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26 giugno 2012

DA VINCENZO PERNA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

E IO, SPERIAMO CHE ME LA CAVO !

I lavoratori, all’oscuro di tutto, si sentono presi in giro e forse hanno ragione. Ecco come chiude Atc, l’impresa pubblica locale dei trasporti di Bologna che fino a un decennio fa era un fiore all’occhiello e una delle più importanti aziende della regione. L’impresa verrà sciolta e liquidata.“Anche con un cambio di gestione garantiremo i diritti dei lavoratori”, si è affrettato a dire ieri l’assessore alla Mobilità Andrea Colombo quando si è visto il Comune invaso da sindacati e lavoratori che protestavano. La loro ira non si è placata. Infatti alla redazione di Affaritaliani arrivava contemporaneamente la copia della delibera e la lettera con la quale la Vicesindaco del Comune avevano già deciso di liquidare e chiudere l’azienda. E mostra anche come il Comune proceda a una gara senza nessuna clausola per i lavoratori, mandandoli di fatto a casa. Ecco i documenti

Martedì, 26 giugno 2012 - 00:45:00
di Antonio Amorosi
atc Bologna
Foto di Mattia Bartoli
Il trasporto pubblico emiliano è una gallina dalle uova d’oro. Sposta montagne di risorse economiche pubbliche, interessi politici, piazza uomini di apparato e risorse con cui pagare grandi opere che a volte neanche si realizzano. Non a caso l’inchiesta giudiziaria sulla grande opera Civis, il nuovo mezzo che avrebbe dovuto percorrere Bologna, e grazie alla quale la città è finita sulle cronache nazionali, passa per Atc, così come la nascita di un nuovo colosso dei trasporti emiliano passa sempre dall’acquisizione di tutto il patrimonio di Atc (56, 5 milioni sui 57 posseduti).
Per questo nuovo mastodontico servizio, che si chiama Tper, viene svuotato il patrimonio di Atc (l’impresa dei trasporti/autobus nata negli anni ’70), ed oggi ne viene anche liquidato il ramo che controllo la sosta in città. “Anche con un cambio di gestione garantiremo i diritti dei lavoratori”, ha detto ieri l’assessore alla Mobilità Andrea Colombo quando si è visto il Comune invaso da sindacati (Filt-Cgil, Faisa-Cisal e Usb) e lavoratori che si scagliavano contro la giunta Merola per le sue operazioni. L’ira dei lavoratori non si è placata perché  le sue parole sembravano solo chiacchiere. Infatti alla redazione di Affaritaliani arrivava contemporaneamente la copia della delibera e la lettera (per dovere di cronaca li pubblichiamo) con la quale la Vicesindaco del Comune avevano già deciso di liquidare e chiudere l’azienda. Con una gara esterna assegnava poi, senza alcuna clausola di assunzione per i vecchi dipendenti, l’attività rimanente.
E così tra gestioni azzardate, mancate revisioni contabili dei bilanci e debiti mai pagati (17,8 milioni da dare al Comune) sembra finire la storia di Atc e sembrano “perderci” solo e unicamente la collettività dei cittadini e i lavoratori.
L’attività di sosta verrà assegnata con un bando di gara esterno. Eppure gli accertatori funzionavano meglio di un impresa con i loro ben 68 tipi di accertamenti. Ma già adesso, dopo l’arrivo di Tper, per un fatto normativo, non possono più lavorare come prima perché possono realizzare solo 8 tipi di controlli. In denaro vuol dire una mancata entrata annuale per il Comune di ben 2,5 milioni di euro e la spesa di altri 500 mila euro che il Comune paga a Tper per controllare le preferenziali della città.
Da un punto di vista formale e legale, infatti Atc Sosta è sempre Atc, ne conserva partita iva e codice fiscale. Solo che è stata svuotata. I più maliziosi dicono che questo dedalo nasce solo perché la Guardia di Finanza ha fatto il suo dovere eseguendo “un controllo” e recuperando risorse utili che il Comune doveva incassare da Atc e che non aveva mai riscosso.
         La Guardia di Finanza felsinea portava alla luce qualche anno fa un buco clamoroso: Atc doveva restituire al Comune di Bologna ben 17,8 milioni di euro come proventi della sosta dal 1997 al 2009, appunto il lavoro prodotto dagli accertatori. Il Comune negli anni non si era mai posto il problema di incassarli! Le risorse non dovevano restare all’azienda pubblica ma rientrare per essere destinate a migliorare il servizio della mobilità in città. Allora che ha fatto il Comune, appresi i fatti dell’inchiesta!? Dopo aver ricevuto il parere della Guardia di Finanza ha intimato ad Atc di restituirle il maltolto (nel luglio 2011) ma contemporaneamente ha scisso Atc chiudendola e trasferendone il  patrimonio a quella dei treni regionale (Fer), facendo nascere Tper. Un capolavoro di scatole economiche che con una gestione efficiente e parsimoniosa del patrimonio e delle risorse pubbliche sembra avere poco a che fare.

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