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22 gennaio 2014

ALLA RICERCA DEL SANTO C.R.A.L. 2. Di Rosario Mele





Come si evince dal titolo, questo articolo è diretta emanazione del precedente, pubblicato qualche mese fa su questo blog,avente per tema la difficile situazione in cui versa il Cral aziendale.

Nell’articolo citato stigmatizzai l’operato di alcune sigle sindacali (CGIL, CISL, UIL e UGL), che in totale spregio delle decisioni assunte liberamente dai lavoratori nelle assemblee, convocate per decidere del futuro del CRAL aziendale, sottoscrivevano con i vertici EAV accordi per la creazione di un nuovo CRAL, (evidentemente per questi signori l’acronimo CRAL sta per Come Ridicolizzare Assemblee Lavoratori). A questo proposito vorrei ricordare quanto previsto dallo statuto del Cral aziendale in merito allo scioglimento dello stesso :

art 4 “la durata del CRAL viene stabilita a tempo indeterminato o secondo quanto previsto dall'art.31.

art. 31 “Lo scioglimento del CRAL si può avere solo per deliberazione dell'Assemblea a maggioranza di 2/3 dei soci. La stessa deliberazione deve contenere le decisioni circa la devoluzione dei beni residui”.

Nello stesso “ pezzo” avanzai anche alcune proposte per stimolare il dibattito e superare la fase di stallo creatasi.

Dalla data di pubblicazione di quell’articolo nulla è cambiato. L’EAV ha posto il suo ultimatum: fusione o soppressione della quota associativa posta a carico dell’azienda, (a partire da aprile 2014). Sebbene sia ormai nota la mi avversione per ogni sorta di ricatto, credo però che alla fase della polemica, sterile se fine a se stessa, e della giusta indignazione, debba sempre seguire una fase propositiva. Fase in cui, partendo dall’analisi dei problemi, si arrivi a formulare soluzioni praticabili.

L’indecorosa vicenda del CRAL aziendale ha evidenziato come l’attuale sistema di votazione, sebbene espressamente previsto dallo statuto, ( art 13), sia assolutamente anacronistico e poco democratico.

In un epoca in cui impera il voto telematico, ( Grillo docet), il sistema di voto a maggioranza assembleare appare un inutile retaggio del passato.

Consentire, inoltre, ad un esiguo manipolo di soci di decidere la sorte del CRAL, (qualunque sia la decisione presa), è assolutamente illiberale. Sulle questioni più importanti sarebbe opportuno, inoltre, che i soci esprimessero la propria volontà attraverso un referendum.

I “costituzionalisti” balzeranno dalla sedia: referendum e voto telematico non sono previsti dallo statuto. Comodi. Lo statuto si può modificare secondo le modalità stabilite dallo statuto stesso.

Art 13 “ ….All'Assemblea straordinaria sono demandate le modifiche del presente Statuto; essa viene convocata dal Consiglio Direttivo o su richiesta da parte di almeno 1/3 dei soci”.



Si potrebbe, per raggiungere il quorum, utilizzare l’istituto della delega, prevedendo dei centri di raccolta delle stesse presso i vari impianti, nominando per ognuno di essi un responsabile della raccolta. Raggiunto il quorum, basterà approvare il nuovo statuto nel quale sarà inserito l’istituto del referendum e la possibilità del voto telematico.

A questo punto sarà possibile indire un referendum sulla fusione, ed i soci potranno esprimere la propria preferenza utilizzando il nuovo metodo di voto.

Qualunque sia l’esito che ne sortirà, sarà comunque maggiormente rappresentativo della volontà dei soci.



Rosario Mele

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