DA SINISTRA, SCALA E VITTOZZI |
Tonino Scala, scrittore, 41 anni,
tanta esperienza politica. Nato in Germania a Krefeld nel 1974, da padre
emigrante in cerca di lavoro a cinque anni si trasferisce a Castellammare di
Stabia, dove vive tuttora con la moglie e i figli, è stato il più giovane
Consigliere Comunale della Città delle acque; successivamente è stato eletto prima Consigliere Provinciale e
poi Consigliere Regionale e presidente della commissione anticamorra.
È scrittore a tutto tondo di diverse
pubblicazioni: “La valigia di cartone”, “Quaquaraquà”, “Sudditi”,
“Disonorevoli”, “Malapolitica”, “Buona fine e… buon principio” e tante altre
ancora…
Tonino, ne “La valigia di
cartone” scrivi che “dovremmo tutti rimboccarci le maniche e metterci in
carreggiata senza piangerci addosso ma sfruttando intelligenze, saperi e
professionalità”. Come si può fare tutto ciò?
La risposta è nella domanda
stessa: partendo da noi. Nell’ultimo decennio, anche approfittando di
un processo di sviluppo distorto che ha investito soprattutto le regioni del
Mezzogiorno, la camorra e le altre mafie si sono fatte soggetti economici e
soggetti politici. Perché la forza economica consegna loro pure una
soggettività politica. Le loro ricchezze sono pervasive del tessuto economico e
sociale, producono consenso e voti, colmano ogni vuoto sociale. Per questo
bisogna ripartire dalle nostre intelligenze e dai sapere. La cultura cambierà
questa terra.
In “Quaquaraquà” narri di 15
vittime innocenti di malavita organizzata. Cosa rimane delle loro morti?
“Quaquaraquà” è un libro
struggente dedicato ai giovani e ha un obiettivo: non far perdere la memoria
del male che la camorra semina nella società. Quei morti odorano di vita, i
vivi che intraprendono la strada della camorra, pur essendo vivi, puzzano di
morte. Il camorrista è una nullità, un "quaraquaquà". E' questo che
bisogna continuare a ripetere fino alla nausea.
In vari tuoi libri riprendi
questo tema perchè?
Perché questo è il primo problema
della nostra terra bella e difficile.
Una volta un ragazzo durante una delle tante presentazioni mi chiese «Mi
dai un consiglio per diventare un cittadino onesto?». «Fai colazione con latte,
biscotti e Costituzione» questa la mia risposta che è diventa un mantra. Per
cambiare il mondo bisogna partire dal Noi.».
Il tuo libro “Buona fine e… buon
principio” dà una visione di uno spaccato su Napoli sua provincia. Quale è il
tuo giudizio su Partenope?
Napoli è una città meravigliosa,
lasciata da troppo tempo al suo triste destino. È giunto il momento che diventi
centrale nella questione italiana. Una volta si parlava di questione
Mezzogiorno. Oggi si deve parlare di questione Italia, perché se non si
affronta la vicenda sud ed in particolare la vicenda Napoli, la macchina Italia
non ripartirà mai.
In “Sudditi” racconti di vite che
si trascinano in quella straordinaria
quotidianità tipica dei luoghi dove l’ordinario è convivere con l’arte di
arrangiarsi, la violenza, la camorra. Ma la cosiddetta “arte dell’arrangiarsi”
è un fatto positivo o un dato negativo?
È l’arte di noi napoletani, di
noi uomini di frontiera, grazie alla quale questa terra arranca e sopravvive. Napoli,
il sud, sono una grande palestra non da
ora da sempre. Come tutte le cose ha lati positivi e negativi: terra di
confine, di conquista che deve liberarsi, ma come dico sempre non esistono
liberatori, ma popoli che si liberano.
“Disonorevoli” è un libro di 210 pagine da
leggere in un sol fiato. Ma come è possibile che si presentano alle
competizioni elettorali persone che di “legale” non hanno neanche il… nome?
“Disonorevoli” è una sorta di
radiografia su quello che è accaduto e su quello che stava per accadere. Per
anni, ignorando le dimensioni di questa mucillagine criminale abbiamo
continuato a celebrare l’azione purificatrice della magistratura come l’unica
via per liberarci da un fenomeno erroneamente considerato, da un lato, retaggio
del passato e, dall’altro, un processo geograficamente molto circoscritto.
“Un calcio d’amore” sta divenendo
un film… Quando l’hai scritto pensavi ad una simile conclusione?
Noooo, quando scrivo non penso
alla pubblicazione, le storie sono nell’aria, provo a prenderle al volo
relegandole un valore letterario.
Nei tuoi libri c’è tanta musica:
da quella neomelodica a quella degli anni 60/70, in particolare c’è tanto Pino
Daniele. Il tuo ricordo …
Pino Daniele
Sei candidato alle prossime
elezioni regionali del 31 maggio nella lista di SEL. Nel caso (come ti auguro
di vero Cuore!) di elezione, come pensi di coniugare l’impegno di Consigliere
Regionale con quello di scrittore?
Provando a fare ciò che sempre ho
fatto: la mia parte. Sono uno scrittore e un politico militante.
EMILIO VITTOZZI
È sempre un piacere leggere le tue interviste, se poi l'intervista è Scala allora è il massimo!!! Bravi! Vi abbraccio Marcella
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