BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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6 novembre 2015

RICEVO E PUBBLICO

WALTER VELTRONI
 “CIAO”
Rizzoli Editore
€ 18,50
 
Walter Veltroni è stato Direttore del quotidiano “L’Unità” (portandolo a vendite veramente importanti!), Vice-Presidente del Consiglio dei Ministri, Sindaco di Roma, Segretario Nazionale del Partito Democratico, autore di cinque libri quali “Noi”, “L’inizio del buio”, “L’isola e le rose”, “E se noi domani” e “Quando c’era Berlinguer” (quest’ultimo divenuto un film).
Ora si cimenta in questo romanzo autobiografico, dove scrive di un impossibile incontro con il padre Vittorio, morto a trentasette anni quando lui ne aveva appena uno…
Un libro di duecentoquarantotto pagine di una profonda delicatezza, dove si “denuda” di tutte le paure, le insicurezze, le amarezze, i desideri, i sogni coltivati in una vita vissuta senza padre, senza la guida paterna.
“In fondo, se un genio non avesse scritto, se monaci sapienti non avessero conservato, se un intellettuale coraggioso non avesse cercato, oggi l’umanità sarebbe più stupida” afferma l’Autore, in quanto il libro ha visto la luce proprio per la collaborazione che lo stesso ha ricevuto dall’Archivio della RAI, di cui il padre era un valente giornalista. La RAI è stata la vita per Vittorio Veltroni: c’era entrato che aveva 18 anni, nel 1937, a fine luglio, arrivando secondo alla prova per radiocronisti e primo a quella per annunciatori…
Particolarmente delicato il passo di quando il figlio parla al padre del presente: “Vorrei dirti che sono certo che il futuro sarà bellissimo ma il presente è duro, le persone hanno smesso di sorridere, la violenza si diffonde e si alimenta su reti che fanno di una morte umana uno spettacolo al quale abbinare pubblicità. L’intolleranza cresce e le persone hanno perso la più importante delle risorse della vita: la fiducia nei giorni che verranno. Sono tempi con l’espressione all’ingiù, tempi impauriti ed egoisti.”. Parole dure,  durissime ma vere, che rispecchiano l’attuale situazione generale: la violenza, la sfiducia, la tristezza sono imperanti ovunque…
Così come quando l’Autore spiega al padre la violenza degli “anni di piombo” che insanguinò l’Italia intera: “Ho raccontato a Martina e a Vittoria (le figlie di Walter) gli anni del terrorismo, quando ogni giorno qualcuno restava a terra, in un lago di sangue. E quando sotto la pioggia i poliziotti impauriti disegnavano con il gesso la sagoma della vittima, spesso un loro collega, sempre pensando che domani poteva toccare a loro. Ho vissuto la strage di Brescia e quella di Bologna, ho pianto per Ustica e per Vittorio Bachelet, col quale parlavo a lungo quando eravamo entrambi consiglieri comunali di Roma. Mi sono indignato, senza se e senza ma, perché dei rivoluzionari rossi pariolini avevano bruciato la vita e la casa della famiglia Mattei, missini di un quartiere di Roma, Primavalle. Ho toccato, nella piccola sala da pranzo, il divano di un ragazzo di sinistra, Valerio Verbano, conservato da sua madre Carla, sul quale lui era stato finito da spietati killer neri. Ho visto persone uccise perché assomigliavano alla vittima predestinata. Ho nella mente le scarpe con i buchi del giudice Amato riverso a terra a una fermata d’autobus e la 500 di Luigi Calabresi, ucciso dal terrorismo e dalla disinformazione. Ho visto il maglione del poliziotto in borghese che sparò il colpo che uccise Giorgiana Masi e ho amato il coraggio di Pertini che andò a trovare in ospedale Paolo Di Nella, un ragazzo di destra, aggredito a sprangate da giovani di sinistra, che di lì a poco sarebbe morto.”.
Cosa aggiungere ancora, senza cadere nel banale e nello scontato, a quanto scritto da Walter Veltroni?
I sedici capitoli di questo romanzo sono una sorta di seduta di analisi dell’Autore, nel quale chi scrive si è rispecchiato in parte in quanto mio padre morì quando io avevo appena tredici anni… Mi sono rispecchiato nelle pagine, che si leggono con estremo interesse e vero piacere: il libro non parla di politica partitica ma di politica in generale, nel senso che sono molti i fatti avvenuti che vengono ricordati e raccontati in quest’impossibile discorso fra padre e figlio.
Il libro a chi scrive è piaciuto, è avvincente e si legge con profonda curiosità.-
 
EMILIO VITTOZZI

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