Ho avuto modo da
queste pagine di esprimere qualche opinione sulle novità moto in arrivo viste
in anteprima all'EICMA 2011 di Milano, a tal proposito è stato pubblicato uno
spaccato della Ducati 1199 Borgo Panigale, a questo punto, dopo
questa meravigliosa escursione (che per molti motociclisti rappresenta il sogno
nel cassetto), ritorniamo con i piedi per terra e al bisogno di mobilità che
investe le grandi città, con uno scooter che ha rappresentato uno dei status
simbol del boom economico la lambretta (totalmente rivisto e con
meccanica automatica), poi una nuova
concezione dello scooter che viene dal Sol Levante. Buon divertimento.
Continuate a seguirci...il prossimo mese siamo presenti al Motor Show di
Bologna.
Ritorna
la Lambretta
Ferdinando Innocenti, nel 1947, si
ispirò alle moto militari per creare la prima Lambretta ,
storico scooter che prese il nome dal fiume Lambro, che scorreva nei pressi
degli stabilimenti di produzione di Milano Lambrate.
Oltre 60 anni dopo Lambretta torna a calcare le strade italiane, e lo fa in abito da gran gala, con un design che richiama quello delle antenate di successo e un progetto nato in Italia e portato avanti da uno staff di tecnici italiani, al quale ha preso parte anche l’ingegner GianLuigi Sessa , che creò la mitica Lambretta Special
125. Oggi l’idea prende forma attraverso le linee concepite dal designer
Alessandro Tartarini (uno dei figli del celebre Leopoldo, che fondò la
Italjet).
Certamente qualcuno storcerà il naso all’idea del variatore automatico, ma Lambretta si è inevitabilmente modernizzata e le marce sullo scooternon sono cosa dei nostri
giorni. Quanto alla produzione, avviene in parte in Italia e in parte a Taiwan,
il che potrebbe non andar giù ai puristi del marchio, il quale però adotta una
filosofia che ci piace: “La qualità è una decisione, non un luogo”.
Oltre 60 anni dopo Lambretta torna a calcare le strade italiane, e lo fa in abito da gran gala, con un design che richiama quello delle antenate di successo e un progetto nato in Italia e portato avanti da uno staff di tecnici italiani, al quale ha preso parte anche l’ingegner Gian
Certamente qualcuno storcerà il naso all’idea del variatore automatico, ma Lambretta si è inevitabilmente modernizzata e le marce sullo scooter
La rivoluzione nipponica
(La moto si veste da scooter)
L’ingegnere
giapponese Masanori Aoki si presenta con credenziali di alto livello. In Honda
dal 1980, ha
curato lo sviluppo di molte moto, e che moto. Dalla CX 500 Turbo alle ultime
Goldwing, passando per le grintose Honda CBR 400 e 250 RR degli anni Novanta, la mitica NS 400R dell’85,
la CBR 600 F
del 1995, la Deuville e molte altre ancora. Sempre e solo motociclette, mai uno
scooter. E tra le moto Aoki-san annovera anche la sua ultima creatura, la Integra. Così il
responsabile del progetto presenta la nuova 700: “E’ la prima volta che dirigo
lo sviluppo di uno scooter. Non potevo quindi fare un semplice scooter. Volevo
aggiungere il fattore divertimento. Integra con il suo telaio motociclistico e
il cambio DCT regala il feeling di guida
di una vera moto”. Ferma sul cavalletto la Integra 700 sembra in tutto e per
tutto uno scooter, sebbene ci siano dei dettagli che non tornano. Aguzzando la
vista, non si possono infatti non notare i cerchi da moto (17 pollici ), il
forcellone, la catena di trasmissione. Tutti dettagli da motocicletta vera. E
poi avete mai visto uno scooter col cambio a sei marce? E già, perché il nuovo
due ruote giapponese ha un cambio sequenziale a sei rapporti, assistito da due
frizioni. Non c’è il pedale, le cambiate avvengono agendo sui due tasti posti
sul blocchetto di sinistra (invero un po’ saturo di pulsanti: quelli della
trasmissione si azionano senza sbagliare un colpo, mentre clacson, indicatori
di direzione e passing creano un po’ di scompiglio). Ma si può anche scegliere
la modalità automatica (Drive o Sport) e lasciare che sia la centralina a
gestire i cambi marcia a salire e a scendere, con un feeling assai diverso
dalle trasmissioni con cinghia e pulegge di tutti gli altri scooter.
Sull’Integra i cambi marcia sono sempre dolcissimi, ma avvertibili; manca
quindi l’effetto – poco piacevole – da motore imballato delle trasmissioni CVT
noto a chi guida lo scooter. Sarà disponibile da febbraio del 2012 in 4 colori (rosso,
bianco, blu e nero). Il prezzo sarà comunicato all’EICMA, ma sarà comunque
inferiore ai 10.000 euro.
Un motore, otto brevetti
Il
nuovo bicilindrico Honda, monoalbero in testa con 4 valvole per cilindro, è
fasato a 270° ed è dotato di un contralbero di bilanciamento per la riduzione
delle vibrazioni, che aziona anche la pompa dell’olio. L’aspirazione avviente
tramite un unico condotto che serve entrambi i cilindri,sdoppiato internamente
per consentire al flusso di alimentazione di servire le camere di scoppio in
tempi differenti, con l’aiuto di apposite camme d’aspirazione a doppio profilo.
Questo propulsore è accreditato di percorrenze chilometriche di un buon 40%
superiori (secondo i calcoli dei progettisti) rispetto ai maxi-scooter
bicilindrici attualmente esistenti: vengono infatti dichiarati 27,9 km/litro
(calcolo effettuato in modalità WMTC, come consuetudine di Honda), con
ridottissime emissioni allo scarico sia a livello di monossido di carbonio (CO)
che di idrocarburi (HC) e monossido di azoto (NO), grazie anche al lavoro del
catalizzatore a tre vie, sistemato nell’unico collettore di scarico
immediatamente all’uscita dei condotti in esso convergenti, per potersi
attivare immediatamente. Consumi molto bassi, dunque, e serbatoio parimenti
ridotto (14,1 litri )
- ma comunque con una notevole autonomia (400 km ) - a tutto vantaggio
dell’intero progetto, in termini di compattezza generale e possibilità di
“stivaggio”, caratteristica fondamentale per gli utenti. I progettisti hanno
privilegiato l’erogazione ai medi regimi, ma la potenza risulta comunque
rilevante e pari a 51,8 cavalli a 6.250 giri. La coppia è di 62 Nm a 4.750
giri.C-aBS di serie e cerchi da 17”
con pneumatici da moto. L’Integra è equipaggiata di serie con il sistema di
frenata combinata C-ABS, dotato di serie del prezioso antibloccaggio.
All’avantreno troviamo un singolo disco con disegno a margherita da 320 mm di diametro, dotato
di pinza a tre pistoncini. Quello centrale è azionato dal comando del freno
posteriore (anch’esso ovviamente a disco, da 240 mm ). Non manca il freno di
stazionamento, che impiega una pinza dedicata. Honda ha lavorato sodo - come ci
spiega ancora il responsabile del progetto, il signor Masanori Aoki - per
donare una guida da moto alla sua prima moto-scooter. E infatti basta dare
un’occhiata alle ruote per trovare due cerchi da 17” (una vera rarità in ambito
scooter), che calzano pneumatici da moto (120/70 davanti, 160/60 dietro). La
forcella ha steli da 41 mm
e regala un’escursione di 120
mm . Dietro troviamo il classico schema Honda Pro-Link
che sfrutta un ammortizzatore vincolato al forcellone in acciaio, che misura
ben 570 mm
di lunghezza. Anche qui l’escursione vale 120 mm . Il telaio è
realizzato in tubi di acciaio e ha una struttura a diamante, ideale per
ospitare il bicilindrico fortemente inclinato in avanti. In questo modo si
ottiene un baricentro basso e si ottiene lo spazio sotto la sella per il
serbatoio e per un vano. Quest’ultimo è di soli 15 litri (ospita al
massimo un piccolo casco jet), ma d’altra parte è lo scotto da pagare per poter
impiegare una ruota posteriore da 17 pollici . L’Integra ha anche un portaoggetti
nel retro scudo e ha la comoda presa da 12 Volt.
P.S.
Il materiale fotografico è stato
fornito attraverso gli uffici stampa di Honda Italia e Lambretta