BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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13 luglio 2013

IL CHIACCHIERICCIO CHE CONTINUA.....IL POSTINO DI BASKERVILLE

A proposito del chiacchiericcio,vorrei regalare a questi puntigliosi spettatori,critici su tutto,senza però mai chiedersi se non siano corresponsabili,del degrado e degli abusi che subiamo in silenzio,da anni........Ecco,per ritornare sull'argomento,il postino di Baskerville,regala alla spettabile clientela(si dice così?)un affresco sulla GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino...Paolo Sorrentino fa il film perfetto per l'Italia contemporanea...Tra molti anni sarà letto,non da solo a dir il vero,come un documento indinspensabile per conoscere chi  eravamo...Molte cose già le sappiamo perchè le viviamo tutti i giorni...Il film,ci i fa rivedere i trenini alle feste(belli perchè-dice uno di loro-non portano da nessuna parte)i preti che danno consiglio su tutto tranne che sulla spiritualità...In poche parole:la grande bellezza è innanzitutto un film sui fantasmi....Fantasmi di ieri e i fantasmi di oggi......Il commento che propongo non è mio,ma lo scelto perchè parla dei nostri fantasmi....Siamo noi....?????????????
Cordiali saluti 

E sotto il chiacchiericcio e il rumore, 

'La Grande Bellezza'




“…è tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore, il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura. Gli sparuti e incostanti sprazzi di bellezza, e poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile”.


Forse se provassimo a tacere, a fermarci un attimo a riflettere, a smetterla di lamentarci o piangerci addosso, lo capiremmo anche noi.
Sotto il chiacchiericcio c’è la vita, che troppo spesso ci dimentichiamo di vivere.
Sotto il rumore invece, ci sono i sogni infranti, barattati per un pizzico di deplorevole fama.Sotto il silenzio e il sentimento, le nostre ambizioni disintegrate dall’inesauribile desiderio di apparire importanti, famosi, convincenti, agli occhi di chi poi, nessuno lo sa.Sotto l’emozione e la paura resta ciò che eravamo, il nostro passato, il coraggio che non c’è più, la nostalgia, l’unica vera alleata di chi teme il futuro e ciò che verrà.Dietro tutti questi rimpianti, dietro l’amarezza, la rassegnazione, la disperazione, c’è “la grande bellezza”.È lì, anche se nessuno lo sa, anche se nessuno la vede.È lì che aspetta ognuno di noi, ma non tutti la meritano.Molti addirittura se ne andranno senza averla nemmeno sfiorata.Tanti, o almeno tutti quelli disposti a vendere l’anima al diavolo per colmare la loro fame di successo, sarebbero disposti a barattarla per cinque minuti di celebrità.Sorrentino lo sa bene, e ci sbatte letteralmente in faccia questa verità assoluta per tutti i 140 minuti de “La Grande Bellezza”, con prepotenza, nonostante i virtuosismi visivi e il montaggio perfettamente fluido.Arrogante? Un po’.Ridondante? Parecchio, soprattutto quando cerca di rimarcare il concetto, ma ben venga in quest’epoca di totale decadimento dei valori e dei capisaldi della nostra società, meno male che qualcuno tenti di scuoterci un po’.Il risultato? Alla fine del film, circondati dal buio della sala e dal silenzio, molti di voi saranno sicuramente rimasti come la sottoscritta, imbambolati e turbati, a fissare i titoli di coda e le immagini finali, rapiti dalla musica in sottofondo, confusi, spaesati, ancor meno ottimisti di prima.Paolo Sorrentino compie un viaggio lugubre e desolante nella società di oggi, nei meandri di Roma, città a tratti silenziosa e deserta, a tratti chiassosa e invadente, fin dentro i suoi giardini eleganti, nelle chiese, nelle ville di periferia, negli attici di fronte al Colosseo.È la capitale, ma potrebbe essere qualsiasi altra città italiana.Sotto certi aspetti è ancora la Roma raccontata da Federico Fellini o daEttore Scola e il regista de Le conseguenze dell’amore, cerca di ricordarcelo in ogni sequenza, perché non ammette distrazioni, non vuole che perdiamo di vista il concetto chiave della pellicola.Tra sogni e illusioni, ci guida in una nuova “dolce vita”, più amara, più disillusa di quella che ben conosciamo.Eppure Roma è sempre quella, siamo noi a essere diversi, ed è evidente sin dalla prima sequenza: “Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco, la sua forza, va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato…”.In questa Roma, così sorniona ma così aggressiva, siamo noi che decidiamo cosa sarà del nostro futuro, della nostra credibilità.Perché essere credibili, onesti, coerenti, forse è la cosa più difficile al giorno d’oggi. Salvaguardare noi stessi senza svendere la nostra integrità morale, non è affatto semplice.Lo sa bene Jep Gambardella, il protagonista del film, e tutti i personaggi che gli fanno da contorno. Macchiette di quella fetta di società pseudo borghese che si riempie la bocca di frasi fatte e pompose, che scrive senza neanche sapere di cosa, che parla di arte per darsi un tono, per apparire, per accrescere quella sterile apparenza di cui vive.E lì in mezzo, tu chi sei, Jep? Pensi davvero di essere migliore di loro solo perché oggi sei qui a raccontarcelo?Chi siamo noi? Quanti di noi possono davvero ritenersi integri, coerenti?A questo, e a molti altri interrogativi, Sorrentino prova a dare risposte, tra stereotipi contemporanei e affermazioni sì retoriche ma altrettanto veritiere. La sua regia è manieristica, forse troppo, e pur creando continuità e coerenza per tutti i 140 minuti, alcune sequenze stridono poiché sembrano piazzate a casaccio nella pellicola e vanno a incrinare l’omogeneità generale.In alcuni passaggi restiamo un po’ spaesati, titubanti, ci verrebbe quasi voglia di gridare ma no, non serve, perché in fondo la soluzione è lì, davanti ai nostri occhi: basta concentrarsi su Tony Servillo, sulla sua straordinaria capacità di calarsi nel personaggio di Jep, sulla sua innata e inarrivabile bravura per ritrovare la concentrazione.E intorno a lui, un Carlo Verdone diverso (seppur non troppo convincente) dal solito, ancor più malinconico, sfortunato e fragile di come siamo abituati a vederlo; una Sabrina Ferilli inverosimilmente cupa, triste rassegnata; un Carlo Buccirossomeno brillante del solito per ironia e arguzia, ma pungente quanto basta per il personaggio che gli è stato affidato.Tutto sembra orchestrato alla perfezione, e alla fine del racconto, tutto torna. Ma qualcosa, dentro di noi, è cambiato.Sorrentino ci ha spiazzato perché ha portato sul grande schermo i responsabili del marcio che regna e imperversa nella società di oggi: i radical chic che cenano con caviale e champagne ma non hanno la tv perché “non la guardano”, gli italiani medi che per sconfiggere la noia si buttano a capofitto sui social network perché solo lì possono inventarsi una vita che in realtà non hanno. E ancora, nobili in mutande che si svendono per due lire per partecipare alle serate mondane, cardinali che la fede, neanche sanno dove sia di casa, spogliarelliste con più anima e più cuore delle suore severe che sgridano i bambini nei cortili delle scuole. Gli arabi ricchi che cenano in lussuosi ristoranti romani e i turisti cinesi che fanno le foto dall’alto del Gianicolo.Visto dall’alto sembra tutto uguale a ieri, e anche Roma, tutto sommato è sempre la stessa.Siamo davvero noi a essere diversi, disperati, disposti a tutto per un po’ di celebrità. Perché oggi come ieri, tutto si può comprare in un modo o nell’altro. A che prezzo però? Provate a pensarci, e non dimenticate che la credibilità ahimè, quella no che non è mai stata in vendita.

Fonte:http://giovanecarinaedisoccupata.blogspot.it/2013/05/e-sotto-il-chiacchiericcio-e-il-rumore.html




10 commenti:

  1. Grazie per la mention Giovanni, felice che la mia recensione ti sia piaciuta. A presto.

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  2. I RUMORS
    Devo qualche spiegazione sulla motivazione,che mi ha spinto a scegliere un commento,scelto tra tanti(a mio giudizio molto bello)sul viaggio al termine della notte(di Celine)che fa da incipit alla grande Bellezza del cineasta napoletano….L’occasione mi è stata data,da un articolo di giornale,(riportato sul blog)che qualche fonte alluvionata o avvelenata, addebitò con sicumera senza “fonte”….. ….
    Come dire:non rivelavo il luogo della sacra sorgente …. .Come è mia abitudine,(mi dico)devo essere certo di sapere come stanno davvero le cose…E quindi,nel dettaglio: registro dati,fonti e normative… (La ricerca della verità richiede sempre del tempo prezioso…)
    Noto però che i rumors provengono sempre da chi è avvezzo a frequentare stanze dei bottoni e pratica la sublime forma del chiacchiericcio….
    Il chiacchiericcio : ovvero,il rumore vacuo,senza senso,….il pettegolezzo….
    (Mi chiedo)Se la fonte è stata regolarmente fornita:cosa c’è che non va? Essere informati?E perché?Se la trasparenza è un valore perché l’osteggiano?Forse perché è più facile governare,chi non conosce…
    Quindi la vera domanda:è cosa c’è dietro i rumors che si presentano così puntuali e ostili? Forse,perché è l’informazione che non deve essere veicolata?Forse:non dobbiamo essere noi a decidere del nostro destino ?… E ,ditemi,la normalizzazione è utile a tenerci fermi ed incollati sull’orlo del precipizio:distillando insicurezza,e precarietà…?.In una parola: la paura… …Ma paura di cosa? Probabilmente,di chi gestisce e decide al nostro posto…In pratica:di chi deve decidere del mio futuro…..Perché?E di cosa,dovrei avere paura?Forse degli stessi che in questi anni,con molta munificenza ci hanno accollati debiti,Piani industriali(patacche), pignoramenti,fallimenti, esuberi, contratti di solidarietà etc,etc,etc…. ??? …
    Ovviamente,mi riferisco ai politici; mi riferisco agli Amministratori;mi riferisco a quei dirigenti sindacali da troppi anni incollati sulle poltrone….Sempre gli stessi:INAMOVIBILI!…
    (Non frequentano più i luoghi di lavoro e né rendono praticabili: le forme,e le istanze della democrazia sindacale...le R.S.U.non si sono mai riunite-e sono state espropriate della capacità di decidere)
    Ma se vogliamo decidere del nostro destino,(faccio io)per farlo,bisogna essere informati……E se noi mettiamo insieme le forze potremmo smettere di avere paura???
    Morale:…Quando chi “ governa” teme la gente,si ha la libertà….Ed intaccare la credibilità è una pratica molto diffusa per screditare il dissenso……….Ormai lo capiscono anche i fessi che c’è qualcosa di non detto sulla scelta di tagliare solo il costo del lavoro…..L’ordine da ROMA fu perentorio:bisogna tagliare il costo del lavoro;le retribuzioni;gli organici;e i costi…..Bisogna favorire le imprese…Se poi c’è DEBITO:giocoforza, bisogna tagliare le corse…E tra ferro e gomma: salviamo il trasporto su ferro… Quindi diventa tutto più chiaro:i “ dissidenti “ quando azzardano qualche pallida(?) critica subiscono prima gli strali;e poi la censura…Qui ogni sistema è buono… Se prima andava bene la disinformazione o la censura,….adesso si cerca il pretesto..Tornano buone anche le fonti….
    Feudi,castelli,e corti ci hanno insegnato in questi anni che i politici,gli amministratori(ne sono transitati tanti),e dirigenti possono fare quel che gli pare…Abusare e usare cariche pubbliche per farsi gli affari suoi….IL cosiddetto PRIMATO DELLA POLITICA,nasconde il motto del Marchese del Grillo ”Io so io e voi nun siete un cazzo”….E se qualcuno osa criticare e controllare,è un intruso e va ricacciato indietro…Su questo vasto programma si sono praticate inciucio,e armonizzazioni delle retribuzioni,che ci hanno ridotto in questo miserevole stato… E mai nessuno ha pagato per le rovine prodotte….
    (Continua)

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  3. CONCLUSIONI
    Verrà il tempo in cui riguardando il passato,si tireranno le somme…Ma intanto,già oggi, ci si può accontentare di tanti,di troppi,di molti segnali che prefiguravano il crollo e lo riempiono di attonita meraviglia…Il mio pensiero è rivolto a tutti quelli che si sono defilati;quelli che sapendo hanno taciuto e stanno ancora tacendo;quelli che mentono e sanno di mentire;quelli che per ingordigia di successo e di potere;quelli che per superficialità,quelli che per negligenza o di vacuo apparire,rumoreggiano in fondo alla sala con un continuo e biasimevole chiacchiericcio…Chissà che effetto farà,tra 20 o 30 anni(quando anch’io sarò cibo per i vermi)ritornare a scorrere,con il cursore del blog, per rivivere questa rappresentazione di guitti e di maschere d’avanspettacolo che hanno incupito,afflitto e torturato lavoratori,cittadini,e utenti…La scena agli occhi degli “ altri “ si presenterà con luci colorate,lo schermo che dilata volti e gesti in un passato che proietta solo rovine sul futuro….Vista 20 anni dopo la scena sarà surreale…Uno spezzone di un FILM LUCE…Le promesse,i video trionfalistici,la crudeltà e le minacce;le colpe dei macchinisti,degli impiegati;di tutti quelli che avevano già visto in anticipo e furono costretti a sloggiare…..E poi:i mirabili risultati;gli ambiziosi traguardi;l’ipnotica noia ed i fumosi sproloqui….
    E’ tutto il piccolo mondo antico che se ne va…Amaro,tragico, e comico insieme….E come ogni “Finis Regni”che si rispetti,è doveroso ripensare alle feste con trenino e cotillons….Ridicole e patetiche sono le scene; tragiche sono le conseguenze…Non c’è quindi caduta che non ispiri sconforto e rabbia…Di solito si sceglie che il conto lo paghino i superstiti….Ed il capro espiatorio è una sceneggiatura già troppe volte raccontata,per non essere riproposta…

    (Scrivevo)Egregio Direttore la fonte è stata già fornita nel titolo di testa.....Giorno??? 11 Luglio 2013.....Se poi devo rivelare anche le coordinate on line,sono disponibilissimo a fornirle......Non è il terzo segreto di FATIMA……In sequenza ho fornito le fonti…..
    1)m.ilmattino.it/m/mattino/articolo/napoli/302896(Il mattino mobile Paolo Mainiero 11 Luglio 2013)

    (Ripropongo l'incipit dell'articolo)
    Scade oggi il termine per la presentazione delle nuove offerte per rilevare Eavbus, la società fallita lo scorso novembre e gestita in via provvisoria da Eav in virtù di un contratto di fitto di ramo d'azienda la cui scadenza è prevista il 31 luglio. Le nuove offerte devono essere presentate al collegio fallimentare (composto da Sergio Sciarelli, Astolfo Di Amato, Maurizio Siciliani).........E bla,bla,bla,bla......(il chiacchiericcio che continua)
    A proposito del chiacchiericcio, vorrei regalare a questi puntigliosi spettatori,critici su tutto,senza però mai chiedersi se non siano corresponsabili,del degrado e degli abusi che subiamo in silenzio,da anni........Ecco,per ritornare sull'argomento,il postino di Baskerville,regala alla spettabile clientela(si dice così?)un affresco sulla GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino... Paolo Sorrentino fa il film perfetto per l'Italia contemporanea...Tra molti anni sarà letto,come un documento indispensabile per conoscere chi eravamo...Molte cose già le sappiamo perchè le viviamo tutti i giorni...Il film,ci i fa rivedere i trenini alle feste(belli perchè-dice uno di loro-non portano da nessuna parte)i preti che danno consiglio su tutto tranne che sulla spiritualità...In poche parole:la grande bellezza è innanzitutto un film sui fantasmi....Fantasmi di ieri e i fantasmi di oggi......Il commento che propongo non è mio,ma l’ho scelto perché parla dei nostri fantasmi....Forse:siamo noi....?????????????

    IL POSTINO DI BASKERVILLE

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  4. Corriere Del Mezzogiorno

    NAPOLI - I dipendenti dell'Eavbus hanno dato vita a una manifestazione di protesta occupando i binari della ferrovia Circumvesuviana di Napoli.

    A ISCHIA TUTTO FERMO -

    Su 530 autobus del parco macchine - si apprende dalla stessa società - ne sono usciti dai depositi circa 250 a causa della protesta. I maggiori disagi sono stati registrati sull'isola di Ischia dove i mezzi non hanno circolato.

    ATTESA PER MERCOLEDI' -

    Eavbus è la società del trasporto su gomma del Gruppo Eav, holding del trasporto della Regione Campania, dichiarata fallita dal Tribunale di Napoli nel Novembre dello scorso anno. Per MERCOLEDÌ' è attesa la decisione della curatela fallimentare sulla gara indetta per affidare la gestione dell'azienda. Sono tre le domande pervenute allo scadere del bando lo scorso 11 luglio.

    IL PD: ISTITUZIONE FACCIANO DA GARANTE -

    «Siamo vicini a tutti i lavoratori della EavBus, che in queste ore vivono nell'incertezza una vicenda societaria che, a seguito del fallimento di novembre, ha generato seri rischi per la continuazione del servizio e per il mantenimento dei livelli occupazionali». A dichiararlo sono il consigliere regionale del Pd Mario Casillo e i deputati democratici Assunta Tartaglione e Massimiliano Manfredi. «L'auspicio ora( continuano) è che la gara per la nuova assegnazione del fitto di ramo d'azienda veda prevalere a breve la soluzione a totale partecipazione pubblica, con l'accoglimento dell'offerta presentata da EAV SRL, CTP e AIR. Nessun pregiudizio verso le alternative private, ma in questo momento così delicato per l'azienda e per i dipendenti riteniamo indispensabile che siano le Istituzioni a dover garantire il funzionamento dei servizi e il prosieguo di tutte le attività lavorative. Un impegno, questo, che in primis deve essere assunto dalla Regione, che nei mesi scorsi con disattenzione e superficialità ha permesso che la Eavbus finisse addirittura per fallire. Adesso è il momento del rilancio».

    Redazione online
    16 luglio 2013
    © RIPRODUZIONE RISERVATA




    "...Dopo gli Amministratori straordinari;i Commissari liquidatori;i curatori fallimentari che cedono(?);gli Amministratori Unici che affittano(?);i Giudici fallimentari che bandiscono gare,....Leggi Regionali dedicate,insomma IL CAOS.. ..Questa è la descrizione in breve della confusione che regna sovrana nell'E.A.V BUS...L'azienda portata al fallimento,per pochi soldi e con una sospetta e colpevole "DISTRAZIONE"...E lo scenario può ancora peggiorare.Se l'offerta pubblica non viene accolta,lo scenario rimarrà confuso e questo determinerà nella migliore delle ipotesi l'affidamento ad un privato;nella peggiore lo spacchettamento dell'azienda per le diverse PROVINCIE servite....Ma questa è una storia che non vorremmo mai scrivere...
    "(A.AIELLO-Articolo 16)

    (Scrivevo..il 6 APRILE del 2012-- "QUEI FIGURI ANTICHI DI TANTI ANNI FA---I GATTOPARDI……")

    “Tanto per capirci,il modello di cui temo(ahimè!)l’applicazione,è quello di KEN LOACH e delle ferrovie inglesi(Film:The Navigators).
    “-Ridurre il costo del lavoro-Privatizzare-Svendere il Patrimonio (Cespiti aziendali)….”
    Raggiunto l’obiettivo,in rapida successione:fuoriuscita dei lavoratori in esubero dal ciclo produttivo, competizione,e aumento di produttività….Come?Con meno organici,compressione dei tempi di lavorazioni, spostamento del personale attraverso una mobilità spregiudicata,flessibilità e soprattutto ricatti…E tutto questo:a discapito di cosa?Ovviamente:dei lavoratori e della sicurezza...Ed a vantaggio di chi? Dell’IMPRESA! E’ un’equazione perfetta per avere il controllo assoluto:del basso costo del lavoro,della diminuzione dell’organico occorrente e della conflittualità in azienda…..”

    IL POSTINO DI BASKERVILLE

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  5. Perché all'America piace la Grande Bellezza...(Di CURZIO MALTESE)

    LA "Dolce vita" ai tempi di Berlusconi. Il New York Times ha trovato la formula giusta per lanciare "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino in America. Il film, piuttosto snobbato dalla critica nostrana e provinciale, è diventato un culto della critica internazionale. Prima ha sbancato gli EFA,gli Oscar europei,come miglior film, regista, attore protagonista e montaggio.
    POI è stato inserito nella cinquina del Golden Globe, anticamera degli Oscar.

    Il viaggio nel mondo dell'opera di Sorrentino merita qualche riflessione perché non accadeva da un'eternità, forse proprio dal capolavoro di Fellini, che un film italiano davvero contemporaneo, sul qui e sull'oggi, riscuotesse tanta attenzione all'estero.

    "La grande bellezza" non è una storia di mafia o camorra,un genere molto riconoscibile fuori dai confini.Non è nemmeno una storia d'italiani poveri ma belli fra guerra e dopoguerra, come "Mediterraneo" o "Nuovo Cinema Paradiso" o anche "La vita è bella", sia pure reso universale dal genio poetico di Benigni e Cerami e dal tema assoluto dell'Olocausto.
    Il film di Sorrentino ha per protagonisti italiani normali e senza qualità, borghesi nostrani ricchi ma brutti.
    Non si racconta una storia,almeno nel senso convenzionale,non accade davvero nulla e non è previsto un lieto fine o un riscatto morale.
    È un viaggio nei mediocri inferi della Roma dei nostri giorni, popolati da poveri diavoli baciati da una certa notorietà mondana, all'affannosa e insoddisfatta ricerca di piaceri tanto fatui quanto stordenti.
    Circondati e sfiorati di continuo da una grande bellezza indifferente a loro e alla quale sono indifferenti.
    Il punto è questo: siamo noi.

    "La grande bellezza" è l'unica opera, non solo film, che abbia affrontato e descritto il male di vivere di questi anni. La grande depressione italiana.
    Dei tanti segreti che affollano la storia e le cronache nazionali, questo è il più occulto e il meno indagato.
    Abbiamo centinaia di film e romanzi e saggi che svelano nei dettagli le organizzazioni mafiose e la corruzione politica, le trame vaticane e quelle dei servizi segreti, l'ascesa di Berlusconi e la caduta della Prima Repubblica. Ma nessuno riesce a raccontare quello che è agli occhi di molti stranieri il vero enigma. Le ragioni che spingono da vent'anni un paese ricco di storia, splendore e talento, a inseguire un insensato e perpetuo carnevale di gusto televisivo, in una colossale perdita di tempo e di occasioni che si traduce in un declino morale, fisico, economico senza rimedio. Un happening all'apparenza festoso e buffo, come le feste romane filmate da Sorrentino, dove gli invitati cercano di affogare crescenti rancori e frustrazioni e fallimenti, per arrendersi alla fine a un senso oscuro di morte.

    Jep Gambardella è il disincantato traghettatore di questa discesa all'inferno, romanziere mancato e cronista mondano, come il Marcello Rubini di Fellini e Flaiano, ma con trent'anni in più e ancora meno illusioni. "La grande bellezza" è un titolo paradossale, altro omaggio a Fellini.
    Per quanto "La dolce vita" sia inarrivabile perfino in questo.
    Da mezzo secolo la formula usata in tutto il mondo per definire in due parole la gioia di vivere degli italiani è il titolo di un film d'inesorabile,limpida disperazione. Decisamente, all'estero non capiscono gli italiani.
    Forse è meglio così.

    (CONTINUA)

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  6. -«L’AMACA»
    ( Michele Serra-REPUBBLICA)


    Come Curzio Maltese penso anche io che “La grande bellezza” sia un magnifico, potentissimo film. Mi aveva colpito, quando uscì nelle sale, l’accoglienza piuttosto gretta che buona parte della critica nazionale gli aveva riservato, e mi rende felice il suo successo internazionale, fuori dalle mura della nostra affaticata provincia.
    Sorrentino — scrive Maltese — racconta la decadenza italiana come “una colossale perdita di tempo e di occasioni”. È così: nel film la bellezza di Roma è l’inutile quinta di un carosello vacuo, senza senso e senza meta. La bellezza, percepita con indifferenza o malamente intravista da protagonisti storditi dalla propria deriva, concentrati solo sul sé, è la vera occasione perduta. Allora, forse, non è per caso che il film all'estero sia applaudito senza le riserve che lo hanno accolto in patria. Le cose belle ci passano accanto — o ci languono attorno — con scarse possibilità di scalfire la nostra apatia.
    Bellezza decrepita,non curata,o bellezza tradita,non riconosciuta. Scrive Valerio Magrelli in “Geologia di un padre”:SE CRISTO TORNASSE IN QUEST'ITALIA LO INCHIODEREBBERO A UNA CROCE DI ALLUMINIO ANODIZZATO....



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  7. -«L’AMACA» DEL 15 DICEMBRE 2013 (di Michele Serra-REPUBBLICA)
    15 dicembre 2013

    Come Curzio Maltese penso anche io che “La grande bellezza” sia un magnifico, potentissimo film. Mi aveva colpito, quando uscì nelle sale, l’accoglienza piuttosto gretta che buona parte della critica nazionale gli aveva riservato, e mi rende felice il suo successo internazionale, fuori dalle mura della nostra affaticata provincia.
    Sorrentino — scrive Maltese — racconta la decadenza italiana come “una colossale perdita di tempo e di occasioni”. È così: nel film la bellezza di Roma è l’inutile quinta di un carosello vacuo, senza senso e senza meta. La bellezza, percepita con indifferenza o malamente intravista da protagonisti storditi dalla propria deriva, concentrati solo sul sé, è la vera occasione perduta. Allora, forse, non è per caso che il film all'estero sia applaudito senza le riserve che lo hanno accolto in patria. Le cose belle ci passano accanto — o ci languono attorno — con scarse possibilità di scalfire la nostra apatia.
    Bellezza decrepita,non curata,o bellezza tradita,non riconosciuta. Scrive Valerio Magrelli in “Geologia di un padre”:SE CRISTO TORNASSE IN QUEST'ITALIA LO INCHIODEREBBERO A UNA CROCE DI ALLUMINIO ANODIZZATO....


    P.S.:Ieri "La DOLCE VITA"DI FEDERICO FELLINI,oggi la Roma decadente de " La Grande Bellezza" di Sorrentino.......
    E' la a DECA-N-DENZA....Una danza macabra sui destini italici;di un paese fermo che affonda nelle sabbie mobili,dove cresce il divario tra i primi irraggiungibili e gli ultimi…. L'ultimo giro di ballo del veglione di fine anno,di buffoni e cialtroni;di morituri che ancora cercano con il chiacchiericcio di farsi belli...Dal 1 Gennaio 2014 diventa operativo il FISCAL COMPACT....



    (L’obbligo per i Paesi con un debito pubblico superiore al 60% del P.I.L, di rientrare entro tale soglia nel giro di 20 anni, a un ritmo pari a un ventesimo dell’eccedenza in ciascuna annualità;L'italia,avendo un debito pubblico che supera i 2000 miliardi di euro,pari ad oltre il 120% del PIL,dovrà adottare delle manovre finanziarie che entro venti anni portino ad una riduzione del 60% del debito, cioè dovrà ridurre il debito pubblico del 3% ogni anno per venti anni consecutivi. Ciò comporta, oltre all'obbligo del pareggio del bilancio, l’obbligo di realizzare un avanzo primario che consenta di pagare 100 miliardi di interessi all'anno (prendendo a base un tasso d’interesse del 5%) e circa 40/50 miliardi per la riduzione del debito. In una situazione di depressione del ciclo economico queste misure sono insostenibili.)
    (Domenico Gallo Consigliere della Corte di Cassazione)

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  8. La bellezza dell’Oscar (Curzio Maltese).
    04/03/2014

    SI FA in fretta una tazza di caffè Kimbo portato da casa e corre con il figlio Carlo, il produttore Nicola Giuliano e un amico di Napoli al bar italiano di Rodeo Drive, dove trasmettono la diretta di Livorno-Napoli. Impreca all'autorete del portiere Reina, sotto lo sguardo interrogativo degli avventori, e commenta alla fine con Nicola: «Speriamo che stasera vada meglio». Tanto per non dimenticare che anche il cinema è un gioco, uno dei più belli inventati dagli uomini, magari. È lo stesso Sorrentino che quando all’Academy annunciano la vittoria del suo film, assiste con calma olimpica all’assalto tifoso di mezza Hollywood che lo adora, Leonardo Di Caprio che davanti a lui stringe i pugni urlando «Italian movie! Italian movie!», Martin Scorsese che sbuca da dietro e lo abbraccia, Spike Lee che arriva da sotto e gli salta al collo e grida «Italy! Rome! Napoli! Paolo!», mentre più in là Cate Blanchett fa un mezzo inchino a Toni Servillo. Poi con passo timido sale sul palco ed è l’unico fra i cento nominati a non aver in tasca o in memoria il discorso scritto, perché è napoletano tendenza Eduardo, così che gli esce dal cuore pure il grazie ai Talking Heads e a Maradona. «Mannaggia, nell’emozione mi sono pure dimenticato di ricordare i due amici cui è dedicato il film, Maurizio Ricci, mio compagno d’infanzia, e Peppe D’Avanzo».
    Un Oscar non cambia la vita, la stravolge. Alle nove del mattino dopo, nella casa dell’amico Thomas a Muholland Drive dove la famiglia Sorrentino aveva già festeggiato il Golden Globe, con la tazzina di caffè in mano e l’Oscar che ci guarda dalla mensola della cucina, gli domando se capiterà anche a lui. «E chi può sapere? Io ancora non mi rendo conto. Cerco di non farmela stravolgere. No, non penso di venire a lavorare qui. Non ne ho l’ambizione, o forse il coraggio, come l’ha avuto Muccino. Questo premio mi ripaga di quindici anni di fatica, di lavoro duro, ma ora provo a ripartire da zero. Non penso di dover fare subito un filmone. Voglio al contrario ricominciare con un film piccolo, intimo. L’ho già scritto. È una storia di amicizia fra due vecchi. Le riprese inizieranno a maggio, Michael Caine protagonista».
    Per ora, la gloria di Hollywood, la pioggia di premi nel mondo, non l’ha cambiato. È come l’ho conosciuto quindici anni fa, al principio dell’avventura, a Napoli, primavera del ’99, curiosamente di ritorno in Italia dagli Oscar di Benigni. Grazie alla moglie Daniela D’Antonio, collega di
    Repubblica, che nella notte ha incantato in mondovisione con un sorriso da star e un rosso Armani «terrific». Era allora un giovane di una timidezza d’altri tempi, squarciata da lampi di humour, grande ascoltatore, come capita a quelli molto intelligenti, interessato alla mia amicizia con Agostino Di Bartolomei, leggendario capitano della Roma di Liedholm. Aveva appena finito di scrivere la sceneggiatura del primo film L’uomo in più,
    che si chiude intorno al suicidio di un ex calciatore in mezzo a un campo di pallone deserto, come finì per il grande Ago. L’aveva capito meglio di chi l’aveva conosciuto. Le sceneggiature, anche quelle destinate a diventare buoni film, sono spesso avvincenti come un rapporto di polizia. La sua era scritta come un romanzo. «È una cosa che ho imparato, anzi diciamola tutta, ho copiato da Antonio Capuano, col quale avevo appena collaborato. Molti registi scrivono per poter poi girare. Io quasi giro film per poter prima scrivere. È il momento più bello. Forse perché non sono tanto capace di condividere le emozioni, sono più a mio agio nell'emozionarmi da solo, a commuovermi e a ridere nella scrittura, piuttosto che in mezzo agli altri. A parte questo, allora per me l’idea di trovare qualcuno disposto a investire un miliardo per il film di uno sconosciuto di 28 anni mi pareva un miracolo impossibile. Ma se la sceneggiatura fosse stata bella da leggere, la cosa avrebbe aiutato. Ero in ogni caso pronto ad aspettare anni per girare il primo film».
    (CONTINUA)

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  9. E invece in soli quindici anni è arrivato al red carpet di Hollywood. Può servire a qualche giovane sfiduciato del Sud una storia come questa. «Il cinema a casa era una passione solo mia, come la letteratura. Mio padre lavorava al Banco di Napoli, la mamma casalinga. Una famiglia piccolo borghese dove in casa tenevamo soltanto qualche best seller e l’ultimo vincitore dello Strega. Giusto mio fratello maggiore Marco ogni tanto portava a casa un VHS di Sergio Leone o David Lynch. Ma quando all'ultimo anno di liceo ho detto a casa che volevo fare lettere all'università, i miei genitori mi hanno guardato come se avessi appena confessato di farmi d’eroina. Non ho retto e ho detto subito che scherzavo, avrei fatto economia e commercio, come poi fu».
    Subito dopo la vita gli è cambiata per sempre. A 17 anni, tornando un giorno da scuola, ha trovato la casa esplosa e mamma e papà uccisi dallo scoppio di una bombola. Pensarci sempre, parlarne mai. Ed è questa la storia che sta dietro all'ultima frase detta dal palco dell’Academy, sollevando l’Oscar: «Sasà e Tina, this is for you». «Non è che non voglio parlarne, è che ancora non ci riesco. Per fortuna avevo i miei fratelli, Marco e Daniela. E poi passano gli anni, arriva l’amore, i figli, anche i riconoscimenti al tuo lavoro e tutto aiuta a voltare pagina. Ma a quell'età sembrava che fosse finita lì».
    A volte squilla un telefonino al momento giusto. «È il presidente, devo rispondere». Giorgio Napolitano lo invita al Quirinale appena torna a Roma. Matteo Renzi pure «per una chiacchierata a tutto campo», linguaggio pop. «Eravamo rimasti all'Uomo in più?».

    Sì, la critica italiana l’accolse così così, invece gli americani se ne innamorarono subito, già allora, e il primo film di Sorrentino sbarcò a New York al Tribeca Festival di Robert De Niro. Stessa storia per:Le conseguenze dell’amore.
    «Tutti i miei film sono stati più amati più qui che in Italia. Tranne quello che avevo pensato per l’America (This must be the place) e che fu naturalmente un flop. Con Toni Servillo ci dicevamo ieri che è andata bene così alla fine, è stato più bello conquistare l’Oscar con un film italianissimo». Però fa riflettere che il film italianissimo più premiato degli ultimi decenni, osannato dal New York Times alla stampa tedesca o britannica, abbia ricevuto stroncature in un solo paese del mondo, ovviamente l’Italia. «Che vogliamo farci? Siamo un grande paese, ma guardiamo a tutto con troppi pregiudizi. Io degli americani amo questo sguardo ingenuo, senza pregiudizi. Non è vero che amano i luoghi comuni sull'Italia, non l’hanno visto come un film su Roma o sul berlusconismo. Si sono abbandonati alle immagini, alle storie e ai sentimenti, alla pena e all'insensatezza della vita dei personaggi, si sono magari riconosciuti senza rabbia o offesa. Ho fatto molte proiezioni qui e a volte certe signore alla fine mi abbracciavano in lacrime, come avessi fatto Voglia di tenerezza.
    Non è un caso che il film sia molto piaciuto qui a Los Angeles, un posto che pullula di party, feste, incontri che sembrano promettere chissà quali futuri radiosi e invece evaporano nello spazio di una notte. In Italia siamo dietrologi, si studiano le intenzioni che magari non ci sono».
    Nel film non c’è alcun moralismo, nessuna condanna, semmai uno sguardo pietoso sulla mediocrità di certe vite, forse di tutte. Eppure deve aver toccato nervi scoperti per evocare reazioni d’insulto o dileggio. «È un film che emoziona e provoca anche disagio, qualcosa che un certo moralismo italiano non tollera. Poiché ormai sono condannato ogni giorno a un imbarazzante e improponibile paragone con Fellini, mi arrendo e cito Calvino su La dolce vita: il film di cui c’illudevamo di essere spettatori era in realtà la nostra vita». In compenso è arrivato l’entusiasmo non soltanto della critica mondiale, ma di tutti i registi che Sorrentino (e non solo) ama di più: Polanski, Scorsese, Allen, Cuaròn, i fratelli Coen.

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  10. «MI HA COLPITO QUANTO SIANO TUTTI ATTENTI AL CINEMA ITALIANO. NON È VERO CHE SONO RIMASTI A DE SICA E FELLINI. MOLTI MI HANNO CITATO GARRONE, GUADAGNINO. SCORSESE HA VOLUTO A TUTTI I COSTI CHE GLI MANDASSI LA RIPRESA DI SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ DI TONI E IO GLI HO CHIESTO: MA COME L’HAI SAPUTO? SONO INFORMATISSIMI SU QUANTO ACCADE IN ITALIA, IN EUROPA. E DEL RESTO LA FORZA DEL CINEMA AMERICANO PIÙ BELLO DI QUESTI DECENNI, QUELLO DEGLI ITALO AMERICANI, DA COPPOLA A SCORSESE, NASCE PROPRIO DA QUANDO MUOVERSI FRA VECCHIO E NUOVO MONDO, PRENDERE IL MEGLIO DEL CINEMA EUROPEO AI RITMI NARRATIVI AMERICANI».
    E COMUNQUE ECCOLO QUI CON LA STATUETTA, NONOSTANTE L’ETERNO ODIO FRA ITALIANI, I GOVERNI CHE «CON LA CULTURA NON SI MANGIA». IL NOSTRO HA INVESTITO 120 MILA EURO NELLA PROMOZIONE DI LA GRANDE BELLEZZA A HOLLYWOOD. IL PICCOLO BELGIO, DUE MILIONI. COMUNQUE IL PEZZO D’ITALIA CHE HA ACCOMPAGNATO L’AVVENTURA DI PAOLO APRE IL CUORE. GRANDI ATTORI COME HERLITZKA, POPOLIZIO, VERDONE E FERILLI E ALTRI PRONTI A METTERSI IN GIOCO IN RUOLI INEDITI. IL GRANDE FOTOGRAFO LUCA BIGAZZI CHE NELLA NOTTE DEGLI OSCAR È FINITO IN PICCIONAIA, CON LA SUA ARIA DA PROFESSORE DI STANFORD, URLANDO COME UN MATTO. LO SCRITTORE UMBERTO CONTARELLO, CHE NELLA TENSIONE HA AGGUANTATO PER DIECI MINUTI LA MANO DELLO SCONOSCIUTO VICINO, UN VENDITORE D’AUTO DELL’OKLAHOMA GRANDE DUE METRI E DUE QUINTALI. IL MUSICISTA LELE MARCHITELLI CHE ALL’ANNUNCIO, NELLA CASA DEL CONSOLE A LOS ANGELES, È SCATTATO COME ALL'ULTIMO RIGORE DI ITALIA-FRANCIA, INSIEME AI FIGLI DI PAOLO E DANIELA, ANNA E CARLO, AI TANTI AMICI, COLLABORATORI, BELLE PERSONE CHE HANNO VINTO CON LUI. E MENTRE SCORRONO I TITOLI DI CODA, ARRIVA IL MESSAGGIO PIÙ BELLO PER PAOLO. LA CHIAMATA E L’INVITO DI D.A.M, DIEGO ARMANDO MARADONA, CHE LO RINGRAZIA COMMOSSO. QUI TOCCA LASCIARLO SOLO COL MITO E LO SALUTO, CON UN ULTIMO SGUARDO ALLO ZIO OSCAR SULLA MENSOLA. ERANO QUINDICI ANNI CHE NON LO GUARDAVO DA VICINO, DAL TAVOLINO DEL TERRAZZO DI NICOLETTA E ROBERTO SU SUNSET BOULEVARD. CORRONO TROPPO GLI ANNI, MA ANCORA LA VITA È BELLA, UNA GRANDE BELLEZZA.

    DA LA REPUBBLICA DEL 04/03/2014.

    “LA PIÙ CONSISTENTE SCOPERTA CHE HO FATTO,POCHI GIORNI DOPO AVER COMPITO 65 ANNI,È CHE NON POSSO PIÙ PERDERE TEMPO A FARE COSE CHE NON MI VA DI FARE.”
    JEP GAMBARDELLA(DA “LA GRANDE BELLEZZA” DI SORRENTINO)

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