BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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14 novembre 2013

DA IL POSTINO DI BASKERVILLE.

                                                                          

                     “Un compleanno festeggiato in una fabbrica occupata" 

 Roberto BoninsegnaINCIPIT


LA COINCIDENZA TEMPORALE È GHIOTTA MA CI PENSA LUI STESSO A SPAZZARLA VIA: “NON SONO QUI PER IL MIO COMPLEANNO, MA PER RICORDARE MIO PADRE”. LE CANDELINE LE SPEGNERÀ TRA QUALCHE GIORNO, IL 13 NOVEMBRE, CON LA MOGLIE ILDA E I DUE FIGLI. SARANNO SETTANTA PER ROBERTO BONINSEGNA, LEGGENDA DEL CALCIO PER OLTRE TRE GENERAZIONI, OSPITE IERI SERA DEI LAVORATORI DALLA CARTIERA BURGO, DI MANTOVA.E IN EFFETTI IN QUESTA AZIENDA C’È POCO DA FESTEGGIARE: 175 LAVORATORI IN CASSA INTEGRAZIONE DA FEBBRAIO E SPERANZE DI RIAPRIRE RIDOTTE AL MINIMO. COLPA DELLA CRISI DELL’EDITORIA E DEI GIORNALI, DELL’AVANZATA DEL DIGITALE E DEL DEBITO VERTIGINOSO DEL GRUPPO, CHE OGGI SFIORA I 984 MILIONI DI EURO.
PER OLTRE CENT’ANNI DA QUI, 550 MILA METRI QUADRATI DI STABILIMENTO AI PIEDI DEL CASTELLO DEI GONZAGA, È USCITA LA CARTA DI TUTTI QUOTIDIANI E I SETTIMANALI D’ITALIA. UNA POTENZA INDUSTRIALE FAMOSA IN TUTTA EUROPA, E OGGI APPESA A UNA TRATTATIVA CON UN IMPRENDITORE VENETO, CHE PERÒ SEMBRA NON DECOLLARE.


E allora non resta che fare un viaggio nel tempo, intrecciando pallone e lavoro, gioie e dolori di un’Italia, che la mattina dopo la partita si è svegliata senza fabbriche e senza stipendio.


“Mio papà Bruno ha lavorato qui come saldatore per 36 anni” racconta l’ex bomber neroazzurro. “Ritrovo un po’ di lui in questi ragazzi. Nelle loro rivendicazioni vedo quelle che faceva mio padre negli anni Cinquanta. Era un comunista, di quelli veri. Ma non mi ha impedito mai di andare a giocare nella squadra di parrocchia”. Bruno Boninsegna morì a 61 anni, sconfitto da un male causato dai fumi che respirava dentro lo stabilimento. “Allora lavoravano senza la maschera, solo con un fazzoletto, e per disintossicarsi dalle esalazione si beveva un litro e mezzo di latte”. Partiva da casa all'alba, in bicicletta, portando con sé la gamella, un recipiente con dentro il primo e il secondo. “Anche durante la guerra, perché i tedeschi usavano la cellulosa per fare l’esplosivo. A volte, nel tragitto, era costretto a gettarsi da una parte della strada per evitare le scariche di mitragliatrice dei soldati”.


Boninsegna parla davanti a una sala mensa affollata di persone di ogni età, appassionati di calcio e non. È questo il luogo simbolo della Burgo, e qui, da febbraio, passano le loro giornate i lavoratori in presidio permanente. Fuori dai cancelli le bandiere e gli striscioni consumati dai tanti cortei. Alle pareti foto e articoli di giornale che raccontano ascesa e declino dell’azienda. E sopra i fornelli un crocifisso, sistemato accanto all'immagine della falce e martello. “Erano lotte dure quelle di mio padre. Per lui ottenere le mascherina aveva lo stesso valore che per me aveva segnare un gol”.


da Il Fatto Quotidiano del 6 novembre 2013
                                                                                         
IL COMMENTO

EGREGIO DIRETTORE,L'OCCASIONE MI È PROPIZIA ,(VISTE LE SIMILITUDINI CON LA NOSTRA STORIA:984 MILIONI DI EURO DI DEBITI LA BURGO,550 MILIONI DI DEBITI L'EAV)PER PARLARE UN PÒ DI OPERAI E DI UN LAVORO,CHE IN ITALIA NON C'È PIÙ.....UN PAESE IN PROFONDO ROSSO,COLPITO DA UNA RECESSIONE CHE IMPOVERISCE LE FAMIGLIE:FABBRICHE CHE CHIUDONO;MACCHINARI CHE SCOMPAIONO DI NOTTE PER DE-LOCALIZZARE LA PRODUZIONE OLTRE FRONTIERA;40% DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE;UN PAESE CHE NON RIESCE A COMPETERE NELLE QUOTE DI MERCATO ALL'ESTERO;PRODUZIONE INTERNA FERMA PER MANCATA VENDITA....UNA CRISI STRUTTURALE DI SISTEMA CHE NON SCALDA I CUORI DEI CONSUMATORI ITALIANI E NON SMUOVE DALLA TASCA PORTAFOGLI GIÀ SVUOTATI DALLA CRISI ECONOMICA.. DULCIS IN FUNDO: SALARI AL PALO;LE PENSIONI SONO AL MINIMO STORICO;UN DEBITO CHE HA RAGGIUNTO E SUPERATO LA QUOTA DI 2.100 MILIARDI DI EURO, ED UN VERTIGINOSO CALO DELLA DOMANDA INTERNA.....
IN PRATICA:UN PAESE CON IL CULO PER TERRA E SOTTO PERENNE RICATTO.......LA COLONIZZAZIONE QUESTO COMPORTA:LA SVENDITA DI PATRIMONI E DI AZIENDE,CHE MOLTO PIÙ PRESTO,DI QUANTO COMUNEMENTE SI CREDE,COLPIRÀ ANCHE IL BEL PAESE...IL CAPPIO SI STRINGE,ED È UNA SCONFITTA SOCIALE, OLTRE CHE IL FALLIMENTO DI UN SISTEMA PAESE E DELLE SUE CLASSI DIRIGENTI....-
MA OGGI IL POSTINO,VUOL PARLARE D'ALTRO....ED HA PESCATO PER LA SPETTABILE CLIENTELA,UNA BELLISSIMA STORIA D'AMORE.... PARLA DI UN AMORE GRANDE PER LA VITA,E UN AMORE SMISURATO PER SUO PADRE CHE IN EFFETTI,È DECEDUTO IN FABBRICA ......LA LETTERINA DI AUGURI È INDIRIZZATA AD UN GRANDE CAMPIONE DELLO SPORT ED UN GALANTUOMO NELLA VITA.....UN UOMO CHE QUANDO HA LASCIATO I CAMPI DI CALCIO È SPARITO DALLA SCENA PUBBLICA,PER DEDICARSI AD ATTIVITÀ CHE NON AVEVANO CERTAMENTE IL MARCHIO DELLA PUBBLICITÀ..........SI SA DA CHE MONDO È MONDO,CHE LE BUONI AZIONI,ED I BILANCI MORALI DELLA PROPRIA ESISTENZA NON VENGONO,QUOTATI IN BORSA.....ED AI MERCANTI DEL " TEMPIO"NON INTERESSANO QUESTE AZIONI,MA I DERIVATI E I TITOLI TOSSICI CHE CI HANNO INTOSSICATI SINO A RIDURCI IN QUESTA MISEREVOLE CONDIZIONE...
ED È STRANO COME NEL CHIACCHIERICCIO QUOTIDIANO DEI MASS MEDIA,NON SI TIENE MAI IN CONTO LA VITA DELLE PERSONE.... CHE IL LAVORO,PER ESEMPIO,NON DOVREBBE ESSERE UN AMBIZIONE,MA UN DIRITTO SANCITO DALLA CARTA COSTITUZIONALE....E CHE,SEMPRE PER ESEMPIO,TANTISSIME PERSONE LAVORANO PER POTER FARE ALTRO;PER COSTRUIRSI LA PROPRIA FELICITÀ;PER POTER VIVERE;PER GARANTIRE UN FUTURO FELICE AI PROPRI FIGLI....E CHE GUARDA-CASO, LA SCONFITTA DELLA PERDITA DEL LAVORO SI SOMMA ALLA SCONFITTA ED ALLA PERDITA DELLA DIGNITÀ UMANA.....MA DI QUESTO NON SI PARLA.....CHI HA UNA MANSIONE CHE NON GLI PIACE ,CHI SVOLGE UN LAVORO ALIENANTE;CHI PRATICA UN LAVORO PESANTE,NON LO FA CON IL SORRISO SULLE LABBRA,TANTO MENO UN OPERAIO,CHE SOLO DOPO 8 ORE TRASCORSE IN FABBRICA PUÒ DEDICARSI A CIÒ CHE PIÙ GLI PIACE....E SE DOPO SACRIFICI NON VIENI RIPAGATO IN NULLA,OPPURE TI ACCORGI CHE I FIGLI STANNO PEGGIO DI TE,TI CHIEDE:TANTI CAZZI DI SACRIFICI,MA, PER CHE COSA?E' COME ACCUMULARE SPICCIOLI PER TUTTA UNA VITA PER COMPRARSI UN ABITAZIONE ED ASSISTERE IMPOTENTE AL TETTO CHE CROLLA....OGGI ,I COSTI DELLA CRISI VENGONO SCARICATI SUI:PENSIONATI,SUI LAVORATORI DIPENDENTI ED UNA CLASSE MEDIA CHE IN PRATICA NON ESISTE PIÙ....
BONINSEGNA HA FATTO FORTUNA,MA CONOSCE BENE LA VITA IN FABBRICA .......NON HA DIMENTICATO CHI ERA;NE DA DA DOVE PROVENIVA;NE DA CHI ERA AMATO:SUO PADRE CHE PER SOSTENTARE I FIGLI SI ALZAVA PRESTO DI MATTINA,ED È CADUTO SUL LAVORO....ROBERTO BONINSEGNA CHE OGGI 13 NOVEMBRE FESTEGGIA I SUOI 70 ANNI,HA VOLUTO RICORDARE SUO PADRE MORTO PER FUMI ESALATI IN FABBRICA,NEL SUO LUOGO DI LAVORO E CON I COMPAGNI CHE LOTTANO PER QUEL LAVORO.....LA DURA VITA DEL LAVORO IN FABBRICA.........ROBERTO COME IL VINO BUONO,INVECCHIANDO DA IL MEGLIO DI SE........BUON COMPLEANNO ROBERTO,SEMBRA CHE IL CUORE NON INVECCHIA MAI.......TI RICORDIAMO CON AFFETTO....1970 MONDIALI IN MESSICO:ITALIA-MESSICO;ITALIA -GERMANIA;ITALIA-BRASILE......ROMBO DI TUONO E BONIMBA: CHE COPPIA RAGAZZI,E CHE TEMPI..........QUANDO IL CALCIO ERA POESIA........


"Bonimba" festeggia il compleanno con gli operai della Burgo


“Il mestiere del centravanti è duro e senza pietà. Solo chi ha scorza durissima e cuore saldo può emergere e, soprattutto durare. Bonimba, ultimo grande guerriero dell’area di rigore, contraddistingue con le sue imprese un’epoca intera..”. Cosi il giornalista e scrittore Gianni Giacone presentava in suo articolo Bonimba, alias Roberto Boninsegna, centravanti vero, una minaccia perenne per le retrovie rivali, forte tanto di piedi quanto di testa (nonostante la non prestante statura). Quasi un mito Bonimba, nei primi anni settanta infiammò a suon di gol gli ardori dei tifosi nerazzurro e sul finire del decennio anche di quelli bianconeri. Le sue prodezze erano istantanee che alimentavano la fantasia dei ragazzini interisti che sognavano di diventare da grande dei calciatori. Bonimba col tempo è rimasto un personaggio che, però, non ha dimenticato le sue origini proletarie. Qualche giorno fa è andato a festeggiare i settant’anni (che compie proprio oggi) alla cartiera Burgo di Mantova, dove lavorò il padre e che dallo scorso febbraio è presidiata da 175 operai in cassa integrazione (cioè licenziati). Operai in lotta come lo fu per tutta la vita papà Bruno, morto a 61 anni a causa - secondo il figlio - dei gas e dei veleni inghiottiti nella fabbrica che è stata per decenni il polmone della Mantova industriale. Se non fosse diventato un campione, Boninsegna avrebbe sicuramente occupato un posto alla Burgo, ma il destino ha voluto che la sua vita avesse un’altra (e più fortunata) trama. Da Mantova Bonimba (soprannome affibbiatogli da Gianni Brera) arrivò ai ragazzi dell’Inter a quattordici anni, dimostrò subito che aveva la stoffa dell’attaccante nato, ma ad un provino qualche anno dopo il mago Herrera lo bocciò e a malincuore lasciò l’ Inter per passare al Prato in serie B. E da qui spostarsi nella stagione 1964-65 a Potenza, che per un giovane mantovano di poco più di vent’anni significava affrontare una emigrazione in controtendenza rispetto a quella dell’epoca. Con l’altra punta Silvino Bercellino (che giocherà poi nella Juventus), a Potenza Boninsegna costituirà una magico duo di bucanieri le cui marcature farà sfiorare ai rossoblu lucani uno storico passaggio in serie A. Boninsegna esordirà nella massima serie con la maglia del Varese nel campionato 1965-66 proprio con la sua Inter. Dopo Varese passaggio al Cagliari dove farà coppia in avanti con Gigi Riva, ma una squalifica di undici giornate rimediata in un Cagliari-Varese gli ostacolerà la partecipazione agli Europei di Roma del 1968. Grazie allo scambio con Angelo Domenghini, Bonimba approderà finalmente all’Inter per trascorrervi sette stagioni indimenticabili. A riempire il suo carnet nerazzurro saranno quasi duecento presenze (114 i gol), uno scudetto e due primati di capocannoniere. Anni strepitosi quelli all’Inter (di Mazzola, Corso, Facchetti, Burgnich) dove il figlio unico dell’operaio della Burgno trasformerà in una infornata di gol (114 per l’esattezza) il lavoro di tutto una squadra e metterà in mostra il proprio catalogo di attaccante di razza. Pensava di finire la carriera in nerazzurro Boninsegna, invece gli ultimi scampoli di carriera li trascorrerà alla corte della Juventus di Trapattoni. Tre anni altrettanto magici in cui vincerà due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia. Finirà la carriera di calciatore portandosi dietro pochi rammarichi Bonimba, tra questi sicuramente quello di aver vestito la maglia azzurra solo ventidue volte (9 gol). L’allenatore degli azzurri del tempo, Ferruccio Valcareggi, preferirà riversare le sue attenzioni più sullo juventino Pietro Anastasi. Però ai mondiali in Messico del 1970 Anastasi non andrà per un infortunio e Boninsegna avrà la fortuna di essere uno dei protagonisti di quello storico mondiale. Chi non ha ancora nell’orecchio l’indimenticabile e squillante voce del telecronista Nando Martellini nella fase finale della partita del secolo, la semifinale Italia Germania? “Boninsegna ha saltato Schultz – commenterà Martellini, testuali parole - passaggio, Rivera…Rete Rivera…Ancora 4-3…4-3 gol di Rivera…Che meravigliosa partita ascoltatori italiani, non ringrazieremo mai abbastanza i nostri giocatori per le emozioni che ci offrono…”. Nella finale con il Brasile, Bonimba realizzerà un altro dei suoi gol-d’autore, ma non servirà, Pelé e suoi compagni nel secondo tempo si prenderanno beffa degli azzurri e vinceranno 4-1.



Mimmo Mastrangelo


in data:12/11/2013
" Tutti nell'angolo,tutti che piangono,toccano il fondo come l'Andrea Doria....Chi lavora non tiene dimora,tutti in mutande,e non sono quelle di Borat...."CAPAREZA


Il postino di 
Baskerville

1 commento:

  1. PRATO,SCHIAVITÙ A CHILOMETRO ZERO
    (di Giorgio Cremaschi)
    da MICROMEGA

    Le persone bruciate vive nelle fabbriche tessili segnano la storia dello sviluppo industriale e delle condizioni di lavoro. La stessa data dell’8 marzo ricorda la strage di operaie avvenuta per il fuoco più di un secolo fa negli Stati Uniti.

    Dopo aver percorso il mondo con la sua devastazione costellata di stragi di lavoratori, ora, grazie alla crisi, la globalizzazione torna là da dove era partita, e anche da noi si muore come nel Bangladesh o in Cina.
    Negli Stati Uniti questi laboratori di migranti che si installano nelle antiche zone industriali li chiamano “sweet-shops”, fabbriche del sudore.
    Da noi la strage di operai cinesi a Prato è stata presentata cercando la particolarità estrema, quasi come fatto di costume.

    Si è messo l’accento sulla particolare chiusura in sé della comunità cinese, fatto assolutamente vero, quasi per derubricare quanto avvenuto. E soprattutto per non affrontare la questione vera, che in Italia la produzione industriale e il lavoro nei servizi stanno affondando nelle condizioni di quello che una volta si chiamava terzo mondo.

    La questione non è che i morti sono cinesi, ma che in Italia si lavora come schiavi per paghe vergognose, e che questo può toccare a tutti. Perché c’è chi ci guadagna a mettere il proprio marchio su ciò che viene fatto per pochi centesimi, e la svalutazione dei nostri redditi ci pesa un po’ meno se possiamo comprare indumenti a basso prezzo. Prima si dovevano trasportare da lontano le merci prodotte dagli schiavi, ora la strada è più corta perché gli schiavi li abbiamo in casa. I margini di profitto crescono con la schiavitù a chilometro zero.

    Se non si ferma la macchina infernale della globalizzazione, se non si ridà forza e dignità al lavoro quale che sia il colore della pelle o il taglio degli occhi di lo fa. Se si continua a parlare di competitività e produttività a tutti i costi. Se si continua ad accettare come fatto inevitabile che il lavoro sia sfruttato qui, tanto sennò lo sfruttano lì.
    Se continueremo a considerare con riprovazione domenicale ipocrita, il culto che Papa Francesco ha chiamato del Dio Denaro.
    Se continueremo a sprofondare verso il capitalismo ottocentesco, di quel capitalismo subiremo sempre di più la ferocia.

    Se vogliamo fermarci, cominciamo a dire che a Prato son stati uccisi sette operai, come alla Thyssen-krupp di Torino. Non sette cinesi, ma sette operai vittime in Italia dello schiavismo della globalizzazione.

    Giorgio Cremaschi

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    "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
    Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
    Il secondo è rischioso ed esige attenzione ed apprendimento continui:cercare e saper riconoscere chi e cosa,in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

    (Italo Calvino)


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