentali. Ovvero non necessari alle attività delle società dei trasporti e quindi cedibili. Un patrimonio enorme sparso in tutto il napoletano.
Un passo indietro. Il 19 luglio 2011 nella sede dell’Eav si riunisce una commissione di tre dirigenti di Sepsa, Eav srl e Metrocampania che deve scegliere tre professionsiti esterni, esperti di gestione immobiliare, che devono periziare il patrimonio. Che si infoltisce nei mesi a venire perché il Demanio perfezionerà il trasferimenti a palazzo Santa Lucia sino al 13 febbraio 2012 quando chiude la pratica dei beni della Circumvesuviana. Poi il 20 novembre 2011, esattamente un anno prima del fallimento di Eavbus, si riunisce il gruppo di lavoro «che consegna alla direzione - è scritto nel verbale - il format dei beni, ovvero l’elenco delle unità immobiliari». Ed ecco non solo l’intero cespito di proprietà della holding di trasporti (beni, dicevamo, per quasi 239 milioni di euro come si evince dall’elenco) ma anche 151 unità immobiliari, cosiddetti «beni periziabili», che potrebbero andare subito all’asta. Con diritto di prelazione (e sconto) per chi li conduce (quando, non sono sfitti) e beneficio per le casse pubbliche. Trasporti in primis che sono in agonia per i conti in rosso. Come accade dovunque. Tranne in Campania. E si va da 4 appartamenti a via Ferrante Imparato a 5 negozi in corso Garibaldi, passando per due abitazioni e due negozi a via Arenaccia. E rimanendo sempre a Napoli città ecco esercizi commerciali dati in fitto (tabaccherie, ristoranti) alla Cumana di Montesanto o a quella di piazzale Tecchio o di corso Vittorio Emanuele. Ma la stragrande maggioranza del patrimonio è sparso nell’hinterland. A Pompei ben tre abitazioni nella centralissima piazza Vittorio Veneto o l’esercizio commerciale a Villa dei Misteri (100 metri quadri valutati, a Villa dei Misteri intendiamoci bene, appena 112 mila euro...) o dieci abitazioni a Caiazzo, nel Casertano, dai 100 metri quadri a salire o 10 esercizi commeciali a Pomigliano. Ma decine di abitazioni sono ubicate a Boscotrecase, Casalnuovo, Sant’Anastasia, Ottaviano o Sorrento. Un elenco lunghissimo. Locali spesso fittati a cifre irrisorie o fuori dai normali canoni di mercato. Ma il patrimonio è talmente vasto che di non tutti i cespiti esiste un fascicolo ed ancora non è stato possibile rintracciare il contratto di fitto. Ma quando si rintracciano, ecco le sorprese. Come l’appartamento nel centro di Pozzuoli (71 metri quadri + terrazzo, in buono stato è indicato nel file) da cui si ricavano appena 334 euro mensili o i 212 euro incassati, ogni 30 giorni, per 72 metri quadri oltre a cortile-terrazzo di 189 sempre a Pozzuoli. O come i 138 metri quadri a Fuorigrotta fittati ad uso commerciale per appena 400 euro oltre all’iva. Senza contare l’appartamento di 103 metri quadri, vista mare, nella baia Bacoli. A quanto lo fitterebbe un privato? Non certo ad appena 254 euro al mese secondo il contratto stipulato nel giugno del 2010 quando il mattone era nel suo pieno boom. Altro che caro-fitti, l’incubo di famiglie e commercianti stretti dalla crisi economica. Mentre i lavoratori delle aziende di trasporto pubblico non incassano la quattordicesima e a breve dovranno accettare i contratti di solidarietà. Quando è la giunta regionale, con apposita delibera, che dovrebbe avviare il piano di dismissione e poter incassare un po’ di liquidità. 

1 commento:

  1. cittadini_indifesi@excite.itdomenica, 30 giugno, 2013

    Bravissimo il giornalista che da un po di tempo mette a nudo tutte le pecche del sistema dei trasporti regionali. I lavoratori, gli utenti, le associazioni dei consumatori hanno una volta per sempre diritto a conoscere tutte le verità di questo sistema malato dove fino ad oggi nessuno ha pagato. Presidente Caldoro, Assessore Vetrella, non sarebbe il momento che con uno scatto di orgoglio e di responsabilità si procedesse a dare un nome e un cognome a chi ha provocato queste nefandezze, finendo di assolvere anche amici e compagni dell'attuale maggioranza regionale che non sembrano proprio essere dei manager marziani?

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