Luciano Graziano della Cisal, uno dei sindacati dell’Ente autonomo Volturno
che raggruppa varie aziende di trasporto partenopee, ha invitato i pendolari
della Circumvesuviana«a mettersi in viaggio solo quando sono sicuri di non
correre rischi». Grazie del consiglio.
E cosa dovrebbero fare gli utenti di quella sgangherata rete ferroviaria
con 142 chilometri di binari e 96 stazioni su sei linee intorno a Napoli?
Seguire un corso di meccanica e poi chiedere di dare un’occhiata, prima di salire, al motore della locomotiva?
Presentarsi in stazione con qualche aggeggio in grado di individuare eventuali
focolai di combustione? Mettere in borsa un estintore? Fare un voto alla
Madonna di Pompei?
Per la terza volta in poco più di un mese, domenica, ha preso fuoco un
treno. Era successo il 18 settembre a Nola, dove centinaia di passeggeri erano
stati costretti a scappare tra i campi. Era successo il 22 settembre dalle parti di Scisciano. È successo l’altra mattina
alla stazione La Pigna. Dove i viaggiatori hanno abbandonato precipitosamente
una carrozza urlando «al fuoco! al fuoco!» L’incendio era partito dai freni surriscaldati. Freni revisionati il
giorno prima (il giorno prima!) all’officina dell’Eav di Ponticelli.
Nessuno stupore. I 144 locomotori della «Circum» hanno mediamente venticinque
anni, più della metà ha passato la trentina, molti perfino la quarantina tanto che
15 sono stati cannibalizzati per rastrellare pezzi di ricambio ormai
introvabili o troppo cari per le casse dell’azienda. E sono così malmessi che
mediamente
sono solo una quarantina quelli che possono circolare, contro i 90 che
sarebbero necessari. Se capita
la giornata storta, è un disastro. Come il 1° maggio, quando vennero registrati
in poche ore 41
guasti.
C’era su uno dei treni, quel giorno, anche il ministro dei Beni culturali,
Massimo Bray, che stava andando in incognito, con il suo zainetto, a vedere di
persona le condizioni di Pompei. Bloccato da un guasto, fu costretto ad abbandonare i propositi iniziali e chiedere
aiuto (motivi di sicurezza) a una pattuglia di polizia.
Un rimedio che sventuratamente non è alla portata di tutti gli altri viaggiatori
e men che meno dei turisti che cercano di raggiungere le rovine pompeiane con
quei trenini sgarrupati quanto certi convogli dell’Africa nera, ricavandone esperienze che vanno a danneggiare
Napoli, il Mezzogiorno e l’Italia intera. Una vergogna.
Francesco Gravetti ha raccontato lunedì, sul «Mattino», il suo viaggio,
tappa per tappa, attraverso tutte le stazioni lasciate incustodite della
sventurata ferrovia partenopea. Il titolo del quotidiano
napoletano (mica de «la Padania»!) era: «Tour nelle 42 stazioni ostaggio di
vandali e ladri». Titolo di catenaccio: «Qui si ruba tutto: perfino pezzi di
scala mobile». E non va così solo nei piccoli snodi secondari. Sono
«impresenziate» (horror burocratico) anche le stazioni di Secondigliano o Torre
Annunziata. La quale ha 44 mila abitanti ed è più grande di vari capoluoghi di
provincia…
Nessun commento:
Posta un commento
I COMMENTI IN QUESTO BLOG NON SONO MODERATI, OGNUNO SI ASSUME LA RESPONSABILITA' DI QUELLO CHE SCRIVE