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19 dicembre 2013

L'ESASPERAZIONE PROVOCATA DALLO STATO IN CUI VERSA IL TPL, FA COMMETTERE AZIONI VIOLENTE E INACCETTABILI.




Alessandro Napolitano
È ancora scossa, la voce tremante e poca voglia di parlare. Poi si lascia andare a un lungo sfogo. È Vincenza Mauro, la capotreno di 44 anni aggredita ieri da un viaggiatore mentre era in servizio. Un episodio grave, così come è ormai alto da tempo anche il malumore degli utenti. «L'esasperazione dei viaggiatori è ricaduta su di me e il macchinista. Siamo stati aggrediti».
In che modo?
«Con calci e pugni alla cabina, un uomo ci ha rivolto parolacce. Ci siamo chiusi dentro e non potevamo uscire più. Abbiamo avuto la sensazione di essere sotto sequestro. Non solo parolacce, mi ha rivolto anche minacce, come quella di sbattermi la testa sul treno».
In quel momento cosa ha pensato di fare per venirne fuori?
«Ho dovuto chiamare i carabinieri per far scendere questa persona. Ma l'uomo ha di fatto acceso una scintilla. Anche altre persone hanno iniziato a urlarci contro. Se in quei momenti non interviene qualcuno ti senti morta».
Nonostante l'intervento dei militari, il passeggero in escandescenza è rimasto sul convoglio?
«Si, ma poi anche grazie al mio senso di responsabilità ho deciso di proseguire, portando tutti i passeggeri a Montesanto».
Lavora da sette anni nell’azienda di trasporto. Le era mai capitato prima d’ora di finire vittima di un episodio simile?
«No, assolutamente. È anche vero che in altre occasioni evitiamo anche di rispondere alle rimostranze dei passeggeri. Ma se non rispondi pensano di te che sei un arrogante».
Come crede che si sia arrivati ad una situazione simile? «Siamo tutti esasperati, anzi siamo tutti vittime. Sia i viaggiatori che i lavoratori».
Un crescendo di aggressioni ed episodi di violenza che pare siano aumentati soprattutto negli ultimi due o tre anni.
«Si, è così. Oramai accadono di continuo. Basti pensare che pochi giorni fa un mio collega, durante un «cambio», è stato aggredito con due dita premute all'altezza della gola. Lo hanno poi spinto e se non si fosse retto sarebbe potuto cadere e farsi anche molto male. Accadono spesso queste cose, ma non andiamo nemmeno più a denunciare».
Non ha paura ora di tornare al lavoro, magari con il rischio di rivivere un episodio simile?
«Non so, ora mi sento ansiosa. Ho avuto una crisi di pianto e ho dovuto prendere addirittura dei tranquillanti. Sono scossa, al punto che non riuscivo a fornire nemmeno il mio numero di telefono ai carabinieri che me lo chiedevano. Non riuscivo a parlare».
Eppure c’è chi sostiene che spesso il vostro modo di protestare, fermando il servizio, sia dovuto alla poca voglia di lavorare.
«È semplicemente assurdo. Il lavoro è tra le cose più importanti che ho. Sono vedova e ho due figli da mantenere da sola. Come potrei mai rischiare il posto?».
E anche il popolo della rete si divide. Sono centinaia i messaggi di solidarietà alla capotreno sulle pagine di Facebook dedicate al trasporto pubblico. Rappresentano la stragrande maggioranza. Ma non mancano gli internauti vicini all'aggressore. Come quello di Antonio: «Sono solidale con chi ha aggredito la macchinista maleducata. Anche io sono stato vittima di questo tipo di atteggiamento, anche da parte dei call center. Il 27 dicembre ritirerò il mio abbonamento annuale, questa gente merita di morire di fame». A sostegno del post ci sono almeno una decina di «mi piace». Ma anche forti critiche verso chi solidarizza con un violento.






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