Ti passo quindi la cronaca di un pomeriggio carottese, riferitomi sempre dal collega pendolare rassegnato.
Abbiamo parlato stamattina di questa piccola grande odissea, e ne è venuto fuori uno spunto, se vuoi, un pochino poetico, che ai più apparirà melenso, senza dubbio, ma che esprime un misto di ironia, rassegnazione, amarezza, che credo sia comune a tutti quelli che utilizzano il Tpl.
"E meno male che ho avuto la felice idea di organizzare un car-sharing, oggi pomeriggio. Il figlio di un collega è andato all'università, ma è rimasto bloccato a Napoli a causa dell'ennesimo guasto al treno partito prima del suo. Così hanno fermato la circolazione sulla linea per un bel po'. Pensa se stavo alla stazione: il treno risultava partito dall'app online di EavCampania, ma sparito il CircumTrace (così comodo!) e a stazione impresenziata, sarei rimasto come un baccalà ad aspettare ed avrei fatto tardi.
A sera, un altro dipendente mi annuncia contento che la situazione era tornata alla normalità (dalle 14.30 eravamo arrivati alle 19.45) e quindi poteva tornare a casa in treno (lui era venuto a lavoro un paio d'ore prima del blocco). Contento pure io, decido di fargli compagnia e torno a casa in treno. Ma siamo costretti ad aspettare ben due treni in ritardo che ci occupano la linea, e quindi partiamo circa venti minuti dopo. Non fa niente, sono in compagnia, e soprattutto sono contento che esistano ancora, i treni!
Scendo alla fermata di Piano e trovo un vero e proprio bivacco di senzatetto che stanno cenando in un mare di carte e cartuscelle che mi hanno ricordato la grande Nunzia Fumo in Così parlò Bellavista (http://www.youtube.com/watch? v=UgO1qGmb35E n.d.r.). Si sente un odore tremendo di sigarette, di bevande alcoliche e liquidi connessi alle bevute generose. Uno di loro sta piegando dei panni...eureka! Vuoi vedere che quel famoso pacco di indumenti che ho fotografato è stato gettato da qualcuno proprio perché i senzatetto li prendessero? Allora togliamo la scritta Circumvesuviana che sta fuori, all'ingresso, e scriviamo CARITAS!
Col naso tappato mi avvio verso casa, e nel buio illuminato a tratti dai radi lampioni scorgo una sagoma nota...ma sì, è il "musetto" di un autobus EAV...di colpo mi viene in mente che sarei potuto partire dopo e tornare prima, se l'avessi preso...intanto cammino ma l'autobus non si muove...vicino c'è un bar...forse qualcuno ha avuto bisogno di un caffè...finalmente gli sono vicino: è spento, fermo, lasciato là come se dovesse venire Penisola Verde a prenderlo. Sta legato in un angolo buio come un Ecce Homo del Tpl, con quello scotch bianco e rosso e una transenna dietro. Non so perché, ma ispirava la stessa altera dignità dell'autobus di Rose Parks, pure se invece di far bella mostra di sé in un museo tutto bello e verniciato, stava "tutto sgarrupato" in mezzo alla strada. Forse pare esagerato, ma mi pareva proprio l'icona silenziosa di tante persone che utilizzano l'EAV come lavoratori e come viaggiatori, e che legate ad esso ne subiscono la stessa sorte. Come se pure lui stesse aspettando l'autobus alla fermata, o lo stipendio il giorno stabilito, legato ad un futuro che non si vede ancora".
Buona giornata e buon lavoro! :-)
Gabriella
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