Mentre molti giovani d’oggi si
limitano a comunicare via email, sms, facebook con un linguaggio quasi tribale,
certamente non in Italiano, avere in mano un piccolo libro, del costo di €11,00,
scritto da un giovane è cosa che lascia un tantino
perplessi.
Fabio Miele, figlio del collega Luciano operatore addetto alla sorveglianza, ha scritto
questo testo che è consigliato a tutte le scuole, cominciando dalla quinta
elementare in poi, potendo essere paragonato ad una “guida” per i ragazzi che si
stanno formando nella vita quotidiana, per intensità e per il
significato.
Il protagonista di questo romanzo,
Phil, crede che la vita inizia e finisca attraverso i Social Network sopra
citati: infatti dobbiamo ammettere che non c’è più contatto fisico, un contatto
telefonico, addirittura non esiste più un “Ciao, come stai?”. Il suo amico,
Drake di Tigerville, gli fa capire i Valori della
vita.
A tal proposito voglio ricordare a
tutti gli Amici di Vesuvianando cosa sempre succede quando su Facebook si
annuncia un Evento, una Manifestazione di protesta: i “mi piace” e i “partecipo”
non si contano… Tutti a cliccare su quei due tasti… Poi si va in piazza e ci
sono i soliti… quattro gatti. Quelli veramente incazzati, quelli veramente
impegnati, quelli che non si abbattono per la pioggia, il vento, il freddo o per
la data e l’orario della manifestazione.
Per le feste natalizie dell’anno
scorso volli comportarmi in un modo che lasciò molti sorpresi: risposi a viva
voce, tramite cell, a tutti gli sms, a tutti i post di fb, a tutte le email
inviatemi per augurio. Intendevo, così, riappropriarmi di una cosa piacevole:
scambiare due chiacchiere, in libertà, a voce, non per iscritto… Anche solo per
dire “Ho ricevuto i tuoi auguri: ti ringrazio di cuore, al punto che ho voluto
telefonarti subito…”. Pur non disdegnando la corposità di un biglietto scritto a
mano…
Ecco perché, in tal senso, il libro “Quando sarò grande” di Fabio
Luciano Miele ha una sua particolarità, un suo specifico
senso.
Per questo si augura all’Autore un
buon successo di vendita e di critica.
Ad
majora!
Emilio Vittozzi
" Molti amici virtuali,solitudine reale.."...
RispondiEliminaCaro Emilio è il nostro cellulare che è diventato un ostacolo alle connessioni umane...Quindi,è un limite e non un mezzo di arricchimento della nostra vita.
In una società liquida,è facile confondere il virtuale con il reale...
Lo smantellamento delle sicurezze e una vita liquida sempre più frenetica "costringe"il singolo ad adeguarsi alle attitudini del gruppo per non sentirsi escluso....
Un S.M.S. non si nega a nessuno e con la comodità di restare al calduccio nella propria abitazione,possiamo persino tastare sul P.C per comunicare una nostra partecipazione ad una manifestazione,(persino ad un evento);avvenimenti che non vedremo mai.....
I “mi piace” e i “partecipo” si sprecano… Tutti a cliccare su quei due tasti magici...
Pigiare un tasto:non costa sacrifici, e ci rende simpatici ai 150-200-300-1000 amici che frequentano le numerose tribù di Facebook...
Trovo veramente interessante questa competizione in rete a chi detiene il record di amicizie...
Vorrei conoscere il significato che ognuno di noi attribuisce ad una relazione...
Ovvero:Che valore diamo e come costruiamo le nostre relazioni.....
Per quale motivo:siamo ossessionati dal contatto virtuale che ci perseguita in maniera compulsiva in ogni momento della giornata....Persino in treno,oppure al Bar mentre consumiamo un caffè......
La tentazione di sbirciare, leggere, twittare è veramente forte! Un piccolo tocco… sì dai… magari mentre la persona davanti a noi ci parla...
Preferiamo rintanarci nel mondo virtuale del contatto internet a quel mondo reale del rapporto personale che poteva essere anche conflittuale,ma portava con se il dono della chiarezza.... Era visivo:la mimica facciale,nonché la gestualità del movimento rivelava al mondo reale le vere e autentiche convinzioni dell'amico,del compagno,del collega........
Per concludere:sarebbe meglio spegnere il computer, uscire di più di casa e crearsi una “rete” di amici nel mondo reale....
La libertà è partecipazione ci ammoniva GIORGIO GABER....
Ed è una partecipazione sia alla vita che alla democrazia.....Per sfuggire ad un omologazione che diventa ogni giorno più spietata....