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5 novembre 2013

RIFLESSIONI SUI SINDACATI. DI BRUNO VINCI

BRUNO VINCI

A.D. 2013, anno di crisi istituzionali ed economiche, la giustizia, la cui esasperata lentezza e burocraticizzazione è divenuta male endemico; il lavoro la cui tassazione è arrivata a livelli tali che anche il più coraggioso degli imprenditori si arrende spostando risorse e capitali all’estero alla ricerca di un fisco più equo. 
Senza parlare della scuola, della sanità, dello sfrenato agire delle mafie, che non pagando tasse sono le uniche imprenditorie che prosperano sia al sud che ormai al nord Italia.
Ebbene, in tutto questo, la politica Italiana, dimenticando volutamente le proprie responsabilità di questo stato di cose, ci chiede ulteriori sforzi che culminano nella recentissima manovra finanziaria.
Manovra che ha generato malcontento nelle classi lavoratrici e che sicuramente non dà un aiuto nè una decisiva svolta allo stato di progressiva crisi che raggiunge ormai una buona parte della classe media italiana.
Da Nord a Sud chi lavora, lavora di più con meno guadagno e più spese (vedi figli disoccupati) e quindi il lavoratore medio si allontana dal sindacato ritenendo che la quota sindacale non giustifichi la tutela ricevuta.
Ma questo diniego sindacale, non aiuta né il sindacato né lo stesso lavoratore che si ritrova completamente indifeso nello stritolamento tra politica e imprenditoria, complice un rapporto sempre più complesso è difficile tra le parti.
 I sindacati , in particolare quelli che tutelano i lavoratori del servizio pubblico, si ritrovano con armi spuntate, con la (ex legge 146/90) che rendono complessa qualsiasi azione di sciopero e limitante gli effetti per cui lo sciopero aveva motivazione di esistere.
Beninteso, questa legge fu fatta quando la maggior parte dei servizi pubblici era sotto il controllo statale e lo stato aveva il dovere di assicurare ai cittadini servizi essenziali che giustifichino il pagamento delle tasse richiesto ai cittadini della repubblica. Ma la gente nella maggior parte dei casi non sa, che questo dovere del trasporto pubblico in particolare è responsabilizzato ed gestito dalle sole regioni a cui delegare il passivo fisiologico ed ad ogni legislatura veniva quest’ultimo, in buona parte colmato da interventi finanziari previsti dal governo, ma la deresponsabilizzazione dello stato prosegue e nulla fa pensare che il TPL sia un interesse del cittadino e quindi dello stato, in futuro.
Purtroppo quest’anno, gli interventi tardano a venire e nulla è stato fatto di veramente efficace al recupero economico, e si sa, gli interventi economici del governo sono condizionati da un recupero economico reale o almeno convincente piano di risanamento. Il pessimismo mi dice che se non cambia una mentalità imprenditoriale di marketing e ricerche tese alla massima produttività con minima spesa, cominceranno a tagliare spese necessarie come i lavoratori già comunque penalizzati in alcuni aspetti.
Per questo, ho deciso di rinnovare la mia tessera sindacale, (nel mio caso l’UGL Trasporti Campania, ma questo è un aspetto di scelta soggettivo), allo stesso modo consiglio a tutti e in base alle vostre scelte personali di rinnovare le tessere ai vostri sindacati e non indebolire con la vostra assenza l’ultimo baluardo riconosciuto del valore è nobiltà del lavoro.
Anche se sembra tardi, qualcosa si può ancora fare, a titolo di esempio dell’importanza sindacale nel settore produttivo ed economico, vedasi l’esempio della potente economia tedesca i cui sindacati hanno anche ruolo nell’amministrazione dirigenziale delle aziende (e non si può dire che hanno crisi).
Mentre in Italia i sindacati hanno ruolo, apparente, solo di protestare (nei grandi limiti della ex legge 146/90).
Si è vero, le armi sindacali sono poche e forse un po’ spuntate, ma anche i soli pugni chiusi possono dare risultati, se sono tanti e decisi .
Questa non è una sviolinata, anzi, è un appello ai lavoratori per il vostro interesse visto che la perdita degli iscritti in un qualunque sindacato fa perdere la sua potenziale efficacia nelle giuste rivendicazioni dei lavoratori e quindi : “de necessitate virtutem” (da necessità virtù) come dicevano dei nostri avi indicando che, da ciò che è necessario, si anche trarre giovamento.


B. Vinci 2013

1 commento:

  1. a cosa serve questo chiarimento se tutti sappiamo perchè il sandacato ha le "armi un po spuntate"?
    tutti i lavoratori sanno che le trattative per anni sono state effettuate su tavoli diversi - quelli pupplici e quelli privati - grande vergogna per la classe operaia. le tutele lavorative? per pochi intimi, amici degli amici! le lotte invece le abbiamo fatte insieme, gli scioperi, le discesce di massa in piazza! ma oggi so che erano solo delle manifestazioni pilotate anche quelle. solo che in tanti allora ci credevamo! oggi solo illusioni deluse! il baratto della dignità lavorativa, le prese in giro sotto la Regione e i vari Enti annessi. la scissione voluta della lotta dei lavoratori del Trasporto Pubblico. il riconoscimento della riduzione degli anni lavorativi x la legge sull'amianto.....anni comprati senza vergogna e spesso tolti a chi veramente ne aveva diritto!!!! sindacato? non so più cos'è!!!! io credevo nei SINDACATI...voi...avete distrutto tutto!!!

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