BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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12 gennaio 2014

LA LETTERA

Avv. Raffaello Bianco 

On. Stefano Caldoro

Presidente Regione Campania

e.p.c.

Prof. Nello Polese

Ente Autonomo Volturno srl

Via Cisterna dell’Olio n. 44 

NAPOLI 

On. Sergio Vetrella 
Assessore Trasporti R.C. 

Dott. Pietro Voci 
Commissario ad acta 


Corte dei Conti
Napoli 
Organizzazioni Sindacali di categoria 

Oggetto: Crisi TPL - Ultima spiaggia 
Signor Presidente Caldoro, 

gli articoli apparsi sul “Mattino” del giorno 9 gennaio 2014 (cronaca di Napoli, pag. 42), con il titolo “Circum nel caos. 


I comuni reclutano gli autobus privati” e quelli riportati in data odierna dal medesimo foglio, sono probabilmente i più deprimenti , ma anche i più significativi che si siano letti in relazione alla crisi del trasporto pubblico in Campania: più dell’appiedamento di un Ministro, più dell’affondo di Legambiente, più degli escrementi nelle stazioni, più della nostalgia dei tempi che furono e dell’orgoglio di un sistema ferroviario esportato a modello in Europa. 

Purtroppo simili notizie conclamano l’irreversibile fallimento del sistema dei trasporti in Campania poiché le decisioni assunte dai Comuni, che una volta erano serviti da un decoroso servizio su rotaia e che oggi sono messi alle corde da un vertiginoso degrado, rappresentano una sconsolata ma ineluttabile resa, senza appello e senza speranza.

La responsabilità della Regione Campania è enorme: viene definitivamente archiviata la missione del TPL quale strumento di mobilità del cittadino in sostituzione del mezzo privato non solo, ma quale strumento insostituibile per l’esercizio del diritto alla mobilità dei cittadini meno abbienti.

Anni di lavoro, di impegno e di sforzi seppelliti sotto le macerie prodotte da un manipolo di incompetenti.

Sig. Presidente Caldoro, è il momento della verità e dell’assunzione delle responsabilità.

LA VERITA’

Le aziende di trasporto regionale nelle “passate gestioni” maturarono crediti nei confronti della Regione Campania per un importo di ca. 220 mln di euro, alla data degli ultimi bilanci (anni 2009-2010).

Tutto lo strombazzamento e la costosa impalcatura del commissariamento “risanatore” sono praticamente serviti a conseguire il riconoscimento di detto importo, la gran parte del quale già anticipato dalla Regione, con l’unico effetto di prolungare l’agonia prodotta dalla inadeguatezza dei nuovi amministratori.

Per il resto il piano di risanamento è un cumulo di banalità, una serie di utopie e di cattive realizzazioni (licenziamento di dirigenti validi e mantenimento di dirigenti inutili, sostituzione di un direttore generale sanzionata dal tribunale, fallita riconversione del personale amministrativo, illegittime assunzioni che hanno coinvolto anche il vertice regionale, una fusione di tre aziende attuata con il dilettantismo di uno studente che si sia fermato al solo frontespizio di un manuale di organizzazione e di economia aziendale); una serie di indicazioni di iniziative (fatte proprie, ma prima ripudiate) purtroppo non più attuabili, a causa della pessima politica perseguita nel settore.

Basti considerare che gli importi esposti per gli investimenti, copiati pari pari da quelli oggetto della precedente programmazione, non basteranno a soddisfare il 10% dei crediti delle imprese, cumulati nel corso di questi quattro anni di inerzia, di blocco indiscriminato dei cantieri e delle opere, da cui è generato un contenzioso oggettivamente indefinibile.

Le “passate gestioni” dunque assicurarono una decorosa offerta di trasporto, utilizzando risorse inadeguate (da qui i loro debiti/crediti), ferme all’anno 2001, malgrado una legge prevedesse la rivalutazione del corrispettivo e fossero stati prodotti nuovi servizi (soprattutto in Metrocampania Nordest e in Circumvesuviana) , inaugurate nuove stazioni e altre restaurate ( tra le molte: Trencia, Traiano, Acerra, Pianura, Fuorigrotta, Montesanto…)

L’accusa che le risorse disponibili fossero state impegnate per gli investimenti a danno dei servizi di trasporto è una sciocchezza circolata sulla bocca di soggetti incompetenti o in mala fede. Le risorse destinate agli investimenti hanno la loro vincolata destinazione: o si utilizzano o si perdono.

Le passate gestioni hanno fatto, come è noto e visibile, di tutto per non perderle; così come le attuali gestioni, bloccando acriticamente e indiscriminatamente tutte le opere in corso e la programmazione in atto senza un minimo di discernimento e senza sostituirla con una nuova, hanno fatto di tutto per perderle.

L’indebitamento delle aziende dunque nei confronti di banche e di terzi aveva una giustificazione in relazione all’esigenza di assicurare e mantenere l’offerta di trasporto; ma aveva anche una copertura nel corrispondente credito vantato nei confronti della Regione Campania. Sarebbe stato sufficiente onorare quel debito (così come è avvenuto o avverrà con il commissariamento Voci) e i bilanci sarebbero stati di colpo risanati, senza tagli, senza traumi, senza soppressioni, senza sprechi, senza danni a persone, a cose e all’erario.

Oggi purtroppo, a causa delle crepe strutturali provocate da un’assurda e cieca politica, queste risorse a malapena serviranno a finanziare “l’accanimento terapeutico” nei confronti di un malato divenuto inguaribile.

Signor Presidente Caldoro, più che le parole i numeri hanno la loro importanza: Le basta un minuto per rendersi conto del grande successo conseguito dalle “passate gestioni” (più che raddoppiati i trasportati nell’anno 2009 rispetto all’anno 2002) e del fallimento delle attuali gestioni (più che dimezzati i trasportati oggi rispetto al 2009), con il significativo corollario: aumentano le tariffe, ma diminuiscono gli introiti.

Emerge oggi tutta la fallacia della strumentale aggressione alle “passate gestioni”: i crediti delle aziende di trasporto furono definiti disavanzi o perdite (ma poi vennero riprese pedissequamente le precedenti operazioni contabili nei bilanci successivi). In prima battuta il disavanzo si indicò raddoppiandolo; man mano che il tempo passava e la inadeguatezza dei nuovi amministratori produceva danni a dismisura, il disavanzo cresceva, nella convinzione che più il “buco del passato” è grande, più prende corpo l’alibi all’attuale inefficienza. E così il “buco” diventa di 500, poi di 700, poi di 1.000 mln, in una frenetica gara che coinvolge (purtroppo) anche il vertice della Regione, il quale accetta una stupida gara al rialzo piuttosto che squalificare gli stupidi concorrenti.

Nella odierna intervista sul Mattino all’assessore Vetrella, accanto ai soliti spunti di comica amenità, “il buco” supera il miliardo.

LE RESPONSABILITA’

Sono naturalmente di chi gestisce, ma anche di chi opera scelte sbagliate e non impedisce il procrastinarsi degli effetti di quelle scelte.

Il conclamato obiettivo del risanamento dei bilanci delle aziende entro il 2015, a parte la inconsistenza della previsione nelle attuali condizioni, non ha senso se ad esso non si accompagna la garanzia di un ripristino di una decorosa offerta di trasporto ai cittadini: i fatti quotidiani, purtroppo, certificano l’erroneità delle misure adottate e l’annuncio di un accorpamento delle aziende di trasporto su gomma fa tremare le vene ai polsi, al pensiero di come siano state accorpate le aziende su ferro.

Signor Presidente Caldoro, qualsiasi azienda ha valore se raggiunge i risultati e gli obiettivi per cui è nata e per i quali vive. La Fiat ha valore se produce auto di decente qualità, così un’azienda di trasporto ha ragione di esistere e ha valore se produce una decente offerta di mobilità. Tutto qui.

Sembra che i Suoi uomini intendano raggiungere il pareggio di bilancio licenziando dipendenti e soprattutto sopprimendo corse e servizi, in una folle, miope e acritica politica riduttiva.

Se lei avesse seguito una simile politica nel settore della sanità, avremmo qualche ospedale in meno, ma molti loculi in più nei cimiteri… Mi scuso per la pesante similitudine.

Aggiungo, signor presidente Caldoro, che l’incremento del trasporto pubblico ha una incidenza positiva sullo sviluppo e sull’economia di un territorio ma anche un importante effetto sulla salute dei cittadini: è provato che la mortalità o anche le malattie polmonari, soprattutto di anziani e di bambini, aumentano con il diminuire del trasporto pubblico, per l’evidente incremento del tasso di inquinamento ambientale. Tutte cose che alla Regione dovrebbero stare a cuore.

Mi fermo qui e credo che questa sia l’ultima lettera che Le invio e che probabilmente Lei continuerà a non leggere.

La penna oggi non ha prodotto ironie. Questa infatti è una lettera triste.

Sino ad ora nella rabbia dei cittadini, dei sindaci, dei pendolari, degli addetti si poteva leggere il germe della speranza.

Ora purtroppo sono subentrate la rassegnazione dei cittadini e la resa degli enti locali, che intendono organizzare la loro mobilità ricorrendo a mezzi collettivi privati in sostituzione di quelli pubblici.

E’ questa una notizia che suona come i mesti rintocchi di una campana che consegna l’ultimo saluto.

11-01-2014
Avv. Raffaello Bianco 

Amministratore di SEPSA spa sino a febbraio 2011




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