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21 ottobre 2013

DA GENNARO CONTE: REPORT DELL'ASSEMBLEA PUBBLICA TENUTA IL GIORNO 17 OTTOBRE SCORSO A TORRE DEL GRECO

Il riuscito sciopero del 18 e la bella manifestazione di ieri, incazzata ma pacifica e unitaria, nonostante le provocazioni delle forze dell'ordine, degl'infognati fascisti e dei giornalisti prezzolati e asserviti, che ad ogni tricc-tracco sparato parlavano di "bomba-carta" per fare audience e, magari, carriera, sono stati preceduti da significativi momenti di riflessione collettiva sui diritti che l'attacco del capitale sta sottraendo ai cittadini. Da noi, in Campania, quello alla mobilità è uno dei più evidentemente aggrediti, come attesta lo stato della Vesuviana, ferrovia secondaria locale un tempo orgoglio dei trasporti meridionali, oggi ridotta allo stremo: meno di 40 treni su 140, infatti, viaggiano sui vecchi binari della "Vesu"; le 520 corse al giorno, ancora effettuate fino a tutto il 2011, sono un lontano ricordo; le attese sono estenuanti e interminabili; le piccole stazioni sono state chiuse; i treni vengono soppressi senza preavviso, per consunzione del "materiale rotabile", privo di manutenzione e, quindi, cadente; le carrozze sono stipate di umanità umiliata e irritabile; gli incidenti pericolosi si susseguono a ritmo preoccupante (a settembre, il 18 e il 21, ci sono stati due incendi a bordo di due diversi treni della linea Baiano-Napoli, all'altezza di Saviano, con feriti, fuga nei campi circostanti, panico e blocco del servizio)...
I Precari della Scuola di Napoli, unitamente a Rifondazione Comunista, al movimento Alba e all'associazione di consumatori Assoutenti , forze politiche e movimentiste attive in varie direzioni anche sul territorio di Torre del Greco, hanno voluto lanciare un appello alla popolazione, ai lavoratori della Vesuviana, agli amministratori, per discutere del dramma in atto, per trasformare la rabbia in ragione, per "scagionare" il corpo dei ferrovieri dall'accusa di essere responsabili della crisi attuale (cosa di cui sono convinti i viaggiatori disinformati), per operare una ricognizione storica delle tappe del tracollo dell'azienda e, soprattutto, per cominciare a stabilire un piano d'azione collettiva e dal basso contro lo smantellamento imminente e definitivo dell'amata Vesuviana.
All'appello hanno risposto in tanti, lavoratori ed esponenti del sindacalismo conflittuale - cui si deve l'indizione del partecipato e riuscito sciopero del 18 -, utenti intristiti dall'inefficienza del servizio e forze politiche sensibili al problema, o semplicemente richiamate dall'evento.
Antonio Mazzella, dell'USB, è intervenuto per primo, nella Sala Conferenze del Palazzo baronale di Torre del Greco, dove alla vigilia del 18 ottobre si è tenuto l'incontro. Ha parlato di una riunione svoltasi presso la Consulta per la mobilità finalizzata alla "riprogrammazione dei servizi minimi", un'operazione effettuata con la carta millimetrata alla mano, che si sta attuando allo scopo di accedere al Fondo nazionale Trasporti  istituito da Monti, un fondo alla cui costituzione il Comune di Napoli concorre con il versamento più alto. "Riprogrammare", però, non è altro che un eufemismo per "tagliare", tagliare fuori dal servizio i pendolari più lontani, quelli che abitano in frazioni o comuni poco popolosi, per esempio, come se l'indice di pressione fiscale di questi cittadini non fosse lo stesso del 45% e non meritassero, quindi, anch'essi di avere un efficiente servizio di trasporto pubblico! Quel che si prospetta, secondo Mazzella, che ha parlato di due scenari: quello "zero" (chiusura della Vesuviana) e quello "uno" (ridimensionamento drastico del servizio), è una nuova, selvaggia privatizzazione di chilometri di territorio, l'attivazione del "servizio a chiamata", la fine del trasporto così come lo abbiamo finora concepito.
Accorati e sentiti, poi, sono stati gli interventi dei macchinisti Luca Del Prete e Gennaro Conte, esponenti del sindacato O.R.S.A; il primo ha individuato il momento incoativo della dismissione della Circumvesuviana, e cioè la Legge Burlando 422 del 1997, che ha istituito il trasporto integrato, costringendo la Vesuviana a controbilanciare le perdite di altre aziende meno fruttuose. Il risultato? Biglietti salati e solo 40 centesimi per ogni "Unico" finiti nelle casse della Vesuviana, che ha accumulato debiti. Un'interpellanza parlamentare presentata tramite M5S e a cui si attende la risposta dovrebbe chiarire se ci sarà una proroga della moratoria dei pagamenti ai fornitori o se verranno stanziati i famosi 200 milioni di cui si parla da tempo. Gennaro Conte ha confermato lo scenario politico presentato ed ha illustrato la complessità, anche a livello giuridico, dell'attuale assetto degli Enti coinvolti nella trattativa, anzi travolti dall'ansia di privatizzare, scorporare, demolire, ma ha anche sottolineato la rilevanza estrema della reazione dei cittadini, a partire dalla considerazione che il diritto alla mobilità è un diritto costituzionale e che, soprattutto, senza un trasporto pubblico ed economico che consenta, giorno e notte, di raggiungere i luoghi in cui si svolgono quelle attività e quelle manifestazioni che ciascuno ritiene irrinunciabili per la propria formazione, necessarie per l'esplicazione delle proprie potenzialità o apprezzabili per la diversificazione delle opportunità di svago, la vita stessa diventa grama, grigia, squallida, il che rappresenta un'inaccettabile violenza istituzionale e un pericolo per la tenuta sociale. Conte ha infine annunciato che che il giorno 29 ottobre, presso l'Hotel Terminus di Napoli, a partire dalle ore 10,00, si svolgerà un incontro alla presenza del contestatissimo assessore regionale Vetrella, ribadendo la crucialità dei prossimi due mesi per lo scioglimento dei nodi della vertenza e, quindi, anche per l'intensificazione corrispondente delle azioni di lotta e di pressione sulla politica locale e nazionale.
Umberto Montanaro, altro ferroviere dell'O.R.S.A. di Torre del Greco, ha protestato contro la rappresentazione parziale e banalizzante che anche un programma di denuncia come "Presa diretta" ha offerto del problema del trasporto locale, mentre Vincenzo Bottiglieri, dell'USB, ha deplorato l'atteggiamento passivo dei sindacati confederali, proni ai voleri e ai piani governativi e dichiaratamente pronti a scongiurare il conflitto piuttosto che a farlo deflagrare.
Giuliano Pennacchio, della Segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, ha analizzato il problema stagliandolo sullo sfondo delle dinamiche politiche occorse negli ultimi anni, e ha proposto iniziative a lungo termine (petizione) capaci di coinvolgere e tenere alta l'attenzione e la reattività dei cittadini, in attesa che si aggreghi un polo di forze capaci di opporsi seriamente ed efficacemente, a livello parlamentare, alle politiche di austerity.Per i Comunisti Italiani ha parlato Salvatore Esposito, il quale ha ribadito il ruolo svolto dalla stampa nella neutralizzazione studiata del conflitto. Da nessuna fonte, per esempio, si è saputo che i vertici dell'azienda EAV, responsabili del fallimento della Vesuviana, sono stati tutti riconfermati dall'assessore Vetrella. Esposito ha poi allargato l'analisi alla situazione locale, sottolineando che Torre del Greco manca di un trasporto pubblico su ruota pur avendo la città un'estensione di 12 chilometri. Il diritto alla mobilità viene negato o "appaltato" a privati che, in modo selvaggio e senza garanzie, offrono un servizio desultorio e pieno di incognite, all'insegna dell'illegalità. Anche la vicenda dell'ospedale Maresca, di cui restano aperti, grazie alle battaglie condotte dal Comitato sorto per difenderlo, alcuni reparti, ma che pare votato alla chiusura, si può ricollegare alla mancanza di trasporti efficienti che avrebbero potuto renderlo punto di riferimento per i Comuni limitrofi.
Vincenzo Sforza, del movimento Alba, ha isolato l'origine ideologica del fenomeno della liquidazione dei Beni Comuni, cioè l'idea, artatamente indotta, che il "pubblico" sia di per sé manchevole e inefficiente, mentre il privato, col meccanismo della concorrenza, determinerebbe un innalzamento "naturale" dei livelli del servizio. Si è visto, però, specie nella peculiare situazione italiana, che il privato lucra sull'introito pubblico senza migliorare il servizio, e si ricapitalizza, in caso di perdita, a spese di tutti i contribuenti, sicché non costituisce affatto una soluzione, e tantomeno "la" soluzione.
A ricordare i fasti della Vesuviana e a rappresentare, con la propria testimonianza, le limitazioni prodotte dal suo tracollo, ci hanno pensato, alla fine, Raffaele Russo, dell'IDV, affezionato utente della Vesuviana, adottata perfino come "indice" di misurazione del Comune di Torre del Greco (il comune delle 5 fermate di Vesuviana, appunto!), il quale ha posto l'accento anche sull'evasione del pagamento del biglietto e sul senso civico che dovrebbe contraddistinguere utenti e politici, e Maria Pia Tortora, studentessa a attivista, che ha raccontato in modo realistico e con giusta rabbia la giornata-tipo dello studente pendolare, impossibilitato a seguire i corsi, tradito dalla soppressione selvaggia delle corse, strozzato dai tempi e dagli orari impossibili della Vesuviana, spesso costretto a ripiegare sul costoso taxi per poter rientrare o raggiungere le sedi universitarie. La studentessa ha anche riportato ai tagli inflitti ai servizi dagli ultimi governi la matrice del peggioramento della qualità di vita e di lavoro dei cittadini, auspicando un rinnovamento politico capace di reimpostare il discorso sulle priorità della vita associata.
In conclusione, un riuscito incontro "politico" e non solo un raduno "nostalgico", un incontro propositivo e utile, che ha consentito alle forze interessate alla salvaguardia del "bene-comune-Vesuviana" di conoscersi e di iniziare un percorso che si spera riesca ad arginare la deriva privatistica e la liquidazione di un mezzo di trasporto cui è legata tanta parte della vita produttiva e culturale dei cittadini vesuviani.



1 commento:

  1. Sotto a quelle "botticelle" da ragazzacci (eppure le immagini parlano chiaro)un poliziotto è stato colpito da infarto. Ma questo è marginale. Come marginali sono i temi che ormai la sinistra vintage porta avanti. Non so quale disegno è attaccato al sogno degli agitatori di professione, parlamentari e non, sindacalisti e non, ma mi sembra opportuno risvegliare alcune coscienze assopite sotto "al sol dell'avvenir".
    Non so nemmeno se la strada del cyber-populismo sia quella da praticare, in assenza di strategie politiche. Prendersela con la stampa, prendersela con altri sindacati,è sinonimo di bullismo mentale. Malgrado tutto, aspettiamo che il governo intervenga. D'altro canto, il fallimento totale dell'istituzione Regione (ne parla anche Caldoro). Penso che la sinistra vintage ed il cyber-populismo dovrebbero concentrarsi su questo. La nostalgia è diventata ciarpame alla deriva. alfredociaramella.ciaramella1@gmail.com

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