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14 giugno 2012

COMPRENDERE GLI INCOMPRESI. Di Bruno Vinci

Rispondo al caro Fabrizio per quando riguarda la lettera aperta a me diretta. Innanzitutto, pur ringraziandolo del titolo di “persona intelligente”, purtroppo devo ammettere che non lo sono ed per mia scelta non lo voglio essere in quest’ambito lavorativo. Se intelligente vuol dire essere pagato per quello che si ritiene di valere, ebbene, io non lo sono.


Io sono un onesto fesso che inizialmente era incentivato dalla possibile carriera, ma visto le disillusioni sul lavoro, per onestà e per salvaguardare il poco che è rimasto della mia salute, ho rinunciato a pretendere anche i più elementari diritti.


Per quanto riguarda la parte economica ho pure ridotto al minimo, anzi a niente, le prestazioni straordinarie,e se sono rappresentante sindacale è solo perché credo nei, “totalmente” lavoratori non nei sindacati che dovrebbero essere solo un mezzo per rappresentarli.


Non sono astuto e né acuto,da ingenuo, io credo in quelle persone che trascinano il peso di un lavoro incerto e senza soddisfazioni se non quello di uno stipendio ed in loro mi riconosco.


Fabrizi oé un mio caro amico da anni, ma non mi conosce abbastanza se non ha capito che lo spunto dell’articolo era mio ma il resto era stato prosieguo di altri, non riconoscendo il mio pensiero. Questo, con il mio consenso, tanto è vero che Giovanni per evitare l’elenco delle persone che hanno detto la sua tutt’insieme ha messo, semplicemente, il titolo di: “Bruno Vinci..e gli altri”. Io, alle loro parole non ho aggiunto altro ed non è mia la citazione di “grillini di turno”e se all’inizio avevo intenzione di commentare sui sindacato. Ho lasciato il sospensivo anche sul giudizio finale sui sindacati, perché tutti hanno già una visione chiara delle responsabilità sindacali. In ogni modo confermo il valore dell’iniziativa pubblica di alcuni che ho ricordato e invito a conservare un senso positivo alla domanda “la crisi è anche sindacale?” Poiché penso, che più, che il buon Fabrizio i sindacati dovevano dare una risposta titolata e adeguata a questa domanda, che non mi aspettavo, travisata, decriptata e ricriptografata fino ad arrivare ad un velato dissenso anche se bonario e che onestamente non credo di meritare. Anche se capisco benissimo che, il desiderio di essere compreso da tutti, non porta grosse soddisfazioni come sapeva bene un certo Gesù Cristo. E mi fa venire la pelle d’oca il pensiero delle sue parole al padre Onnipotente che nel momento che pagava sulla croce l’ incomprensione del mondo chiedeva: “Perdona a loro che non sanno quello che fanno”. Infine, mi domando in base a queste parole che, quindi alcuni di saranno perdonati, …ma gli altri che sanno quello che fanno?!


Un abbraccio a Fabrizio
Bruno

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