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3 ottobre 2013

PEPPE LANZETTA – “SOGNANDO L’AVANA” – EDIZIONI CENTO AUTORI

DA SINISTRA,VITTOZZI, LANZETTA, SCALA

Giovedì 26 Settembre scorso, presso l’accogliente “Libreria Feltrinelli” di Via Santa Caterina a Chiaia a Napoli, è stato presentato l’ultimo libro di Peppe Lanzetta, “Sognando L’Avana” (Edizioni Cento Autori).
Questa fatica letteraria è quasi il seguito di “Un Messico Napoletano” e l’Autore adopera ancora il suo stile a tinte forti.
E’ un libro imperniato su Ponticelli, quartiere di Napoli, ma potrebbero essere i Quartieri Spagnoli, Scampia, Forcella a fare da “location”… In un ipotetico condominio vive Dora, che lavora come “Cubista” in una discoteca ma sogna di fuggire a Cuba con Andrea, il suo ragazzo.
“Napoli è sull’orlo di un grave collasso, non è più tempo di elemosine e di assistenzialismo. Questa città vuole lottare per far emergere le sue potenzialità”: lo ha detto il Cardinale Crescenzio Sepe nel corso dell’omelia della funzione per il Miracolo di San Gennaro.
E’ di questa Napoli che Peppe Lanzetta parla con parole precise, chiare, crude.
I tempi di oggi sono sotto gli occhi di tutti: “viverli” in zone assolutamente non altolocate, ricche è dura, veramente dura.
Come mostrano i vari personaggi di questo romanzo: Dora, Lucia, Gianni, Tommaso, Luca, Enrico, Gaetano, Manuele, Giacinta, Celeste, Elio, Vito, Andrea, Rosaria…
Ed intorno il degrado di una zona, una volta feudo del P.C.I., Antonio Bassolino, politici corrotti e corruttori, lacchè, disoccupati, sottoccupati, precari, cassintegrati, senzatetto, senza futuro, senzaniente…
E’ la Napoli di oggi quella raccontata da Peppe Lanzetta. Non quella del sole e dei mandolini, non quella di “Era de Maggio” e di “’O paese do sole”, ma la Napoli dei canti di Muezzin strafatti di rabbia e malinconia, di gocce di sangue, sudore e lacrime dei suoi figli.
Il finale è tipico di Peppe Lanzetta che, secondo Alberto Bevilacqua, “è un narratore che ha i fuochi d’artificio nel sangue”.
Il libro può piacere o può non piacere, ma si fa leggere, tutto d’un fiato, dalla prima alla centosettantaduesima pagina, attirando l’attenzione del lettore perché scritto di “pancia”.
Io ne consiglio l’acquisto ed, ovviamente, la lettura.

Emilio Vittozzi




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