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19 dicembre 2016

NATALE 2016



NATALE 2016








L'indimenticabile don Tonino Bello, nel suo affascinante

"Scomodi auguri", sviscera il Natale dai più disparati

punti di vista: la memoria di un giorno che non dobbiamo ridurre a

festicciola, ma anche l'accettazione della tenerezza familiare che da

sempre lo accompagna; il ricordo della fatica di un parto e di una nascita

"presso gli ultimi della terra e nella forma degli ultimi" e la

consapevolezza che quel bambino che nasce è il Signore della storia;

la presenza dei poveri e l'attenzione per le miserie che abitano anche

nei cuori di ciascuno di noi…


Per anni ho girato la città e la provincia per visionare opere

presepiali iscritte al Concorso dell'Ufficio Terza Età della

Curia di Napoli, installate in ambienti scolastici, lavorativi, ospedalieri:

ne ricordo uno in particolar modo, realizzato dai Lavoratori

dell'Impianto di Ponticelli della Circumvesuviana, coordinati dal

Maestro Ciro Siesto, dove, proprio dinnanzi alla grotta, era stato

installato un pastore cieco. Proprio questa menomazione fisica faceva

riflettere gli osservatori: la cecità dell'uomo dinnanzi alla

grandezza del lieto evento, la cecità dell'uomo dinnanzi agli

"ultimi", che oggi sono i disoccupati, i sottoccupati, i

precari, gli esodati, gli emigrati, gli immigrati, i diversamente abili, gli

orfani, le vedove, i vecchi, i tossicodipendenti, i malati

terminali…


Questo perché, come ricordava don Tonino, "non posso sopportare

l'idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla

"routine" di calendario.".


Così quel pastore doveva far riflettere non sulla grandezza

dell'opera realizzata con materiale di scarto dai Lavoratori, ma

proprio sulla sua proiezione.


"I poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano

nell'oscurità e la città dorme nell'indifferenza,

vi facciano capire che, se anche voi volete vedere "una gran

luce", dovete partire dagli ultimi. / I pastori che vegliano nella

notte, "facendo la guardia al gregge" e scrutando

l'aurora, vi diano il senso della storia, l'ebbrezza delle

attese, il gaudio dell'abbandono in Dio. E vi ispirino un desiderio

profondo di vivere poveri: che poi è l'unico modo per morire

ricchi" (cit. don Tonino Bello).


Parole chiare, forti, nette che fanno riflettere che il Natale non è

assolutamente un albero pieno di luci o un presepe pieno di statuine.

E' altro, molto altro…


E' l'Emmanuele, che vuol dire "Dio-con-noi"!


Con gli oppressi dal volto spaurito, nelle membra dei sofferenti, nella

solitudine degli infelici, nell'amarezza di tutti gli ultimi della

terra.


Don Tonino si domandava se gli auguri formulati così, magari

all'interno della Stazione Centrale dove tanta gente alla deriva trova

riparo dal freddo notturno della sala d'aspetto (ma senza che aspetti

più nulla e nessuno…), avessero fatto rabbia o tenerezza,

suscitando disprezzo o solidarietà, provocando discredito o lacrime

di gioia…


Ebbene io Autoferrotranviere non so rispondere a questa domanda; so solo

che, oramai, le sale d'aspetto non ci sono più, né di

prima, né di seconda, né di terza classe e i cosiddetti

"clochard" la notte dormono su cartoni ai margini dei binari!


Viaggino gli "auguri scomodi" di don Tonino, sui binari della

Socialità e della Solidarietà, al di sopra e al di là

di differenze di sesso, di età, di convinzioni religiose, politiche e

culturali!!


Gesù bambino nasca veramente fra gli "ultimi" della

storia!!!


Sono questi i miei Auguri per chi mi legge…






EMILIO VITTOZZI

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