BREVI, FLASH, ANNUNCI.....

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4 dicembre 2015

DAL COLLEGA EMILIO VITTOZZI RICEVO E PUBBLICO

VIVA IL PRESEPE !
 
Per vari anni (una decina, anno in più, anno in meno…) ho fatto parte della “Commissione Presepi” dell’Ufficio Terza Età della Curia di Napoli diretto dal compianto Monsignor Giacomo Pinelli.
Per anni ho girato per Chiese, Parrocchie, Case di Cura, Case di Riposo per “giudicare” opere presepiali iscritte all’annuale concorso provinciale.
Per anni sono stato “accolto” da presepisti, più o meno valenti, che rispondevano, con orgoglio o con pudore, alle mie domande di curiosità, poste per meglio “comprendere” l’intera opera.
Per anni ho dialogato con giovani e meno giovani sull’importanza di trasmettere la “tradizione del presepe”. E pensare che non tutti sanno che l’origine del presepe risale al 24 Dicembre 1223 ad opera di San Francesco d’Assisi, a Greccio…
Non intendo, qui, rimarcare che la zona più bella, più affascinante, più accogliente di Napoli è, senza alcun dubbio, la zona dei Decumani, ovverossia Via San Gregorio Armeno e circondario, “patria” del presepe napoletano…
Il presepe è la rappresentazione della nascita del Signore, ricca di simboli, alcuni dei quali provengono direttamente dal racconto evangelico di Luca (la mangiatoia, l’adorazione dei pastori, la presenza di angeli in cielo).
Ed, allora, com’è possibile inserire, fra San Giuseppe, la Madonna, il bue, l’asinello, Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, i Power Rangers, Ufo Robot, il Generale Custer, Toro Seduto, i carri armati, la jeep, Belen, Troisi, Hyguain, Pino Daniele e/o Luca de Filippo.
Il presepe è un’opera che si sviluppa giorno per giorno, pezzo dopo pezzo: ‘a grotta, ‘e muntagnelle, ‘e ccase, ‘e funtanelle e, poi, la Sacra Famiglia, gli Angeli, ‘e zampognare, i Re Magi, Ciccibacco, ‘e pezzente, ‘a lavannara.
Altro che personaggi della politica, dello spettacolo, dello sport, del gossip…
Che c’azzeccano ‘chist?
Sul presepe bisogna mettere la fede di Maria, l’umiltà di Giuseppe, lo stupore dei pastori, l’utilità del bue e dell’asinello, la purezza dei bambini che osserveranno l’opera, le luci, l’acqua ed ascolteranno le nenie di sottofondo!
Il Natale è la festa più amata perché parla al cuore degli uomini…
Facciamo tutto il possibile per “onorare” il Natale, non solo preparando la culla del cuore a Gesù Bambino ma anche con i segni esteriori della Festa?
Orniamo le nostre case (senza ascoltare i consigli di Salvini-LaRussa-Meloni), i nostri luoghi con segni cristiani e, soprattutto, rievochiamo l’Evento della Santa Notte costruendo il presepio, anche piccolo, perché sia un segno della presenza del Nascituro nelle nostre famiglie.
Facciamo festa con la Sacra Famiglia ed anche le nostre famiglie gusteranno i doni inestimabili della gioia e della pace!
...E non manchino piccoli-grandi gesti di autentica Solidarietà verso gli "ultimi": "Cassintegrati", "senzatetto", precari, "sottoccupati", "senzatutto"...
 
EMILIO VITTOZZI





1 commento:

  1. http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/01/02/perche-ci-piace-ancora-il-presepio.html

    ....La mangiatoia diventa il centro del mondo abitato. Arrivano tutti i mestieri: il pastore, col cranio calvo e il viso pieno di verruche, il panettiere che cuoce il pane e le focacce, la vecchina col fuso e la conocchia, il cacciatore che arrostisce la lepre, il fabbro nella sua officina, il ciabattino che dà l' ultimo tocco di vernice alle scarpe, il fattore ben pasciuto, il negro colle banane, il taglialegna, il pezzente, il venditore di angurie, il suonatore di mandolino - e poi gli animali d' Europa, d' Africa e d' Asia, e il provolone e il prosciutto, e dodici uova, modellate nel più morbido avorio. Tutto viene benedetto: non c' è mestiere o cosa che non siano consacrati; persino i ricchi, che una volta venivano esclusi, ora si introducono nella cavalcata dei Re Magi o stanno appoggiati alle finestre dei loro palazzi, come se la natività fosse l' ultimo evento accaduto nelle strade di Napoli. Via via che il Quattrocento scivola nel Barocco, il presepio si impregna di gusto enciclopedico: tutti i mestieri, tutti gli animali, tutti i cibi, tutte le frutta, tutte le verdura. Il presepio diventa il Mercato: grande simbolo della totalità del mondo. I personaggi non si accontentano di adorare: si esibiscono, o esibiscono il proprio mestiere e la propria funzione, perché in questo spettacolo il sacro si mostra al mondo e il mondo si mostra al sacro. Cristo bambino si è incarnato dovunque, anche in quel cocomero e in quel grappolo d' uva.
    Nessuna rappresentazione è più cattolica di questa, che la civiltà protestante non ama. Il dolore, l' infelicità, la sventura, la morte sono lontani di qui: ogni traccia della Crocifissione, a cui forse già alludeva il racconto di Luca, è remota. Ogni cosa tende al livello del comico, che per i costruttori di presepi rappresenta la verità definitiva dell' universo. Nulla è più divertente che costruire un presepio, nei giorni febbrili che precedono il Natale, assieme al proprio figlio o al nipote. Quanti piaceri. Raccogliere il muschio nel prato, dove resiste alle mani intirizzite: costruire le montagne e le colline con la carta da pacchi, foggiandole arditamente: edificare, con l' aiuto dei libri, un terreno a più piani: far scendere la carta d' argento in grandiose voragini d' acqua: raccogliere attorno allo specchio-lago le oche, le pecore e i caprioli: costruire le case in collina e in pianure, con l' aia piena di galline e di maiali: distribuire le figurine in gruppi loquaci: lasciarne una solitaria, forse dispersa, sopra un crinale: fondere l' Occidente e l' Oriente, appendere la stella-cometa sopra un frigido cielo di carta, spargere la neve-farina; far avanzare a piccoli passi i Re Magi e i cammelli e il corteo dei principi negri e orientali, che dovranno arrivare al "bambino della mangiatoia" soltanto la notte del 5 gennaio... Di rado il bambino si diverte tanto, come in questi giorni di gioiose fatiche. Il presepio attrae il suo istinto mimico: enumerare tutto ciò che esiste, come in un vocabolario o in una carta geografica; e imitare la realtà, o una realtà un poco più antica della nostra, piena di strani vestiti e abitudini. Ma, al tempo stesso, il bambino sa che la realtà, che egli costruisce con l' aiuto di un adulto, è completamente fittizia. In nessuna parte della terra, c' è un luogo così splendente, fulgido e multicolore come il Presepio: nessun mercato è così bello. Mentre distribuisce le figurine (è un privilegio che vuole gelosamente riservare a se stesso), egli narra. Quante storie possono accadere fra quei panettieri e quei ciabattini, la donna della fontana e il pastore: più affascinanti di qualsiasi favola raccolta in Grimm e Basile e Calvino. Perchè il Presepio è un racconto: come - diceva Dylan Thomas - "il fuoco degli uccelli nel bosco roteante del mondo".
    Pietro Citati
    02 gennaio 1997

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