BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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10 febbraio 2012

LONGO E' IL CAMMINO MA GRANDE E' LA META...DI FRATE GUGLIELMO

ABAZIA DI MELK
                           
  LONGO E’ LO CAMMINO 
MA GRANDE E’ LA META
                                 (
 Contro lo Saracino,…seguiamo il Profeta )
                                 
Anno  1° ---  2° Mese   dell’Anno   dei MAYA      
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Nel secondo mistero doloroso contempliamo i professori mentre esercitano, con quotidiana fatica e senza monotonia, le funzioni dei loro dicasteri….….
Asseriscono:che le riforme sanna fa e perdirindina…si faranno…..….
E così pensioneremo gli italiani come gli  indù e li faremo lavorare come gli schiavi aztechi…. L’alternativa?E’ sempre la stessa:fuori  dall’Euro e dall’Europa; tornare alla liretta e in lire puzzarci di fame come i greci…(Sono sempre più drammatiche le condizioni della vita quotidiana in Grecia.)
                                     
Qualche giorno fa,incuriosito da un intervento di Alberto Asor Rosa  nella trasmissione televisiva  “ L’infedele,(di Gad Lerner) “ho cercato in rete l’articolo pubblicato sul Manifesto, argomento principe del dibattito della serata.
Oltre che curioso,essendo nu frat dispettoso, mi sono chiesto: perché non coinvolgere nel dibattito Circumvesuvianando con una particolare  attenzione a ciò che dicono,ed a ciò che pensano i difensori della Santa fede e delle sacre regole…Figli devoti,osservanti ligi alle funzioni,ma mai un pensiero critico….Eppure ?
Eppure in questi mesi,abbiamo assistito a novità straordinarie e profonde….Siamo passati improvvisamente:dal Circo Barnum del bunga-bunga alla sobrietà dei Professori cattolici  e bocconiani …. Dai poteri storti ai poteri forti;dal governo malandrino di nani, puttanieri e ballerine al “ triste “ esecutivo di professori monogami(?)e madonnine piangenti …
Mi rendo conto:che il vostro luogo è un luogo di perdizione …
Lo so che  siete stati colpiti da un malevole sortilegio e vivete in una perenne attesa di un cambiamento che tarda ad arrivare…Lo so che nel frattempo l’anestesia totale  fa il suo corso…Mi rendo anche conto che la dottrina Marchionne(così come avevo previsto)fa proseliti in Vesuviana… Vi hanno imposto l’abrogazione di tutti gli accordi sindacali aziendali con in sovrappiù la cancellazione per i nuovi assunti delle competenze/indennità ,previste nella contrattazione di secondo livello …E chissà se non troveranno anche più conveniente gli spezzatini di servizio; l’esternalizzazione di lavorazioni(già peraltro parzialmente in corso)attraverso gare di appalto; l’introduzione di future modifiche che rendono insufficienti le clausole di salvaguardia….
Intanto un muro di silenzio ed una coltre impenetrabile avvolge:Piani,trattative e nuova busta paga….. L’organizzazione Sindacale muta è;ed i delegati della R.S.U. vengono tenuti silenti,assorti e dormienti,ai margini delle trattative……Un grande sonno(Fratelli Coen)ha avvolto uomini e cose…
Ed allora qualche considerazione  dell’ex Congregazione di Propaganda-Fide comme se dic:ci vò….E più avanti si capirà meglio il perché….
Cercherò con i miei modestissimi mezzi di riproporvi l’analisi del professore,per capire dove  vuole andare a parare…
Per chi avrà la pazienza di leggere per intero il suo intervento,alla fine seppur intontito dalla sua lunga omelia,conoscerà lo scenario futuro in cui precipiteremo ….
Dove siamo diretti e quali sono gli obiettivi del Governo Monti… Chi muove le fila e perché  il suo Governo viene sorretto in Parlamento da un assortita e composita maggioranza su cui convergono paradossalmente i voti di mercenari,mariuoli che patteggiano,inquisiti,parabolani devoti e salvatori della Patria……
Capirà  perché  si è formata questa strana maggioranza parlamentare simile per tono ed argomentazione ad un Armata Brancaleone…..
E perché ad un passo dal baratro finanziario dell’Italia,Mackie Messer si è ritirato.
Perché un Governo definito impropriamente tecnico,adotta politiche liberiste….Un Governo che fonda il suo atto di nascita su pilastri ideologici, sul cattolicesimo e sulla tecno-finanza destinato a formare   ed a tras-formare una nuova Italia……
Sia detto per inciso,che lo svuotamento delle prerogative  parlamentari in Italia non è riscontrabile in nessun altro paese democratico occidentale….
Ma il Professore di Letteratura ci suggerisce che prima di criticare,bisogna capire……Perché il carattere insolito del processo degli ultimi mesi non è improvvisato,e le novità saranno durature, perché l’alternativa è una crisi verticale di sistema……E la sinistra …..???Sta a destra del profeta…
Calma e gesso:andiamo con ordine ed analizziamo quali sono i sette pilastri della saggezza che individua il professore Alberto Asor Rosa…..

                I SETTE PILASTRI DELLA SAGGEZZA (di Alberto Asor Rosa)


….E se cercassimo di ricostruire l'intera vicenda politica italiana recente almeno nei suoi passaggi fondamentali? Il vantaggio sarebbe duplice: potremmo innanzitutto organizzare dei focolai di discussione intorno a ognuno di quei passaggi al fine di decidere più meditatamente se li abbiamo letti bene oppure no: e potremmo in secondo luogo arrivare a conclusioni meno precarie e instabili e, se non più tranquillizzanti, almeno dotate di una più ampia prospettiva strategica.
La mia tesi di fondo, che enuncio subito per amor di chiarezza, è che abbiamo assistito a novità molto più straordinarie e profonde di quanto comunemente non si dica. Il carattere davvero insolito del processo che si è dipanato qui da noi nel corso degli ultimi mesi non è però improvvisato; ossia, più esattamente: dato quel che si è visto, non può esserlo. Questo rende le novità probabilmente più durature di quanto non si pensi, contrapponendosi loro, in caso di fallimento, una crisi verticale di sistema (la quale resta comunque, fin dall'inizio, una delle principali motivazioni, anzi giustificazioni, anche sul piano etico e locale, di tale esperimento). 

1. Per essere documentali e precisi dovremmo risalire all'indietro fino, almeno, a vent'anni fa, e cioè alla genesi e alle fortune, imprevedibili in qualsiasi altro paese europeo che si rispetti, di Silvio Berlusconi e del berlusconismo e alla contemporanea decadenza e frantumazione e impotenza del restante quadro politico italiano. Siccome non lo possiamo fare (ma vorremmo comunque che il lettore con la coda dell'occhio lo seguisse e lo tenesse presente), fermiamoci al 2011, al progressivo, rapidissimo, sconvolgente degrado della situazione italiana, ai vizi pubblici e privati da ogni parte debordanti, alla perdita clamorosa di ogni credibilità nazionale (inserita bensì, come sappiamo, in una crisi economica globale ed epocale, ma destinata a renderla più catastrofica che altrove), fino alle prime, drammatiche giornate di novembre.
In questa situazione il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, appena al di qua del baratro, mette fuori gioco il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con l'inedita formula: «prima l'approvazione in Parlamento della manovra, poi le dimissioni» (dimissioni sulle quali, come recitò un comunicato del Quirinale, non poteva esistere «nessuna incertezza»). Berlusconi dunque non fu sfiduciato (nel senso letterale del termine) dalle Camere: ma indotto alle dimissione da una moral suasion spinta oltre qualsiasi traguardo precedente.
E' vero: nell'operazione di avvicendamento non c'è stata una vera e propria forzatura costituzionale. Ma una formidabile pressione politica sì, non mi pare possa essercene alcun ragionevole dubbio.  
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2. Date le premesse, è abbastanza ragionevole che nessun governo "politico" fosse in grado di subentrare al governo Berlusconi: ed è perciò che la presidenza del Consiglio è stata affidata dalla presidenza della Repubblica a un "tecnico", il professor Mario Monti, che ha formato intenzionalmente e dichiaratamente un governo di soli "tecnici". Rinuncerei ad entrare nel merito dell'ormai stucchevole questione se il governo Monti, sia al tempo stesso anche un governo "politico": è chiaro che ogni governo "tecnico" è anche "politico", e ogni governo "politico" è anche "tecnico", ammesso che voglia governare; ma - e questo è fondamentale nel mio ragionamento - un governo "tecnico" resta nonostante tutto un governo "tecnico", ben diverso da uno stricto sensu "politico".
E' la prima volta che questo accade in questa misura estrema in Italia. Gli uomini della Destra storica erano in parte dei tecnici, ma prestati da lungo tempo alla politica (facevano, insomma, "partito"). Lo stacco fra "il governo" e "la politica" si fa dunque attualmente più marcato che in qualsiasi altro momento della storia italiana. Per dirla più semplicemente: per governare non è più necessario essere "rappresentanti del popolo", cioè passati attraverso il filtro del voto.
I "rappresentanti del popolo" divengono ormai solo l'interfaccia del potere: colloquiano con il potere e in qualche modo tentano d'influenzarlo, ma restandone (almeno per ora) totalmente all'esterno. La meccanica decisionale cambia radicalmente: il "sistema democratico" tende a conformarsi come un "duopolio del potere".
La "tecnicità" di questo governo potrebbe cioè essere una caratteristica non transeunte della gestione del potere in un paese dalla fragile democrazia e dai non irreprensibili costumi come l'Italia. Il primo pilastro dell'esperimento testè iniziato si presenta insomma come uno "strumento decisionale" di tipo nuovo, stabilmente e (molti dicono) finalmente sottratto alle fluttuazioni delle interne (ed esterne) contrattazioni e agli interessi di parte continuamente ricorrenti (la violenta campagna in atto da mesi contro la "casta", certo non priva di motivazioni, tuttavia non ha fatto che accentuare questa richiesta di una governance sottratta alla tabe della politica). Insomma: un governo non più "di parte", ma singolarmente "super partes", e quindi autorevole ed efficace non a dispetto ma in considerazione esattamente della sua natura non rappresentativa.

3. A garantire la persistenza del rapporto fra le due componenti del duopolio (governo tecnico e rappresentanza politica parlamentare) ci pensa l'oculata presenza del Presidente della Repubblica, cui non a caso, ovviamente, va ricondotta l'origine di tutta l'operazione. Il secondo pilastro - ma primo in ordine di tempo e d'importanza - è dunque la presidenza della Repubblica…..
E' giocoforza, di conseguenza, osservare che in una situazione del genere il "duopolio", oltre che dal basso verso l'alto (cioè dal parlamento verso il governo), si genera anche dall'alto verso il basso, e cioè al vertice del potere. Senza voler togliere niente a nessuno (lo dico con autentico rispetto), è il Presidente della Repubblica che dà la linea e il Presidente del Consiglio la interpreta e realizza (il discorso di fine anno di Napolitano conferma in maniera decisiva questa impressione). Per dirla in modo meno tranchant: fra i due esiste un interscambio continuo, che discende da un'assoluta uniformità di vedute su questioni di fondo e da una precisa divisione dei compiti e delle funzioni (una cosa così non s'improvvisa, è evidente che era in gestazione da tempo: altrimenti non avrebbe potuto funzionare così bene).
Come è potuto accadere - e in Italia, poi - un mutamento così rapido e profondo? Qui entriamo nel vivo della questione. Il fatto è che, dietro l'uno come dietro l'altro di questi due protagonisti c'è l'Europa: ovvero, meglio, quell'insieme di valori, comportamenti, giudizi e pregiudizi, orientamenti di politica economica e visioni civili, che tradizionalmente promana dalla tecnocrazia di Bruxelles, più che dal ceto politico per ora dominante in Francia e in Germania: Sarkozy e Merkel hanno certo recitato la loro parte in questa vicenda italiana - non c'è bisogno di pensare alla famosa telefonata in cui la Merkel avrebbe chiesto a Napolitano la liquidazione di Berlusconi, per arrivare alle medesime conclusioni -, ma la stella polare dei nostri due eroi è a Bruxelles, non altrove. Come sia stato possibile che a questa assolutamente non posticcia convergenza di propositi e, direi, di culture politiche siano pervenuti contemporaneamente un raffinato politico iscritto per più di cinquant'anni al più grande partito comunista dell'Occidente e un professore di chiaro orientamento conservatore formato e cresciuto nella più autorevole università privata del nostro paese, è un'altra delle singolarità di questa storia, sulla quale non abbiamo né il tempo né lo spazio per qui soffermarci (ma che di certo, ai fini di migliore conoscenza storica, andrebbe meglio studiata).

4. Il "governo tecnico" prodotto da questo duplice, inedito duopolio del potere, è formato da personale proveniente dalle università (prevalentemente private, e anche questo occupa un suo posto di chiaro rilievo nel mio ragionamento), dalle banche, da iniziative imprenditoriali pubbliche e private, dal personale tecnico-amministrativo dei ministeri corrispondenti, ecc. ecc.
Profilo generalmente dignitoso, in qualche caso molto elevato; il salto di stile rispetto al "governo politico" che lo ha preceduto (e anche di molti altri governi degli anni passati) è assolutamente marcato. Quando Monti è apparso per la prima volta in televisione a Strasburgo accanto a Merkel e Sarkozy, mi sono sorpreso a pensare quanto fossero buffi il francese Sarkozy e la germanica Merkel di fronte all'eleganza dignitosa e riservata dell'italiano Monti. E il mio italico cuore non ha potuto reprimere un sobbalzo d'orgoglio.

5. http://www.ilmanifesto.it/typo3/clear.gifUn altro tratto accomuna i componenti del "governo dei tecnici" Monti: l'essere a fortissima (esclusiva?) caratterizzazione cattolica. Insomma: tutti questi "onesti uomini" ministri e queste "onestissime donne" ministre la domenica vanno a messa. Una cosa del genere non s'era mai vista neanche nei governi della fase di assoluta predominanza democristiana successivi al 1948, nei quali sedevano, e sia pure in posizione di assoluta subalternità, esponenti di chiara, anche se fragile, ascendenza laica. In sé e per sé la cosa non avrebbe motivo di suscitare reazioni. Tuttavia, se il fenomeno da individuale si fa collettivo, esso tende a far massa e a produrre effetti conseguenti (ci si può chiedere fin d'ora, infatti, quale sarebbe l'atteggiamento del governo Monti di fronte a un nuovo caso Englaro). Naturalmente questa spiccata connotazione religiosa non va inscritta automaticamente (mi pare) in nessuna reale o ipocrita vocazione partitica: e questa è un'ulteriore connotazione di novità, da cui il fenomeno appare contraddistinto. Ciò, infatti, apre un fronte di rapporti inediti con la Chiesa di Roma, non mediati, appunto, dai (spesso scomodi) filtri partitici, e perciò più diretti, e insieme più liberi e flessibili: la felice esperienza pluridecennale della Comunità di Sant'Egidio, non a caso assunta direttamente nell'organigramma di questo governo, potrebbe rappresentarne un utile precedente, e magari un ulteriore coagulo nei prossimi mesi, e forse anni. Non stupisce perciò che la Chiesa di Roma, dopo il lungo (e alquanto abnorme) idillio con il governo Berlusconi, si schieri urbi et orbi dietro il governo Monti: esso rappresenta per lei l'ottima chance per rimediare agli errori commessi e recuperare il tempo perduto in un vano inseguimento alla falena Berlusconi. 
Il Governo Monti poggia dunque, almeno in questo suo inizio, su questi quattro formidabili pilastri: la sua propria "tecnicità", che va intesa, più che come superiore sapienza ed esperienza, come estraneità alle procedure e allo spirito del tradizionale gioco politico italiano: la Presidenza della Repubblica; l'Europa di Bruxelles; la Chiesa di Roma: autorità d'indiscutibile prestigio, tutte convergenti, in maniera probabilmente non casuale, verso il medesimo obiettivo.

6. Il governo Monti è stato costituito e messo alla prova esplicitamente per arrestare la catastrofe economica nazionale. Le misure di pronto intervento sono state assunte dal governo sotto la pressione di una formidabile urgenza: non si poteva fare di più e soprattutto di meglio nello spazio consentito dall'incalzare degli eventi (per lo stesso motivo è stato esorcizzato il ricorso alle urne, che sarebbe stato il normale metodo per far fronte a una crisi di governo parlamentare irrimediabile). Questo spiega perché tali misure siano apparse da subito così tradizionali: tagliare qualcosa a tutti invece che tagliare molto ad alcuni è, tecnicamente, molto più semplice, rapido ed efficace - se si prescinde, naturalmente, dalle reazioni delle grandi masse duramente toccate dalla manovra. Intervenire sulle pensioni, aumentare l'età pensionabile, tornare a tassare e/o tassare più violentemente la proprietà immobiliare senza distinzioni di ceto né di situazioni sociali poteva venire in mente (lo dico senza ironia) a ognuno di noi comuni mortali. E poi, a seguire: gas, energia elettrica, autostrade, benzina, ecc. ecc.: la logica è sempre la stessa, tutti, più o meno, vengono colpiti, perché il colpo, per così dire, sia universalmente doloroso ma non mortale per nessuno.
La tecnicità, in prima battuta, c'entra poco, mi sembra. Qui converrebbe piuttosto chiamare in causa un'altra, importante caratteristica di questo governo (dopo tecnicità e cattolicesimo): e cioè il fatto che questa tecnicità è a sua volta tutta inscritta nell'orbita di valori - culturali, ideali, economici ma soprattutto, mi verrebbe voglia di dire, antropologici - che caratterizzano l'attuale orizzonte tecnopolitico europeo. Se gli elettori dei rispettivi paesi mandassero a casa, come si spera, Sarkozy e Merkel, forse qualcosa potrebbe cambiare (ma intanto gli elettori spagnoli hanno mandato a casa Zapatero). Per ora, però, il quadro - ferreo quadro - è questo e tout se tient.
Dati quei parametri, quei meccanismi finanziari, quelle scelte civili oltre che economiche (bisognerebbe rendere obbligatorio a sinistra, e anche altrove, la lettura di Finanzcapitalismo di Luciano Gallino), il resto quasi automaticamente ne consegue, e il governo Monti non ha fatto per ora che interpretare questa logica. La «fase due» si profila incerta all'orizzonte. Se essa dovesse imperniarsi, come sembra, sulle liberalizzazioni dei taxi, delle farmacie e delle professioni (che una volta, ormai paradossalmente, si dicevano "liberali"), la tecnicità avrebbe dato per la seconda volta in pochi mesi una prova sostanzialmente modesta. Se invece, com'è pressoché inevitabile, dietro questa cortina sostanzialmente fumogena, si andassero a toccare i rapporti e i diritti del lavoro, il quadro logico-tecnico-politico di questo governo non potrebbe che risultarne ancora più coerente e, nella prospettiva, consolidato: ma anche, al tempo stesso, più energicamente e fino in fondo contestabile.

7. Portato in parlamento il governo Monti ha ricevuto una maggioranza schiacciante; portata in parlamento la manovra ha ricevuto una maggioranza alquanto inferiore, ma sempre straordinaria. Anche questo fenomeno non s'è mai visto in queste dimensioni nella storia dell'Italia unita (dico: dell'Italia unita) se si esclude ovviamente la "parentesi del fascismo". L'esperienza che da questo punto di vista gli si avvicina di più è quella del ministero guidato da Luigi Luzzatti (a modo suo anche lui un tecnico: era stato più volte in precedenza ministro del tesoro), il quale, fra il marzo 1910 e il marzo 1911, in un breve interregno della lunga egemonia giolittiana, ne formò uno composto da uomini di professioni politiche assolutamente eterogenee, con il compito, peculiarmente, di varare una nuova legge elettorale (che invece poi fu bocciata) ed ebbe alla Camera l'astronomica maggioranza di 386 voti favorevoli su 415 votanti. Naturalmente le affinità finiscono qui (anche se anche nel ministero Luzzatti, come in ogni governo «tecnico» che si rispetti, la carica di ministro degli Esteri fu ricoperta da un ambasciatore). Per quel che riguarda il ministero Monti, la cosa ha infatti una rilevanza politica ben maggiore. Il ministero Luzzatti ebbe la sua spropositata maggioranza in base ad una consultazione parlamentare in gran parte preventiva: il ministero Monti l'ha avuta solo dopo, in conseguenza della scelta delle principali forze politiche - fino a quel momento di maggioranza come d'opposizione - di convergere su di esso, una volta formato il governo.
Si presenta qui con forza, a far da quinto pilastro al governo Monti, un protagonista indispensabile e di primissimo piano di tutta la vicenda, e cioè l'Italia, del resto continuamente evocata nel corso del 2011, l'anno del suo centocinquantenario, a far da riferimento o da ammonimento a tutte le azioni politiche in corso nella Repubblica. Superfluo rammentare il ruolo decisivo esercitato anche in questo senso dal Presidente della Repubblica. E' in nome della salvezza della comune e unica patria di cui tutti disponiamo ("la Nostra Patria", appunto, non la patria di questo o di quello), che i partiti rappresentati in parlamento si sono, "con senso di responsabilità" (l'espressione è di Berlusconi, ma rapidissimamente è stata fatta propria da tutti gli altri protagonisti della storia unione), adattati all'inedita e in larga misura imprevista situazione. E' ovvio che una componente di natura nazionale (nazionalistica?) faccia parte di ogni esperienza emergenziale.

8. Ma non esistono più in Italia una Destra e una Sinistra? Non ci sono più diversità e contrapposizioni di logiche, programmi, culture, non ci sono più antagonismi storici, oggettivi, insormontabili, tra i diversi settori dell'elettorato? Qual è la mano santa che riconduce tutto questo all'unità di una sola proposta e manovra di governo? Nel determinare il fenomeno intervengono due fattori, provvisoriamente (solo provvisoriamente?) convergenti, l'uno di natura oggettiva, l'altro eminentemente soggettivo, o anche, a dir la verità, un poco artificioso.
Quello oggettivo, non c'è bisogno di descriverlo molto, è sotto gli occhi di tutti: lo spappolamento in Italia della struttura delle classi, la comparsa di un gigantesco, proteiforme contenitore sociale, dove sacche residue di vecchio proletariato industriale convivono gomito a gomito con fasce di piccola e piccolissima borghesia in sfacelo, e i soggetti dotati ancora di una precisa identità sociale si trovano isolati e circondati da masse anonime di consumatori sempre più allo stremo; e a far da collante a tutto questo una spropositata, crescente (e in larga misura motivata) sfiducia nella politica e nei suoi principali strumenti, i partiti e la cosiddetta "classe dirigente". È in situazioni del genere, contraddistinte da una congenita fragilità democratica, che il capitale rinuncia a servirsi delle tradizionali, ormai inefficaci e inconcludenti, mediazioni politiche e passa a gestire la cosa pubblica in proprio (non a caso pretendendo, come linea generale di condotta, che sia il pubblico ad adattarsi a regole e consuetudini del privato per poter funzionare).
Un governo il quale, per l'appunto, non è dichiaratamente né di destra né di sinistra, e cioè non è un "governo politico" nel senso tradizionale del termine, proprio perché è un "governo tecnico", può pescare consenso, oltre che fra ceti decisamente dominanti, nelle grandi masse prive di identità (la "moltitudine" negriana, ma risolutamente rovesciata in negativo), più di ogni altro settore sociale a rischio.
Su questa realtà oggettiva - e dunque non senza motivazioni e giustificazioni reali - interviene la manovra soggettiva (e artificiosa). I partiti che siedono attualmente in parlamento sono (salvo che qua e là, in zone limitate del paese) larve di organizzazione, non più in grado di secernere il grano dal loglio, perché la confusione sociale circostante si è riversata anche al loro interno (basti pensare al Pd e alle sue molteplici e contraddittorie anime: dalla giraffa comunista non è nato, come io auspicavo anni fa, un buon, normale cavallo occidentale, ma un grifone con la testa d'uccello e gli zoccoli da quadrupede). In questa situazione era normale che i principali protagonisti dell'aspro scontro politico-sociale dell'era berlusconiana convergessero sull'ipotesi dell'appoggio al medesimo "governo unico": non avevano scampo, perché non c'era scampo.
I primi effetti "politici" (questa volta da intendersi in senso tradizionale) di questa manovra sono stati la scomparsa dalla scena del patto di Vasto, l'unico ragionevole marchingegno pre-elettorale che il buon Bersani fosse riuscito con grande fatica a mettere in piedi (Di Pietro, che non ne ha mai sofferto, è stato improvvisamente precipitato nella partita del dubbio amletico; Vendola ha scelto di tacere, perché anche lui non aveva altra scelta); e l'emarginazione del gioco della Lega, che, non avendo a che fare né con la Presidenza della Repubblica, né con i professori universitari, né con l'Europa, né con la Chiesa, è stata costretta a ricacciarsi nei suoi provinciali nidi di partenza. Non irrilevante anche, in questo quadro, che Silvio Berlusconi, depravatissimo e deprecatissimo come Presidente del Consiglio, sia stato restituito a una sua tranquilla, rispettabile e da tutti rispettata onorabilità in quanto leader di uno dei partiti che sostengono l'attuale governo. Non ci sono più escort in giro, la vita privata del Cavaliere è diventata improvvisamente impenetrabile e in giudicabile, i suoi atti non sono più gravati dal conflitto d'interesse e dalle grane giudiziarie: lo si consulta perciò normalmente e disinvoltamente e lo si ascolta e commenta con grande attenzione quando sussurra, con astuta parsimonia, le sue riflessioni sul bene del popolo e della Nazione. Per forza: se toglie l'appoggio, il castello genialmente creato crolla di colpo.
Quel che strategicamente emerge è dunque una colossale pulsione neocentrista: ossia la spinta a creare al Centro un'aggregazione imponente (non necessariamente un nuovo partito: anzi), che proprio nella tecnicità troverebbe il suo esemplare punto di riferimento e di "rappresentazione". Non a caso esulta più di chiunque altro Casini che, sia pure per ora non in prima persona, si vede idealmente proiettato (e senza sforzo alcuno)... al centro dell'operazione; e nel Pd trionfa di nuovo Walter Veltroni, il quale finalmente scorge le sue pulsioni antibersaniane di sempre colorarsi di realtà.
In Italia, storicamente, questa convergenza delle ali verso il Centro ha preso il nome di trasformismo: nella sua versione nobile una forma della politica destinata a sopperire alle carenze dei singoli partiti, trovando fra i rappresentanti del popolo, nei momenti considerati più gravi, quelli disposti a mettere l'interesse del paese al di sopra di quello delle singole fazioni politiche e, naturalmente (sebbene in accezione puramente o prevalentemente ideale) dei singoli stessi. Nel caso odierno potremmo dire di trovarci di fronte a un esempio di trasformismo di altissimo livello, di cui sono protagonisti non i singoli "individui" ma i partiti stessi, consapevoli di fare responsabilmente il bene del paese e, più sotterraneamente, di non avere neanche loro altra strada al di fuori di questa.
Se l'esperimento di Monti andasse avanti fino, oppure oltre, la scadenza elettorale del 2013, l'ipotesi neo-centrista qui ipotizzata arriverebbe ad avere manifestazioni spettacolari. Del resto, se c'è un solo programma valido, ed è quello che dall'Europa promana all'Italia, come potrebbe essere che la prospettiva del grande, anzi grandissimo Centro non si affiancasse a Presidenza della Repubblica, tecnicità, Europa, Chiesa e Italia, a fondare il sesto pilastro della manovra?

9. Il settimo pilastro della saggezza è di natura squisitamente ideologica e si avvale di strumenti mediatici poderosi. Non solo, infatti, la manovra, e il governo Monti che la raccomanda ed esprime, sono considerati e detti come necessari, e dunque indispensabili, e dunque inevitabili. Ma ciò che si presenta oggettivamente come necessario, e dunque indispensabile, e dunque inevitabile (e come tale potrebbe persino essere accettato da una quota di non consenzienti: insomma, l'invito a "baciare il rospo"), viene presentato come un "sistema di valori" destinato a fondare la "nuova Italia", attraverso l'adozione di generalizzati comportamenti conseguenti. È, insomma, la "coesione sociale" (Napolitano, Bagnasco), il "superamento degli steccati tradizionali" (Casini, Alfano), l'"equità" da raggiungere, però passando attraverso il "sacrificio" (tutti): e cioè, in sostanza, l'idea che il "passaggio" possa essere effettuato soltanto se restiamo tutti uniti, se attenuiamo al massimo i conflitti, e di conseguenza accettiamo più o meno in toto il pacchetto di misure e - di più, molto di più - la prospettiva sociale, politica e civile, che attraverso di esse ci viene proposta. Non vuole dire anche questo che ci vuole sempre meno politica (e conseguentemente, o primariamente, meno politici), se vogliamo andare avanti? Curiosamente, in politica (e i politici) sopravvivono ancora a livello locale e regionale, mentre a quello nazionale li si considera vieppiù superflui e distorcenti. E così il quadro è completo, e si può chiudere.

10. Il pacchetto della saggezza va assunto per intero, per essere efficace (anche la Chiesa di Roma? Sì, almeno nel senso che anche un laico deve riconoscere la funzione positiva che essa attualmente svolge nel grande concerto comune). Nessuna alternativa è considerata come ragionevolmente possibile. Persino quella modesta rivoluzione, puntualmente contemplata e regolamentata all'interno di qualsiasi sistema democratico, che è in caso di necessità, oltre che alle scadenze normali, il ricorso al voto, viene additata come da evitare.
C'è qualcosa di totalitario nel sistema finanzcapitalistico. Non solo ne sono sconosciuti, - e imprevedibili, e non sanzionabili, almeno finora - i grandi protagonisti, cui l'ultimo grande salto tecnologico, quello informatico, ha consentito di agire sempre e ovunque al di fuori di ogni controllo (la tecnica, nel corso del processo storico degli ultimi tre secoli è sempre stata, prevalentemente, dalla parte del capitale e contro il lavoro).
Ma il dissenso, la prospettazione di una diversa strategia, persino la sacrosanta difesa di un interesse "particolare" - si tratti del diritto di rappresentanza sindacale in fabbrica, negato a coloro che non firmano accordi con l'impresa, come della difesa di una valle alpina dalla devastazione tecnologica, per giunta, come tutti sanno, economicamente improduttiva - vengono sempre più considerati atti ostili alla soluzione dei problemi di questo sistema e come tali aspramente combattuti. La difesa dei diritti umanitari e della persona riemerge solo ai margini del sistema: l'atteggiamento di solidarietà e di comprensione nei confronti degli immigrati e dei "reietti della terra", più volte recentemente e molto autorevolmente evocato, ne rappresenta una testimonianza (del resto, questo duplice e contraddittorio nesso è stato praticato per secoli con successo dalla Chiesa di Roma). Ma quel che accade in conseguenza delle logiche interne di sistema, e fra coloro che, anche senza affatto volerlo, ne sono principali protagonisti e vittime, questo viene affrontato e ridotto al rango di una pura, necessaria revisione sistemica: tanto più efficace - e ovviamente indiscutibile - quanto più il governo della cosa pubblica è oggi nelle mani di un manipolo di onest'uomini invece che di una banda di predoni di strada.

11. L'ultimo paragrafo di questo discorso riguarderebbe, ce ne avessi la forza e la capacità, l'assenza di una risposta critica e alternativa adeguata al livello dei problemi che mi sono sforzato di discutere (del resto, se la risposta non fosse rimasta assente per troppi decenni, i problemi non sarebbero ingigantiti fino a questo punto che ha assunto la bronzea parvenza dell'oggettività pura e semplice). Qualcosa, certo, è stato già detto ed enunciato; e altro si può, senza grande sforzo, elaborare e dire. Ma quel che mi parrebbe ora giusto sarebbe fissare con chiarezza il "punto di partenza" del nuovo discorso. L'altissimo concentrato di "saggezza", di cui io parlo, non è un'invenzione di parole: è un fatto drammaticamente reale e presenta dimensioni formidabili. Per fronteggiare questa "saggezza", poggiata su pilastri di tale consistenza, ci vuole un pensiero altrettanto globale e onnicomprensivo di quello su cui essa si sostiene e motiva: una "saggezza" persino più scaltrita e raffinata; e al tempo stesso più corposa e vicina al mondo dei normali esseri viventi, degli individui umani a loro volta pensanti, non, come oggi pare, semplici oggetti, distanziati, semintelligenti destinatari delle manovre altrui, quali che siano; e quindi, come tutte le vere "saggezze" capaci di cambiare il mondo e di arrestarne la presunta inevitabilità del corso, anche un po' folle (del resto come tutti sanno, c'è una logica in questa follia). E a questo pensiero, e a questa diversa "saggezza", deve corrispondere un'organizzazione adeguata (questo nesso non è semplicemente storico: è eterno; se non c'è, niente funzione). Da questi due punti di vista noi siamo ancora alle primissime battute: il vecchio che è in noi supera di gran lunga quello che ci fronteggia e sovrasta. Per colmare le lacune e i ritardi ci verranno decenni. Ma intanto bisognerebbe cominciare a farlo.

                                            CONSIDERAZIONI BASKERVILLIANE
Questo è il pensiero del professore….Quindi siamo già proiettati in un epoca di radicale cambiamento con un sistema di valori che poggia su pilastri quali:la Tecnicità;l’Europa;la Chiesa;la Presidenza della Repubblica;l’Italia;la costruzione di un grande centro politico marginalizzando il dissenso e il conflitto sociale … Praticamente: il mondo che conosciamo è già alle nostre spalle….
Se  il 2010 verrà ricordato come l’anno del bunga-bunga….Il 2011 lo archiviamo come l’anno della censura e come l’anno del dominio dei mercati…..Mercati che impongono l’uscita di Mackie Messer e della sua servitù….Ancora una volta dimostriamo la nostra incapacità a decidere il nostro destino….Se “ Re Lanterna “ va via è solo perché al livello dei grandi poteri,la B.C.E e l’Unione Europea ce lo hanno levato dai piedi…L’amarezza sta qui!Se un giorno ci sveglieremo non è grazie ad una presa di coscienza dei cittadini o ad un colpo di reni dell’informazione,ma soltanto per volere di forze a “ noi aliene “…..Ancora una volta ci facciamo liberare dagli stranieri  che hanno capito quelli che a molti italiani,ancora in queste ore,non è chiaro….
Vogliono gattoperdascamente che nulla cambi….
“ Ahi serva Italia,di dolore ostello,nave senza nocchiero in gran tempesta,non donna di provincia, ma bordello…”
Citare Dante,lo ammetto,è l’ultima delle risorse per non essere utilizzata oggi..,..
Egregi con-fratelli,il paese ha bisogno di un esame di coscienza…In quale altro paese chi va al Governo controlla la televisione,le autorità indipendenti,si nomina il controllore essendo il controllato?Ma un sistema così comodo per “ il potere “ chi può aver davvero voglia di smantellarlo? Le cricche e le caste sono solo la conseguenza di un potere che come un polipo si ramifica “ scegliendo la propria servitù “…
Conflitti d’interessi,leggi ad personam , legge elettorale…deridendo e smantellando principi e regole….
Ma deridere i principi,e non averne alcuno,è il tratto caratteristico di chi vive obbedendo alla volontà di un altro…Ed è in realtà il modo di pensare dei servi…Questa “ italica “ abitudine a scambiare la mentalità servile per realismo è una delle cause principali della nostra inettitudine a lasciarci dominare….Fino a quando non lo capiremo resteremo sempre soffocati dalla “ corruzione “ e dal malaffare…E  nel 2012?Cosa ci aspetta nel 2012?Non c’è bisogno di palle di vetro per immaginare cosa accadrà a infrastrutture,trasporti,scuole e ospedali di qui a poco…Mò…non per dire una cosa di sinistra,ma qua l’unico modo per salvare lo scalpo,sarebbe “ ammortizzare “ lo scotennamento sociale con massiccie dosi di Welfare…Interventi statali per migliorare e assicurare le infrastrutture  necessarie  al sistema-paese;potenziare la manutenzione  con interventi straordinari che rafforzano la sicurezza del territorio…(Keynes?)Cosa,con l’aria che tira,altamente improbabile. Ed allora:cosa bisogna fare per ricostruire?Da dove ripartire?Come costruire un grande contenitore sociale che rappresenti e fronteggi un pensiero poggiato su pilastri di tale consistenza???
Siamo chiamati ad essere protagonisti attivi nella democrazia o consumatori attoniti senza più diritti?Un futuro di precarietà?
E la crescita?E’ possibile immaginare un nuovo modello di sviluppo?Ma poi c’è un nuovo modello di sviluppo?Investimenti nei servizi(reti ferroviarie sfasciate)?Salvaguardia del territorio(Dissesto idrogeologico)?Ricerca di bisogni :individuali o collettivi?E la ricerca???Con quali risorse?Con quali fondi?Dove prenderli?
Ed allora:è tutta colpa del 48(no!)?Sarà il 68(pardon!)?E se non è il 68:non resta che il 18!E’ lui il colpevole della mancata crescita?….Contro lo Saracino ammazziamo il 18……..Lo chiede il PROFETA del grande capitale……Longo è lo cammino….ma grande è la meta….
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“ Fermate……. Asserrate......  Uno si accoda all’altro,…transitare lo cavalcone in fila longobarda… Omini di poca fede….Come temere che lo cavalcone non regga, se chi regge lo cavalcone è la mano di Dio…Ricordate Tommaso l’apostolo incredulo?
--Ricordiamo e passiamo, avanti codardi….Tu,tu.. Abacuc,tu che sei di poco peso,vai lo primo.--”
“ Uomo di poca fede….Transea…Suvvia,…non dubitare,….è letizia…”
---Ahhh….---(il cavalcone non  ha retto….Il tapino precipita)
“Dio ha levato la mano….Ma perché ha levato la mano…Lo sapete voi?...Perchè dentro tra noi s’annida l’impurità?Qualcuno intra noi non ha fede?Chi liè non ha fede?”
---Tutti avemo fede…Tutti padre…Quasi tutti…Iss…Iss---
“ Che?Che esigete ,chi additate?…”
---No!Io la mia fede ce l’ho….Semo tutti amici---
“ Sei tu che non hai fede?Sei forse un eretico?Aaaaaahhhhh orrore:tenevamo una serpe in pectore… Ecco la causa delle nostre sciagure!A lo battesimo!A lo battesimo l’immondo!Alle acque della salvazione!Ai lavacri!.... Per la purification!!!
Oggi è lo iuorno di San Mansueto è lo tuo nome sarà: mansueto”

Così vi voglio:…….TUTTI MANSUETI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!…..
                                       


Longo è lo cammino,
ma grande è la meta!
vade retro satan
vade retro satan
vadre retro satan

Longo è lo cammino,
ma grande è la meta
vade retro satan
vade retro satan
vade retro satan

Contro o sarracino
seguiamo il profeta!
vade retro satan
vade retro satan
vade retro satan

Seguo il profeta
la nostra cometa
vade retro satan
vade retro satan
vade retro satan

Senza armatura
senza paura
senza calzari
senza denari
senza la brocca
senza pagnocca
senza la mappa
senza la pappa
senza cavallo
né caciocavallo
vade retro satan
vade retro satan
vade retro satan

Senza armatura
senza paura
senza calzari
senza denari
senza la brocca
senza la gnocca
senza la mappa
senza la pappa
senza cavallo
nè caciocavallo
longo è lo cammino
ma grande è la meta...


“ Bando agli scoramenti…Fora i petti….Dritte l’armi…Alte le insegne….BALDANZA!!! Aurocastro perdemmo,ma oltremare ci aspetta lo sanguine et gloria…col lupo che s’avventa et leone che branca marciamo alle terre sante…..”

--Grazie Mario(Monicelli)!--
Che la forza sia con voi
Guglielmo da Baskerville

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3 commenti:

  1. ci vuole una giornata per leggere.....

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  2. Stabilità, T.F.R. in busta paga a tassazione ordinaria. Blocco contratti statali per un altro anno


    In attesa della pubblicazione dei testi definitivi annunciata da Pier Carlo Padoan, emergono alcuni dettagli ulteriori della Legge di Stabilità approvata ieri dal Consiglio dei Ministri...
    Il blocco del contratto degli statali sarà prorogato di un altro anno, fino alla fine del 2015, mentre il Tfr in busta paga sarà "sconveniente" per la tassazione applicata rispetto al quadro attuale. Sono le principali novità che emergono da una bozza del testo di cui riferisce l'agenzia Ansa.

    Padoan: "Non preoccupato per le coperture, ma Regioni possono alzare le tasse"

    Il blocco del contratto degli statali viene prorogato per un altro anno, fino al 31 dicembre 2015. Rinviato di un anno, fino al 2018, anche il pagamento dell' indennità di vacanza contrattuale.

    Novità negative,per quanto riguarda l'anticipo del Tfr in busta paga: non ci sarà alcuna riduzione fiscale per per la liquidazione mensile: il "Tfr in busta paga" (art.6 della bozza) potrà essere liquidato mensilmente dal primo gennaio e la richiesta, se fatta, sarà irrevocabile fino al 2018. L'importo sarà assoggettato a tassazione ordinaria, quindi non potrà godere della tassazione agevolata della rendita (all'11% dal 2011). Emergono poi,alcuni dettagli sulle tempistiche: la norma scatterà per le retribuzioni dal primo marzo 2015 al 30 giugno 2018 . Esclusi dalla possibilità i lavoratori pubblici, i lavoratori domestici e quelli del settore agricolo.

    Sempre in chiave fiscale,dall'11 al 20% la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione "dal periodo d'imposta 2015". Sui redditi derivanti dalle rivalutazioni dei fondi per il Trattamento di fine rapporto la tassazione passa dall'11 al 17%. Sul finanziamento alle imprese che effettuano investimenti in ricerca e sviluppo, fino a fine 2019, "è attribuito un credito d'imposta nella misura del 25% delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media dei medesimi investimenti realizzati nei tre periodi d'imposta precedenti a quelli in corso al 31 dicembre 2015".

    "Dei 36 miliardi,15 miliardi di tagli alla spesa sociale sono la parte fondamentale della legge. Complessivamente arriviamo a un intervento iniquo, poiché si tagliano i servizi sociali essenziali;

    Commento

    Quest'operazione scarica i costi della crisi economica soprattutto sugli enti locali...
    Mentre con una mano si allenta il patto di stabilità per i comuni, con l'altra si fanno tagli ancor più pesanti. Sembra che saltino anche i fondi per il servizio sanitario nazionale appena concordati con le regioni nel patto per la salute. Senza contare ulteriori tagli alle regioni e alle funzioni centrali":

    Dulcis in fundo...

    A)In pratica:se scegli di prendere in anticipo il TFR TI TASSO .....se lo lasci sui fondi di previdenza TI TASSO...

    Prima spingono sui fondi pensione per agevolare e diffondere il prodotto, e dopo qualche anno eccoti il puntuale aumento delle tasse.

    Conclusioni

    1)Potranno dire di aver messo soldi in tasca alla gente;
    2)Potranno vampirizzare un pò di soldi a tutti quelli che per problemi contingenti di liquidità faranno ricorso allo strumento;
    3)Ci sarà un aumento delle aliquote previdenziali;
    Un'altro modo per azzannare il nostro futuro.
    4)Oltre all'esproprio sui conti correnti e sui depositi di risparmio,dobbiamo aspettarci anche un aumento delle tasse regionali...

    Longo è lo camino,ma grande è la meta


    Complimenti vivissimi, ecco la sferzata per il cambiamento:altre tasse e tanta recessione..... .

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