Giusto due righe due, per presentare questo articolo del cui argomento ci siamo già occupati seppure in seconda battuta visto che l'esclusiva era stata già affidata a Facebook. Ma si sa il network del tedesco di germania non ha rivali e riesce ad ammaliare anche i redattori più "fidati."
Ciò detto, non posso che cogliere l'occasione per felicitarmi in quanto "direttore" di questo blog, con il nostro Gennaro Iovino che nell'occasione è la vera sorpresa. Di Vittozzi ormai si è detto e scritto di tutto e di più ma che il nostro Gennaro avesse anche doti d'intervistatore, questa è una piacevolissima rivelazione. Anche se a dire il vero è stato sempre lui a fare un passo indietro quando in più di un'occasione gli ho proposto di scrivermi qualcosa. Bene, superato l'esame a pieni voti, il prossimo intervento del genere per il nostro Gennaro dovrà essere una video-intervista nel qual caso, non possiamo dire che:" Chi meglio di lui ?".
gioNa
“Quella sporca dozzina” (ovvero la banalità
del bene) è il nuovo libro di Tonino
Scala ed Emilio Vittozzi, nostro collega.
Parafrasando il celebre film “Quella
sporca dozzina” con Lee Marvin e Charles Bronson, i due autori hanno pensato di
mettere insieme la loro “stupenda dozzina” di Uomini e Donne che si sono
“spremuti” per la Pace…
Da Madre Teresa di Calcutta
(per la cui morte hanno pianto una miriade di persone di differenti fedi
religiose) all’indimenticabile Tonino Bello (ai cui funerali erano presenti 50
mila persone!), da Nelson Mandela (simbolo della rinascita del Sudafrica) a
Martin Luther King (“I Have a Dream…”), da Antonino Caponnetto (Capo del Pool
antimafia) a Oscar Romero (ucciso mentre celebrava Messa!), da Helder Câmara
(il brasiliano più conosciuto dopo Pelè!) a Giorgio La Pira (Cattolico
antifascista), da Aldo Capitini (ideatore della Marcia della Pace
Perugia-Assisi) a Peppe Diana (ucciso in Sacrestia!), da John Lennon (uno dei
celebri “Beatles”) ad Alex Zanotelli, attualmente unico vivo insieme a Mandela.
Dodici figure diverse per
estrazioni sociali, politiche, culturali, temporali, ma legate da un unico
fine: il raggiungimento della Pace, attraverso l’impegno per la Socialità, la
Giustizia Sociale, la Libertà.
La prefazione è di Don Tonino
Palmese, le vignette di Paolo del Vaglio e la copertina dell’Artista napoletano
Valerio Iermano.
Non a caso il testo è dedicato
a Peppino Impastato, ucciso dalla mafia, e a tutti i caduti per la libertà, la
giustizia, la pace.
Il ricavato dalla vendita andrà
in beneficenza alle associazioni delle vittime di camorra. Non poteva Emilio farlo da
solo, cosi mi sono improvvisato “intervistatore”.
Allora Emilio, come
mai hai pensato di scrivere questo libro, cioè da dove è partita l'idea?
Questo libro ha una data di nascita: 9 maggio 2011. Quel giorno presentavo il libro di Tonino Scala, dal titolo “Quaquaraquà” (ne ha scritti ben dodici!).
In quella sede Tonino disse
"Emì, dobbiamo fare qualcosa insieme perché mi piace il tuo modo di
approccio col pubblico".
Io davanti a tutti risposi in
maniera, credo, simpatica " Tonì a me me piacciono ‘e femmine e nun teng
na lira" e lui disse "vogliamo scrivere un libro insieme?".
Calcolando che lui, ripeto,
avendo già scritto altri libri sapeva come muoversi.
Il libro nasce questa estate
per dare voce a chi voce non ha…
E’ un libro di raccolta, di 12
uomini e donne che si sono spremuti per la pace, un valore che non ha prezzo!
Nel libro parli di
vari personaggi, citandone alcune affermazioni. Una che mi ha colpito è
"quando do da mangiare ad un povero tutti mi chiamano santo, ma quando
chiedo perché i poveri non hanno cibo allora mi chiamano comunista". Conoscendo i tuoi
ideali politici, la senti vicina?
Questa è la frase che ha reso famoso Helder Câmara, che era un vescovo poverissimo e di famiglia sottoproletaria. Era piccolo, fragile, ma fu riconosciuto nel suo paese come un uomo di Dio e un difensore dei poveri a tal punto che negli anni 60-70 lui era il brasiliano più famoso nel mondo dopo Pelè; e noi sappiamo chi era Pelè…
E’ una riflessione che a me ha
sempre colpito perché è la carità, la carità non ha etichette. E’ un qualcosa
che ti viene dentro, ti parte dal tuo intimo.
Però quando lui chiede
legalmente e civilmente, per capire, perché i poveri sono poveri e non hanno
cibo allora il “potere”, inteso come istituzione, lo incomincia ad etichettare
con questo termine: “comunista”, che detto per un vescovo sembra una
contraddizione; ma si sa perfettamente che anche San Giovanni Bosco fu
definito, in Italia, il “prete rosso” perché era a favore dei manovali e degli
analfabeti di quel periodo.
L'altra frase che
volevo proporti è questa: “Siamo rimasti
lontani dalla pace, abbiamo dimenticato il benessere. La continua esperienza
del nostro incerto vagare, in alto ed in basso, dal nostro penoso
disorientamento circa quello che bisogna decidere e fare sono come assenzio e
veleno".
Questa frase appartiene a don Peppe Diana. Peppe Diana era un prete ucciso in sacrestia il giorno del suo onomastico, quindi a San Giuseppe.
Pertanto, non solo ci fu
omicidio, omicidio camorristico, ma addirittura nella sua casa, la casa di
tutti, la casa del Signore.
Chi conosceva Peppe Diana
sapeva quanto seme di solidarietà, socialità e amore aveva seminato per tutta
la terra di Casal di Principe, zona altamente camorristica.
L'ultima citazione che
ti propongo è questa: "Il peccato più grave della nostra società è di
lasciarsi andare a un senso di impotenza che sembra aver contagiato tutti"
Questa è una frase che appartiene ad Alex Zanotelli che è l'unico vivente di questo libro, ed è un'affermazione vera.
Spesso, come dice don Tonino
Palmese, la frase che tutti ti rispondono ad un tuo impiego è "ma chi to
fa fà, che te ne fotte?" un lavarsi le mani “pilatescamente”.
Io, nel mio piccolo, non ci voglio
stare (frase portata al successo dal defunto Oscar Scalfaro…), tu sai
perfettamente che in azienda mi interesso di “animazione” per la festa dei
colleghi che vanno in pensione.
Mi impegno nella vendita del
riso, dell'olio ecc., in tutto quello che è socialità.
Una goccia più una goccia fa un
oceano…
L'ultima domanda che
ti volevo fare è: “a chi hai pensato di donare il ricavato della vendita”?
Tu hai visto che la prefazione è di don Tonino Palmese.
Don Tonino, che tu hai
conosciuto insieme ad altri colleghi della Circumvesuviana, è il coordinatore
regionale di Libera, associazione in prima linea contro le mafie per la
legalità.
Sarebbe bello dare un
contributo, seppur esiguo, alle figlie e ai figli delle vittime della camorra.
Un segnale di speranza come
questo libro che abbiamo scritto insieme, io alla prima fatica letteraria,
Tonino alla dodicesima, uniti per un mondo migliore, nel nostro piccolo
ovviamente.
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