BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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18 novembre 2015

SUI FATTI DI FRANCIA.......

Pessima abitudine la mia...Non seguo i Talk show e i telegiornali a reti unificate,agli opinionisti alle vongole preferisco i giornali;consulto siti alternativi e "interpello" INTERNET(anche stranieri-la traduzione di articoli ti arriva sino in casa con un semplice clic),leggo libri, anche quelli scritti da giornalisti che non sopporti e che ,probabilmente in condizioni "normali",non te li fileresti mai... Questa malattia dalla quale non riesco più a guarire,mi ha consentito,nelle ore successive alla mattanza,di chiarirmi le idee.... Erano ore successive al carnaio,con la capitale dell'illuminismo ritornata nell'oscurità: spenta la Torre Eiffel,chiuse le stazioni e le fermate della metropolitana,il Governo che dichiarava lo stato d'emergenza.....
(Per una città come Parigi,il coprifuoco è la notte della Democrazia..).
Dopo i fatti di Charlie Hebdo,l'integralismo islamico tornava a colpire il cuore dell'EUROPA;il mondo era sgomento;odio, dolore,e rabbia sui social,nei " bar" e sul web...
Era difficile mantenere la lucidità e la calma in queste condizioni,e per cercare di mettere un pò d'ordine nella mia testa,sono ritornato lì dove eravamo rimasti: all'11 Settembre del 2001...Come un topo di Biblioteca ho consultato gli archivi,prima quello di Repubblica,e successivamente quello  del Corriere della Sera....
Appena scorte,mi sono detto:eccole lì,le due firme eccellenti del giornalismo italiano,che descrivevano l'inizio dell'incubo del nuovo millennio....
Due opinioni divergenti che incrociando le penne,si confrontano sul terrorismo,sulla guerra delle religioni(vera o presunta che sia) e sull'attentato al Word Trade Center.....
E' Oriana Fallaci che scrive per prima subito dopo il crollo delle due torri;gli risponde Tiziano Terzani...
La Fallaci nel suo pezzo ammicca il lettore e parla alla pancia del paese......Cosa vuol dire ammiccare?Dirgli:vedi,io scrivo e tu leggi,ma "noi"siamo uguali,potresti essere tu a scrivere ed io a leggere,perchè abbiamo lo stesso sistema di valori...
(Gli dice)Vieni,ti accompagno,e ti faccio vedere:la menzogna,l'idiozia,la prepotenza,la miseria e il fanatismo....E' un altro mondo quello che ci sta davanti:non è più il nostro,ma il loro!
Io sto,come ovvio che sia,con TERZANI...
(I due articoli,sono degli estratti:il primo è di Terzani,il secondo è quello della Fallaci....Per continuare la lettura:in chiusura,c'è il link.....)
Buona lettura....



                                                                                     http://www.pulsazioni.net/multimedia/immagini/guernica1.jpg

                                  
                                                                                                   Immagine incorporata 2

                                                                                                                                     

                                               ...DUE VOCI A CONFRONTO SCELTI TRA CENTO E PIU'....
                                                                 
                                                       https://www.youtube.com/results?search_query=Finche+c%27%C3%A8+Guerra+c%27%C3%A8+Speranza%2C+%28Alberto+Sordi+1975%29+%5Bengl+subtitles%5D

                                                                                                                     

                                             


La profezia di Oriana Fallaci, la Cassandra dell'Informazione, ha fatto il giro del web. E in particolare i passi in cui la giornalista parlava del "nemico in casa, senza la barba, vestito all'occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l'automobile,e con la famiglia".
È innegabile che la questione sia tristemente tornata d'attualità, ma - come sottolineato da Tiziano Terzani, storica firma del Corriere - "rabbia e odio" non ci aiuteranno a sconfiggere il terrorismo. Ecco un estratto della sua lettera, "Il Sultano e San Francesco"......

                                        Tiziano Terzani, il Sultano e San Francesco: "Ecco perché Oriana non ha ragione


Oriana, ti scrivo, per non far sentire troppo soli quei lettori che forse, come me, sono rimasti sbigottiti dalle tue invettive, quasi come dal crollo delle due Torri. Là morivano migliaia di persone e con loro il nostro senso di sicurezza; nelle tue parole sembra morire il meglio della testa umana - la ragione; il meglio del cuore - la compassione. 
Il tuo sfogo mi ha colpito, ferito e mi ha fatto pensare a Karl Kraus. "Chi ha qualcosa da dire si faccia avanti e taccia", scrisse, disperato dal fatto che, dinanzi all'indicibile orrore della Prima Guerra Mondiale, alla gente non si fosse paralizzata la lingua. Al contrario, gli si era sciolta, creando tutto attorno un assurdo e confondente chiacchierio. 
Tacere per Kraus significava riprendere fiato, cercare le parole giuste, riflettere prima di esprimersi. Lui usò di quel consapevole silenzio per scrivere Gli ultimi giorni dell' umanità, un' opera che sembra essere ancora di un' inquietante attualità. Pensare quel che pensi e scriverlo è un tuo diritto. Il problema è però che, grazie alla tua notorietà, la tua brillante lezione di intolleranza arriva ora anche nelle scuole, influenza tanti giovani e questo mi inquieta. Il nostro di ora è un momento di straordinaria importanza. L' orrore indicibile è appena cominciato, ma è ancora possibile fermarlo facendo di questo momento una grande occasione di ripensamento. È un momento anche di enorme responsabilità perché certe concitate parole, pronunciate dalle lingue sciolte, servono solo a risvegliare i nostri istinti più bassi, ad aizzare la bestia dell' odio che dorme in ognuno di noi ed a provocare quella cecità delle passioni che rende pensabile ogni misfatto e permette, a noi come ai nostri nemici, il suicidarsi e l' uccidere. 
"Conquistare le passioni mi pare di gran lunga più difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi. Ho ancora un difficile cammino dinanzi a me", scriveva nel 1925 quella bell'anima di Gandhi. Ed aggiungeva: "Finché l' uomo non si metterà di sua volontà all'ultimo posto fra le altre creature sulla terra, non ci sarà per lui alcuna salvezza". E tu, Oriana, mettendoti al primo posto di questa crociata contro tutti quelli che non sono come te o che ti sono antipatici, credi davvero di offrirci salvezza? 
La salvezza non è nella tua rabbia accalorata, né nella calcolata campagna militare chiamata, tanto per rendercela più accettabile, "Libertà duratura". O tu pensi davvero che la violenza sia il miglior modo per sconfiggere la violenza? Da che mondo è mondo non c' è stata ancora la guerra che ha messo fine a tutte le guerre. Non lo sarà nemmeno questa. Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d' aver davanti prima dell' 11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all'inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta. Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. 
Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza - ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove -, alla nostra ne seguirà necessariamente 
una loro ancora più orribile e poi un' altra nostra e così via. Perché non fermarsi prima? Abbiamo perso la misura di chi siamo, il senso di quanto fragile ed interconnesso sia il mondo in cui viviamo, e ci illudiamo di poter usare una dose, magari -intelligente-, di violenza per mettere fine alla terribile violenza altrui. Cambiamo illusione e, tanto per cominciare, chiediamo a chi fra di noi dispone di armi nucleari, armi chimiche e armi batteriologiche - Stati Uniti in testa - d' impegnarsi solennemente con tutta l' umanità a non usarle mai per primo, invece di ricordarcene minacciosamente la disponibilità. Sarebbe un primo passo in una nuova direzione. Non solo questo darebbe a chi lo fa un vantaggio morale - di per sé un' arma importante per il futuro -, ma potrebbe anche disinnescare l' orrore indicibile ora attivato dalla reazione a catena della vendetta. In questi giorni ho ripreso in mano un bellissimo libro di un vecchio amico, uscito due anni fa in Germania. Il libro si intitola Die Kunst, nicht regiert zu werden: ethische Politik von Sokrates bis Mozart (L' arte di non essere governati: l' etica politica da Socrate a Mozart). L' autore è Ekkehart Krippendorff, che ha insegnato per anni a Bologna prima di tornare all' Università di Berlino. La affascinante tesi di Krippendorff è che la politica, nella sua espressione più nobile, nasce dal superamento della vendetta e che la cultura occidentale ha le sue radici più profonde in alcuni miti, come quello di Caino e quello delle Erinni, intesi da sempre a ricordare all'uomo la necessità di rompere il circolo vizioso della vendetta per dare origine alla civiltà. Caino uccide il fratello, ma Dio impedisce agli uomini di vendicare Abele e, dopo aver marchiato Caino - un marchio che è anche una protezione -, lo condanna all'esilio dove quello fonda la prima città. La vendetta non è degli uomini, spetta a Dio. 
Secondo Krippendorff il teatro, da Eschilo a Shakespeare, ha avuto una funzione determinante nella formazione dell' uomo occidentale perché col suo mettere sulla scena tutti i protagonisti di un conflitto, ognuno col suo punto di vista, i suoi ripensamenti e le sue possibili scelte di azione, il teatro è servito a far riflettere sul senso delle passioni e sulla inutilità della violenza che non raggiunge mai il suo fine. Purtroppo, oggi, sul palcoscenico del mondo noi occidentali siamo insieme i soli protagonisti ed i soli spettatori, e così, attraverso le nostre televisioni ed i nostri giornali, non ascoltiamo che le nostre ragioni, non proviamo che il nostro dolore. 
Invece,vorrei capire,che cosa li rende così disposti a quell'innaturale atto che è il suicidio e che cosa potrebbe fermarli. 
Non si tratta di giustificare, di condonare, ma di capire. Capire, perché io sono convinto che il problema del terrorismo non si risolverà uccidendo i terroristi, ma eliminando le ragioni che li rendono tali. Niente nella storia umana è semplice da spiegare e fra un fatto ed un altro c' è raramente una correlazione diretta e precisa. Ogni evento, anche della nostra vita, è il risultato di migliaia di cause che producono, assieme a quell'evento, altre migliaia di effetti, che a loro volta sono le cause di altre migliaia di effetti. L' attacco alle Torri Gemelle è uno di questi eventi: il risultato di tanti e complessi fatti antecedenti. Certo non è l' atto di -una guerra di religione-degli estremisti musulmani per la conquista delle nostre anime, una Crociata alla rovescia, come la chiami tu, Oriana. Non è neppure -un attacco alla libertà ed alla democrazia occidentale-, come vorrebbe la semplicistica formula ora usata dai politici. Un vecchio accademico dell' Università di Berkeley, un uomo certo non sospetto di anti-americanismo o di simpatie sinistrorse dà di questa storia una interpretazione completamente diversa. "Gli assassini suicidi dell' 11 settembre non hanno attaccato l' America: hanno attaccato la politica estera americana", scrive Chalmers Johnson nel numero di The Nation del 15 ottobre. Per lui, autore di vari libri - l' ultimo, Blowback, contraccolpo, uscito l' anno scorso ha del profetico - si tratterebbe appunto di un ennesimo -contraccolpo- al fatto che, nonostante la fine della Guerra Fredda e lo sfasciarsi dell' Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno mantenuto intatta la loro rete imperiale di circa 800 installazioni militari nel mondo. Con una analisi che al tempo della Guerra Fredda sarebbe parsa il prodotto della disinformazione del Kgb, Chalmers Johnson fa l' elenco di tutti gli imbrogli, complotti, colpi di Stato, delle persecuzioni, degli assassinii e degli interventi a favore di regimi dittatoriali e corrotti nei quali gli Stati Uniti sono stati apertamente o clandestinamente coinvolti in America Latina, in Africa, in Asia e nel Medio Oriente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il -contraccolpo- dell' attacco alle Torri Gemelle ed al Pentagono avrebbe a che fare con tutta una serie di fatti di questo tipo: fatti che vanno dal colpo di Stato ispirato dalla Cia contro Mossadeq nel 1953, seguito dall'installazione dello Shah Reza Pahlav in Iran, alla Guerra del Golfo, con la conseguente permanenza delle truppe americane nella penisola araba, in particolare l' Arabia Saudita dove sono i luoghi sacri dell' Islam. Secondo Johnson sarebbe stata questa politica americana "a convincere tanta brava gente in tutto il mondo islamico che gli Stati Uniti sono un implacabile nemico". Così si spiegherebbe il virulento anti-americanismo diffuso nel mondo musulmano e che oggi tanto sorprende gli Stati Uniti ed i loro alleati. Esatta o meno che sia l' analisi di Chalmers Johnson, è evidente che al fondo di tutti i problemi odierni degli americani e nostri nel Medio Oriente c' è, a parte la questione israeliano-palestinese, la ossessiva preoccupazione occidentale di far restare nelle mani di regimi -amici-, qualunque essi fossero, le riserve petrolifere della regione. Questa è stata la trappola. L' occasione per uscirne è ora. Perché non rivediamo la nostra dipendenza economica dal petrolio? Perché non studiamo davvero, come avremmo potuto già fare da una ventina d' anni, tutte le possibili fonti alternative di energia? Ci eviteremmo così d' essere coinvolti nel Golfo con regimi non meno repressivi ed odiosi dei talebani; ci eviteremmo i sempre più disastrosi -contraccolpi- che ci verranno sferrati dagli oppositori a quei regimi, e potremmo comunque contribuire a mantenere un migliore equilibrio ecologico sul pianeta. Magari salviamo così anche l' Alaska che proprio un paio di mesi fa è stata aperta ai trivellatori, guarda caso dal presidente Bush, le cui radici politiche - tutti lo sanno - sono fra i petrolieri. A proposito del petrolio, Oriana, sono certo che anche tu avrai notato come, con tutto quel che si sta scrivendo e dicendo sull' Afghanistan, pochissimi fanno notare che il grande interesse per questo paese è legato al fatto d' essere il passaggio obbligato di qualsiasi conduttura intesa a portare le immense risorse di metano e petrolio dell' Asia Centrale (vale a dire di quelle repubbliche ex-sovietiche ora tutte, improvvisamente, alleate con gli Stati Uniti) verso il Pakistan, l' India e da lì nei paesi del Sud Est Asiatico. Il tutto senza dover passare dall' Iran. 
Nessuno in questi giorni ha ricordato che, ancora nel 1997, due delegazioni degli -orribili- talebani sono state ricevute a Washington per trattare di questa faccenda e che una grande azienda petrolifera americana, la Unocal, con la consulenza niente di meno che di Henry Kissinger, si è impegnata col Turkmenistan a costruire quell'oleodotto attraverso l' Afghanistan. È dunque possibile che, dietro i discorsi sulla necessità di proteggere la libertà e la democrazia, l' imminente attacco contro l' Afghanistan nasconda anche altre considerazioni meno altisonanti, ma non meno determinanti. È per questo che nell'America stessa alcuni intellettuali cominciano a preoccuparsi che la combinazione fra gli interessi dell' industria petrolifera con quelli dell' industria bellica - combinazione ora preminentemente rappresentata nella compagine al potere a Washington - finisca per determinare in un unico senso le future scelte politiche americane nel mondo e per limitare all' interno del paese, in ragione dell' emergenza anti-terrorismo, i margini di quelle straordinarie libertà che rendono l' America così particolare. Il fatto che un giornalista televisivo americano sia stato redarguito dal pulpito della Casa Bianca per essersi chiesto se l' aggettivo -codardi-, usato da Bush, fosse appropriato per i terroristi-suicidi, così come la censura di certi programmi e l' allontanamento da alcuni giornali, di collaboratori giudicati non ortodossi, hanno aumentato queste preoccupazioni. L' aver diviso il mondo in maniera - mi pare - "talebana", fra "quelli che stanno con noi e quelli contro di noi", crea ovviamente i presupposti per quel clima da caccia alle streghe di cui l' America ha già sofferto negli anni Cinquanta col maccartismo, quando tanti intellettuali, funzionari di Stato ed accademici, ingiustamente accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti, vennero perseguitati, processati e in moltissimi casi lasciati senza lavoro. Il tuo attacco, Oriana - anche a colpi di sputo - alle "cicale" ed agli intellettuali "del dubbio" va in quello stesso senso. Dubitare è una funzione essenziale del pensiero; il dubbio è il fondo della nostra cultura. Voler togliere il dubbio dalle nostre teste è come volere togliere l' aria ai nostri polmoni. Io non pretendo affatto d' aver risposte chiare e precise ai problemi del mondo (per questo non faccio il politico), ma penso sia utile che mi si lasci dubitare delle risposte altrui e mi si lasci porre delle oneste domande. In questi tempi di guerra non deve essere un crimine parlare di pace. Purtroppo anche qui da noi, specie nel mondo -ufficiale- della politica e dell' establishment mediatico, c' è stata una disperante corsa alla ortodossia. È come se l' America ci mettesse già paura. Capita così di sentir dire in televisione a un post-comunista in odore di una qualche carica nel suo partito, che il soldato Ryan è un importante simbolo di quell'America che per due volte ci ha salvato. Ma non c' era anche lui nelle marce contro la guerra americana in Vietnam? Per i politici - me ne rendo conto - è un momento difficilissimo. Li capisco e capisco ancor più l' angoscia di qualcuno che, avendo preso la via del potere come una scorciatoia per risolvere un piccolo conflitto di interessi terreni si ritrova ora alle prese con un enorme conflitto di interessi divini, una guerra di civiltà combattuta in nome di DIO e di ALLAH. No. Non li invidio, i politici. Siamo fortunati noi, Oriana. Abbiamo poco da decidere e non trovandoci in mezzo ai flutti del fiume, abbiamo il privilegio di poter stare sulla riva a guardare la corrente. Ma questo ci impone anche grandi responsabilità come quella, non facile, di andare dietro alla verità e di dedicarci soprattutto "a creare campi di comprensione, invece che campi di battaglia", come ha scritto Edward Said, professore di origine palestinese ora alla Columbia University, in un saggio sul ruolo degli intellettuali uscito proprio una settimana prima degli attentati in America. Il nostro mestiere consiste anche nel semplificare quel che è complicato. Ma non si può esagerare, Oriana, presentando Arafat come la quintessenza della doppiezza e del terrorismo ed indicando le comunità di immigrati musulmani da noi come incubatrici di terroristi. Le tue argomentazioni verranno ora usate nelle scuole contro quelle buoniste, da libro Cuore, ma tu credi che gli italiani di domani, educati a questo semplicismo intollerante, saranno migliori? Non sarebbe invece meglio che imparassero, a lezione di religione, anche che cosa è l' Islam? Che a lezione di letteratura leggessero anche Rumi o il da te disprezzato Omar Kayan? Non sarebbe meglio che ci fossero quelli che studiano l' arabo, oltre ai tanti che già studiano l' inglese e magari il giapponese? 
Mi frulla in testa una frase di Toynbee: "Le opere di artisti e letterati hanno vita più lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti ed i filosofi vanno più in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono di più di tutti gli altri messi assieme". 
Dove sono oggi i santi ed i profeti? Davvero, ce ne vorrebbe almeno uno! Ci rivorrebbe un San Francesco. Anche i suoi erano tempi di crociate, ma il suo interesse era per -gli altri-, per quelli contro i quali combattevano i crociati. Fece di tutto per andarli a trovare. Ci provò una prima volta, ma la nave su cui viaggiava naufragò e lui si salvò a malapena. Ci provò una seconda volta, ma si ammalò prima di arrivare e tornò indietro. Finalmente, nel corso della quinta crociata, durante l' assedio di Damietta in Egitto, amareggiato dal comportamento dei crociati («vide il male ed il peccato»), sconvolto da una spaventosa battaglia di cui aveva visto le vittime, San Francesco attraversò le linee del fronte. Venne catturato, incatenato e portato al cospetto del Sultano. Peccato che non c' era ancora la Cnn - era il 1219 - perché sarebbe interessantissimo rivedere oggi il filmato di quell'incontro. Certo fu particolarissimo perché, dopo una chiacchierata che probabilmente andò avanti nella notte, al mattino il Sultano lasciò che San Francesco tornasse, incolume, all'accampamento dei crociati. 
Mi diverte pensare che l' uno disse all' altro le sue ragioni, che San Francesco parlò di Cristo, che il Sultano lesse passi del Corano e che alla fine si trovarono d' accordo sul messaggio che il poverello di Assisi ripeteva ovunque: -Ama il prossimo tuo come te stesso-. Mi diverte anche immaginare che, siccome il frate sapeva ridere come predicare, fra i due non ci fu aggressività e che si lasciarono di buon umore sapendo che comunque non potevano fermare la storia. Ma oggi? Non fermarla può voler dire farla finire. Ti ricordi, Oriana, Padre Balducci che predicava a Firenze quando noi eravamo ragazzi? Riguardo all' orrore dell' olocausto atomico pose una bella domanda: "La sindrome da fine del mondo, l' alternativa fra essere e non essere, hanno fatto diventare l' uomo più umano?". A guardarsi intorno la risposta mi pare debba essere:No!. Ma non possiamo rinunciare alla speranza. "Mi dica, che cosa spinge l' uomo alla guerra?", chiedeva Albert Einstein nel 1932 in una lettera a Sigmund Freud. «
"È possibile dirigere l' evoluzione psichica dell' uomo in modo che egli diventi più capace di resistere alla psicosi dell' odio e della distruzione?" Freud si prese due mesi per rispondergli. La sua conclusione fu che c' era da sperare: l' influsso di due fattori - un atteggiamento più civile, ed il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - avrebbe dovuto mettere fine alle guerre in un prossimo avvenire. Giusto in tempo la morte risparmiò a Freud gli orrori della Seconda Guerra Mondiale. Non li risparmiò invece ad Einstein, che divenne però sempre più convinto della necessità del pacifismo. Nel 1955, poco prima di morire, dalla sua casetta di Princeton in America dove aveva trovato rifugio, rivolse all' umanità un ultimo appello per la sua sopravvivenza: "Ricordatevi che siete uomini e dimenticatevi tutto il resto". 
Per difendersi, Oriana, non c' è bisogno di offendere. Per proteggersi non c' è bisogno d' ammazzare. Ed anche in questo possono esserci delle giuste eccezioni.Essere contro la pena di morte non vuol dire essere contro la pena in genere ed in favore della libertà di tutti i delinquenti. Ma per punire con giustizia occorre il rispetto di certe regole che sono il frutto dell' incivilimento, occorre il convincimento della ragione, occorrono delle prove. I gerarchi nazisti furono portati dinanzi al Tribunale di Norimberga; quelli giapponesi responsabili di tutte le atrocità commesse in Asia, furono portati dinanzi al Tribunale di Tokio prima di essere, gli uni e gli altri, dovutamente impiccati. Le prove contro ognuno di loro erano schiaccianti. 
L' immagine del terrorista che ora ci viene additata come quella del -nemico- da abbattere è il ragazzo palestinese che con una borsetta imbottita di dinamite si fa esplodere in mezzo ad una folla. 
Dobbiamo però accettare che per altri il «terrorista» possa essere l' uomo d' affari che arriva in un paese povero del Terzo Mondo con nella borsetta non una bomba, ma i piani per la costruzione di una fabbrica chimica che, a causa di rischi di esplosione ed inquinamento, non potrebbe mai essere costruita in un paese ricco del Primo Mondo. E la centrale nucleare che fa ammalare di cancro la gente che ci vive vicino? E la diga che disloca decine di migliaia di famiglie? O semplicemente la costruzione di tante piccole industrie che cementificano risaie secolari, trasformando migliaia di contadini in operai per produrre scarpe da ginnastica o radioline, fino al giorno in cui è più conveniente portare quelle lavorazioni altrove e le fabbriche chiudono, gli operai restano senza lavoro e non essendoci più i campi per far crescere il riso, muoiono di fame? Questo non è relativismo. Voglio solo dire che il terrorismo, come modo di usare la violenza, può esprimersi in varie forme, a volte anche economiche, e che sarà difficile arrivare ad una definizione comune del nemico da debellare. I governi occidentali oggi sono uniti nell' essere a fianco degli Stati Uniti; pretendono di sapere esattamente chi sono i terroristi e come vanno combattuti. Molto meno convinti però sembrano i cittadini dei vari paesi. Per il momento non ci sono state in Europa dimostrazioni di massa per la pace; ma il senso del disagio è diffuso così come è diffusa la confusione su quel che si debba volere al posto della guerra. 
Un mondo "più giusto" è forse quel che noi tutti, ora più che mai, potremmo pretendere. Un mondo in cui chi ha tanto si preoccupa di chi non ha nulla; un mondo retto da principi di legalità ed ispirato ad un po' più di moralità. La vastissima, composita alleanza che Washington sta mettendo in piedi, rovesciando vecchi schieramenti e riavvicinando paesi e personaggi che erano stati messi alla gogna, solo perché ora tornano comodi, è solo l' ennesimo esempio di quel cinismo politico che oggi alimenta il terrorismo in certe aree del mondo e scoraggia tanta brava gente nei nostri paesi. 
Gli Stati Uniti, per avere la maggiore copertura possibile e per dare alla guerra contro il terrorismo un crisma di legalità internazionale, hanno coinvolto le Nazioni Unite, eppure gli Stati Uniti stessi rimangono il paese più reticente a pagare le proprie quote al Palazzo di Vetro, sono il paese che non ha ancora ratificato né il trattato costitutivo della Corte Internazionale di Giustizia, né il trattato per la messa al bando delle mine anti-uomo e tanto meno quello di Kyoto sulle mutazioni climatiche. 
L' interesse nazionale americano ha la meglio su qualsiasi altro principio. Per questo ora Washington riscopre l' utilità del Pakistan, prima tenuto a distanza per il suo regime militare e punito con sanzioni economiche a causa dei suoi esperimenti nucleari; per questo la Cia sarà presto autorizzata di nuovo ad assoldare mafiosi e gangster cui affidare i -lavoretti sporchi- di liquidare qua e là nel mondo le persone che la Cia stessa metterà sulla sua lista nera. Eppure un giorno la politica dovrà ricongiungersi con l' etica se vorremo vivere in un mondo migliore: migliore in Asia come in Africa, a Timbuctu come a Firenze. 
A proposito, Oriana. Anche a me ogni volta che, come ora, ci passo, questa città mi fa male e mi intristisce. Tutto è cambiato, tutto è involgarito. Ma la colpa non è dell' Islam o degli immigrati che ci si sono installati. Non son loro che han fatto di Firenze una città bottegaia, prostituita al turismo! È successo dappertutto. Firenze era bella quando era più piccola e più povera. Ora è un obbrobrio, ma non perché i musulmani si attendano in Piazza del Duomo, perché i filippini si riuniscono il giovedì in Piazza Santa Maria Novella e gli albanesi ogni giorno attorno alla stazione. È così perché anche Firenze s' è -globalizzata-, perché non ha resistito all'assalto di quella forza che, fino ad ieri, pareva irresistibile: la forza del mercato. Nel giro di due anni da una bella strada del centro in cui mi piaceva andare a spasso è scomparsa una libreria storica, un vecchio bar, una tradizionalissima farmacia ed un negozio di musica. Per far posto a che? A tanti negozi di moda. 
Credimi, anch' io non mi ci ritrovo più. Per questo sto, anch'io ritirato, in una sorta di baita nell'Himalaya indiana dinanzi alle più divine montagne del mondo. Passo ore, da solo, a guardarle, lì maestose ed immobili, simbolo della più grande stabilità, eppure anche loro, col passare delle ore, continuamente diverse e impermalenti come tutto in questo mondo. 
La natura è una grande maestra, Oriana, e bisogna ogni tanto tornarci a prendere lezione. Tornaci anche tu. Chiusa nella scatola di un appartamento dentro la scatola di un grattacielo, con dinanzi altri grattacieli pieni di gente inscatolata, finirai per sentirti sola davvero; sentirai la tua esistenza come un accidente e non come parte di un tutto molto, molto più grande di tutte le torri che hai davanti e di quelle che non ci sono più. Guarda un filo d' erba al vento e sentiti come lui. Ti passerà anche la rabbia. Ti saluto, Oriana e ti auguro di tutto cuore di trovare pace. Perché se quella non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte. 
Terzani Tiziano
(8 ottobre 2001) - Corriere della Sera

   Da HUFFINGTON POST:Attacchi a Parigi: la profezia di Oriana Fallaci....
13 novembre 2015. Parigi è di nuovo sotto attacco, "è l'11 settembre della Francia", come ha rivendicato l'Isis. Centinaia sono i morti, ma, purtroppo, visto quello che è successo, sappiamo benissimo che la conta delle vittime continuerà ad aumentare. Alla luce di questi tristi fatti e di una notte che sembra non finire mai, non si può non pensare a ciò che scrisse la giornalista e scrittrice Oriana Fallaci sulle pagine del Corriere della Sera, all'indomani dell'attentato alle Torri Gemelle. Rileggete quelle righe e diteci se non sono sconvolgenti: le sue parole sembrano essere state scritte pochi minuti fa e non nel 2001, tanto sono attuali. Sono parole scritte con coraggio,con una rabbia e con un'intensità tali di cui solo lei era capace, il suo modo di spiegare il rapporto tra l'Islam e l'Occidente che diede fastidio a molti e che le fecero ricevere critiche da ogni parte del mondo. Leggete con attenzione poi, quello che scrisse la "Cassandra dell'Informazione" a proposito di un possibile attacco all'Italia, da lei definita "un comodo avamposto", e visto che Roma, poche ore fa è stata minacciata dall'Isis assieme a Londra e a Washington, diteci voi se non è il caso di avere paura e di adottare delle soluzioni preventive...
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"Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia». Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. Che come nell'Apocalisse dell'evangelista Giovanni si gettano ai suoi piedi e si lasciano imprimere il marchio della vergogna. Incominciai con La Rabbia e l'Orgoglio. Continuai con La Forza della Ragione . Proseguii con Oriana Fallaci intervista sé stessa e con L'Apocalisse. I libri, le idee, per cui in Francia mi processarono nel 2002 con l'accusa di razzismo-religioso e xenofobia. Per cui in Svizzera chiesero al nostro ministro della Giustizia la mia estradizione in manette. Per cui in Italia verrò processata con l'accusa di vilipendio all'Islam cioè reato di opinione. Libri, idee, per cui la Sinistra al Caviale e la Destra al Fois Gras ed anche il Centro al Prosciutto mi hanno denigrata vilipesa messa alla gogna insieme a coloro che la pensano come me. Cioè insieme al popolo savio e indifeso che nei loro salotti viene definito dai radical-chic «plebaglia-di-destra». E sui giornali che nel migliore dei casi mi opponevano farisaicamente la congiura del silenzio ora appaiono titoli composti coi miei concetti e le mie parole. Guerra-all'Occidente, Culto-della-Morte, Suicidio-dell'Europa, Sveglia-Italia-Sveglia.
Continua la fandonia dell'Islam «moderato», la commedia della tolleranza, la bugia dell'integrazione, la farsa del pluriculturalismo. E con questa, il tentativo di farci credere che il nemico è costituito da un'esigua minoranza e che quella esigua minoranza vive in Paesi lontani. Be', il nemico non è affatto un'esigua minoranza. E ce l'abbiamo in casa. Ed è un nemico che a colpo d'occhio non sembra un nemico. Senza la barba, vestito all'occidentale, e secondo i suoi complici in buona o in malafede perfettamente-inserito-nel-nostro-sistema-sociale. Cioè col permesso di soggiorno. Con l'automobile. Con la famiglia. E pazienza se la famiglia è spesso composta da due o tre mogli, pazienza se la moglie o le mogli le fracassa di botte, pazienza se non di rado uccide la figlia in blue jeans, pazienza se ogni tanto suo figlio stupra la quindicenne bolognese che col fidanzato passeggia nel parco. È un nemico che trattiamo da amico. Che tuttavia ci odia e ci disprezza con intensità. Un nemico che in nome dell'umanitarismo e dell'asilo politico accogliamo a migliaia per volta anche se i Centri di accoglienza straripano, scoppiano, e non si sa più dove metterlo. Un nemico che in nome della «necessità» (ma quale necessità, la necessità di riempire le strade coi venditori ambulanti e gli spacciatori di droga?) invitiamo anche attraverso l'Olimpo Costituzionale. «Venite, cari, venite. Abbiamo tanto bisogno di voi». Un nemico che le moschee le trasforma in caserme, in campi di addestramento, in centri di reclutamento per i terroristi, e che obbedisce ciecamente all'imam. Un nemico che in virtù della libera circolazione voluta dal trattato di Schengen scorrazza a suo piacimento per l'Eurabia sicché per andare da Londra a Marsiglia, da Colonia a Milano o viceversa, non deve esibire alcun documento. Può essere un terrorista che si sposta per organizzare o materializzare un massacro, può avere addosso tutto l'esplosivo che vuole: nessuno lo ferma, nessuno lo tocca.Un nemico che appena installato nelle nostre città o nelle nostre campagne si abbandona alle prepotenze ed esige l'alloggio gratuito o semi-gratuito nonché il voto e la cittadinanza. Tutte cose che ottiene senza difficoltà. Un nemico che ci impone le proprie regole e i propri costumi. Che bandisce il maiale dalle mense delle scuole, delle fabbriche, delle prigioni. Che aggredisce la maestra o la preside perché una scolara bene educata ha gentilmente offerto al compagno di classe musulmano la frittella di riso al marsala cioè «col liquore». E-attenta-a-non-ripeter-l'oltraggio. Un nemico che negli asili vuole abolire anzi abolisce il Presepe e Babbo Natale. Che il crocifisso lo toglie dalle aule scolastiche, lo getta giù dalle finestre degli ospedali, lo definisce «un cadaverino ignudo e messo lì per spaventare i bambini musulmani». Un nemico che in Inghilterra s'imbottisce le scarpe di esplosivo onde far saltare in aria il jumbo del volo Parigi-Miami. Un nemico che ad Amsterdam uccide Theo van Gogh colpevole di girare documentari sulla schiavitù delle musulmane e che dopo averlo ucciso gli apre il ventre, ci ficca dentro una lettera con la condanna a morte della sua migliore amica. Il nemico, infine, per il quale trovi sempre un magistrato clemente cioè pronto a scarcerarlo. E che i governi eurobei (ndr: non si tratta d'un errore tipografico, voglio proprio dire eurobei non europei) non espellono neanche se è clandestino.


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ITA Apocalypse Now - Kurtz lettura "Gli uomini vuoti":Lettura della poesia "Gli uomini vuoti" di Thomas Stearns Eliot da parte del colonnello W. Kurtz tratto da "Apocalypse Now (Versione
originale) 



La penna nera...................................(Alias il postino)








2 commenti:

  1. QUESTI CHE FANNO LA GUERRA SONO MALEDETTI E DELINQUENTI(da Famiglia Cristiana)....

    «Cosa rimane di una guerra, di questa, che noi stiamo vivendo adesso?». Se lo è chiesto papa Francesco nell'omelia della messa celebrata a Santa Marta. Sullo sfondo l’eco delle stragi di Parigi, il Medio Oriente in fiamme, i venti di guerra che risuonano continuamente. «Cosa rimane? Rovine, migliaia di bambini senza educazione, tanti morti innocenti: tanti!, e tanti soldi nelle tasche dei trafficanti di armi», questa la risposta di Francesco commentando il Vangelo di Luca.

    È una delle omelie più dolenti del Pontefice: «Una volta, Gesù ha detto: ‘Non si può servire due padroni: o Dio, o le ricchezze’. La guerra è proprio la scelta per le ricchezze: ‘Facciamo armi, così l’economia si bilancia un po’, e andiamo avanti con il nostro interesse’. C’è una parola brutta del Signore: ‘Maledetti!’. Perché Lui ha detto: ‘Benedetti gli operatori di pace!’. Questi che operano la guerra, che fanno le guerre, sono maledetti, sono delinquenti. Una guerra si può giustificare – fra virgolette – con tante, tante ragioni. Ma quando tutto il mondo, come è oggi, è in guerra, tutto il mondo!: è una guerra mondiale – a pezzi: qui, là, là, dappertutto … - non c’è giustificazione. E Dio piange. Gesù piange». Bergoglio ha aggiunto: «Anche oggi Gesù piange. Perché noi abbiamo preferito la strada delle guerre, la strada dell’odio, la strada delle inimicizie. Siamo vicini al Natale: ci saranno luci, ci saranno feste, alberi luminosi, anche presepi … tutto truccato: il mondo continua a fare la guerra, a fare le guerre. Il mondo non ha compreso la strada della pace».

    Francesco ricorda le commemorazioni recenti sulla seconda guerra mondiale, le bombe di Hiroshima e Nagasaki, la sua visita a Redipuglia l’anno scorso per l’anniversario della Grande Guerra. «Stragi inutili», ripete con le parole di Papa Benedetto. «Dappertutto c’è la guerra, oggi, c’è l’odio», constata. E poi dà voce a una domanda: «E mentre i trafficanti di armi fanno il loro lavoro ci sono i poveri operatori di pace che soltanto per aiutare una persona, un’altra, un’altra, un’altra, danno la vita». Come fece «un’icona dei nostri tempi, Teresa di Calcutta». Contro la quale pure, osserva, «con il cinismo dei potenti, si potrebbe dire: ‘Ma cosa ha fatto quella donna? Ha perso la sua vita aiutando la gente a morire?”. Non si capisce la strada della pace».

    Il Papa ha concluso con un’invocazione: «Ci farà bene anche a noi chiedere la grazia del pianto, per questo mondo che non riconosce la strada della pace. Che vive per fare la guerra, con il cinismo di dire di non farla. Chiediamo la conversione del cuore. Proprio alla porta di questo Giubileo della Misericordia, che il nostro giubilo, la nostra gioia sia la grazia che il mondo ritrovi la capacità di piangere per i suoi crimini, per quello che fa con le guerre».

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    La terra è popolata da uomini impagliati che si appoggiano l’un l’altro, senza gli occhi per vedere,né la voce per comunicare,né la forza per agire; le loro parole sono mormorii privi di senso, che stridono come il vento tra l’erba o le zampe di topi sui vetri infranti. Agli uomini vuoti si contrappongono le anime dei defunti, che hanno già attraversato il fiume che li separa dai vivi . I morti, se pure si ricordano dei vivi, non li ricordano come anime perdute e violente, ma solo come uomini vuoti, ancora più vuoti dei morti, che con i loro occhi diritti hanno una forza che manca ai vivi. L’immagine degli uomini dalle teste di paglia è il simbolo di una condizione di non vita in un mondo privo di punti di riferimento,perchè separato da "DIO"....

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  2. 21 NOVEMBRE 2015
    Crozza, risate amare: "La verità sul terrorismo"...
    In un lungo monologo dedicato agli attentati di Parigi, effettuato nel corso del suo programma su La 7, Maurizio Crozza riflette e ironizza sulle dinamiche politiche che avrebbero influenzato la nascita dell'Isis e il suo sviluppo. Una satira amara che non risparmia leader politici attuali e del passato: Clinton, Bush, Blair e Hollande...Esce fuori dal suo monologo che il solo gigante è PAPA BERGOGLIO...(FRANCESCO);

    http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/crozza-risate-amare-la-verita-sul-terrorismo/219316/218516?ref=HRESS-1

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    Che cosa succede in Siria e perché? La guerra spiegata con un disegno....

    http://www.lastampa.it/2015/11/18/multimedia/esteri/il-video-che-spiega-la-guerra-in-siria-in-minuti-S5VeAY9omnFrvRXklGlz2L/pagina.html

    Le radici del conflitto in Siria affondano in 2000 anni di storia. Questo video ve li racconta in 9 minuti. La clip realizzata da #WHYMAPS è diventata virale subito dopo gli attacchi di Parigi collezionando milioni di visualizzazioni sui social network. Il progetto è nato da un’idea di Sergio de Pazos e Bruno Teixidor due designer di Madrid: «Quando parlavamo con altra gente si evidenziava sempre di più il tema del perchè i rifugiati portassero con loro gli smartphone, ma nessuno si chiedeva quale fosse la situazione economica e sociale della Siria». Il filmato ha richiesto due settimane di lavoro. Il video è stato tradotto e doppiato dall’utente DadoBax....

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    Dulcis in fundo...

    ...."L’errore capitale degli occidentali, in particolare degli americani e dei francesi, sempre ammalati di una ridicola gran – deur, è stato quello di andare a mettere il dito, o per essere più precisi i bombardieri e i droni, in una guerra civile, quella fra sunniti e sciiti, iracheni e siriani, che peraltro noi stessi avevamo provocato abbattendo Saddam Hussein, di cui eravamo stati surrettiziamente alleati in funzione anticurda e antiiraniana. E oggi a combattere sul campo non ci andiamo noi ma ci affidiamo proprio ai curdi, del cui massacro siamo stati complici, e ai pasdaran dell’Iran uscito improvvisamente da quell’“As s e del Male” in cui era stato ficcato, non si è mai capito bene perché, per trent’anni. Se i francesi vogliono recuperare un minimo di decenza, invece di continuare a bombardare più o meno alla cieca, mandino i loro soldati sul terreno. Anche se temo che sarebbe una nuova Dien Bien Phu.

    Detto questo io penso che in realtà non ci sia solo la religione nella guerra che l’Isis combatte in Medio Oriente. È anche il tentativo di ridefinire confini disegnati soprattutto dagli inglesi fra il 1920 e il 1930. Tentativo più che legittimo in cui, appunto, noi occidentali non avremmo dovuto entrare. Ma c’è anche una lettura più inquietante che si può dare di ciò che sta accadendo in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana e in Occidente. Potrebbe essere il tentativo dei poveri dei Paesi poveri del Terzo mondo di muover guerra, con le armi e con le migrazioni, ai Paesi ricchissimi ma squartati all’interno da disuguaglianze spaventose. Se questa ipotesi fosse vera ai poveri del Terzo mondo potrebbero aggiungersi, prima o poi, marxianamente, quelli del Primo mondo. E questo immenso mare di miseria finirebbe per sommergere e decretare la fine di quello che chiamiamo Occidente...."



    Massimo Fini

    Fonte: www.ilfattoquotidiano.it


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